:angry: 🙁 😮
LA DISGRAZIA DI ESSERE ELBANO
Sono un elbano. Anzi, un elbano pentito! Tanti anni fa ho dovuto fare le valige e trasferirmi altrove per trovare un lavoro che all’Elba non c’era. Fin qui niente di strano; è l’iter di tanti italiani e anche gli elbani sono italiani. O forse no…
Eh sì, perché quando ritorno “sull’Isola” mi sento più straniero degli stranieri. L’impatto con la biglietteria dei traghetti è traumatico: se si ha la fortuna di attraversare nei giorni feriali il trauma è contenuto (per un’auto e quattro persone ce la caviamo con una sessantina di euro); se però dovessimo imbarcarci nel week end, il pugno nello stomaco sarebbe violento: intorno ai 100 euro, solo andata! (E poi gli albergatori si lamentano che le presenze diminuiscono: per un week-end una famiglia media spende per la traversata andata-ritorno 200 euro!) Con quello che spende solo di traghetto ci si paga il week-end in Versilia!
La questione sarebbe “digeribile” se scegliessimo di servirci della Moby Line, che, in quanto società privata può fare, in teoria, i prezzi che vuole. Ma la cosa non è per niente tollerabile se lo stesso trattamento ce lo fa la Toremar.
E poi chissà perché le tariffe raddoppiano proprio nel week-end… forse perché coincide con l’avvicendamento dei turisti, per cui… cresce la domanda, sale il prezzo. Ovvio, logico, legittimo. Ma solo per la Moby Line; non per la Toremar che, a quanto ne so fruisce di sovvenzioni governative per garantire i collegamenti marittimi che assolvono obblighi di servizio pubblico.
Quasi quasi suggerirei agli albergatori di spostare gli avvicendamenti al lunedì, per vedere se le due società avrebbero la faccia tosta di adeguarsi!
Certe volte mi trovo allo sportello per acquistare il biglietto (e non sempre per turismo, ma per motivi più o meno seri, legati comunque alla mia condizione di elbano) già con il nervosismo di chi sa di dover subire un salasso, con l’aggravante poi di non saper quanto ci sarà da sborsare. I prezzi della traversata infatti non sono mai gli stessi, e le differenze (sia pure minime) non sono tanto tra le due società, ma nell’ambito di una stessa. Se poi cerchiamo di ottenere le tariffe sbandierate con mega cartelli lungo la strada per il porto, gli addetti alla biglietteria ci guardano con un sorriso beffardo (come dire: ci siete cascati eh?!) e ci rispondono che non è quella la corsa.
Ma torniamo al momento della richiesta del biglietto: il disagio diventa disappunto quando capita che accanto a me, qualcuno con accento straniero e con un italiano approssimato, pretende e ottiene la tariffa da residente, solo perché ha avuto la fortuna di comprarsi una casa, o di costruirsela ex novo e di risiedere sull’isola. Lui è elbano; io no.
Una volta, per risparmiare sul prezzo del traghetto, ho pensato di rinunciare all’auto e raggiungere Piombino in treno. Non l’avessi mai fatto! Il treno è rimasto fermo alla stazione di Piombino città per ben dieci minuti; giusto il tempo necessario per consentire al traghetto di partire. Infatti all’arrivo sul porto, il traghetto stava lasciando gli ormeggi (che tempismo!).
Allora, con rassegnata pazienza, tipica ormai degli elbani “di fòri”, mi sono incamminato insieme a molti altri sventurati, come pecora nel gregge, verso la biglietteria che chissà quale buontempone è andato a collocare al 2° piano di un palazzo, reso tra l’altro poco accessibile da una lunga, interminabile transennatura che costringe i viaggiatori ad allungare ulteriormente il percorso o, in alternativa, per i più atletici, a scavalcare l’ostacolo.
Mentre ringrazio Iddio di essermi portato solo un borsettone e non valigioni simili a roulottes che altri pellegrini trascinano ignari delle scale che li attendono, provo ad immaginare lo sgomento di un vecchietto che rientra da una degenza in ospedale, quindi malfermo, con i bagagli, e magari con le scarpe che gli fanno male! O una mamma con bambino e carrozzina al seguito. Cosa deve fare? Incollarsi la carrozzina su per le scale? O parcheggiarla sul marciapiede?
Poi vedo una signora claudicante e la parte di boy-scout che c’è in me prende il sopravvento: mi offro di acquistare anche il suo biglietto e il suo sorriso riconoscente mi ripaga di tante amarezze… se non ci si aiuta fra poveri cristi…
Ma l’odissea non è finita: una volta ridiscese le scale della biglietteria occorre fare di nuovo lo slalom fra le transenne e raggiungere il molo con il primo traghetto utile. Semplice a dirsi, ma non è mica facile individuare quello prossimo alla partenza quando ce ne sono ormeggiati un paio della stessa società (ma perché sul biglietto non ci scrivono a quale molo corrisponde una data partenza?).
Allora si deve tirare a indovinare quale sarà quello buono. E così si vedono branchi di persone con tanto di valige e borsoni a rimorchio, affannarsi e zigzagare tra un’informazione e l’altra, fra le macchine in fila, alla ricerca dell’imbarco giusto.
Alcune osservazioni: il legittimo, sacrosanto diritto dei residenti di avere un trattamento privilegiato nel trasporto sui traghetti, dovrebbe essere esteso anche ai nativi! Che non sono nati all’Elba per vezzo o per capriccio. E la soluzione sarebbe abbastanza semplice: esibire alla biglietteria il Codice Fiscale. Allora forse gli elbani “di fòri” non si sentirebbero più tanto “di fòri”…
O magari sarebbe sufficiente che il comune elbano dove risiedono i nostri interessi (e del quale comune siamo perciò contribuenti) ci fornisse un “lasciapassare” per essere trattati alla stregua di un residente…
A proposito poi dei prezzi della traversata vorrei fare una considerazione: se diamo per scontato che il fatto di essere isolani non è una colpa, come mai il diritto a muoversi liberamente sul suolo nazionale (così come sancito dalla Costituzione) deve essere mortificato da tariffe esose, imposte e regolamentate da criteri di tornaconto?
Ribadendo che la questione dovrebbe riguardare solo la Toremar (in quanto e se sovvenzionata), non sarebbe più giusto calcolare il prezzo del biglietto con gli stessi criteri usati per le tariffe ferroviarie, visto che i treni costituiscono la realtà che più di ogni altra garantisce e rappresenta i collegamenti nazionali con tariffe accessibili e accettabili?
Faccio un esempio: se da Roma a Campiglia, in treno (circa 200 Km), in seconda classe, spendo 18 Euro, se ne deduce che per ogni Km il costo è di circa 9 centesimi.
Siccome la traversata è di 28 Km, ne deriva che il prezzo del biglietto passeggeri non dovrebbe essere superiore ad € 2,52! Più o meno il prezzo pagato dai residenti, che risponde dunque a requisiti di equità. La differenza dovrebbe mettercela lo Stato.
(Per quanto ne so la Sardegna e la Sicilia riconoscono agevolazioni riservate ai nativi ed ai residenti per i collegamenti da e per tali regioni con mezzi aerei!).
Non pretendo certo di raggiungere l’Elba in aereo a prezzi stracciati, ma più modestamente chiedo una traversata a costi ragionevoli, e di non essere vittima delle corse al rialzo delle due Compagnie!
Per l’automobile potremmo adottare lo stesso procedimento proposto per i passeggeri, paragonando la traversata ad un tratto autostradale di identica lunghezza.
Chi se la sente di sposare la causa e ipotizzare la condizione di “Illegittimità costituzionale” per quel concetto di “continuità territoriale” intesa come «la possibilità per i cittadini di un determinato territorio di spostarsi da e per qualunque parte del territorio nazionale con pari opportunità»?.
In conclusione mi vien da fare una amara considerazione: dell’elbano medio (o mediocre) non importa a nessuno. Quello che conta è il turista con le tasche piene, che non bada a spese, e che lascia un bel po’ di bigliettoni. Bigliettoni che però circolano ben poco in loco, in quanto destinati a volare presto per altri lidi, lasciando all’Isola gli spiccioli, l’immondizia, i prezzi che rimarranno elevati anche dopo il periodo estivo, e una realtà sociale ben lungi dal giovare in pieno del vorticoso giro di affari che investe l’Elba nel periodo estivo.
E i traghetti continueranno a sbuffare nel canale, vomitando ogni volta orde di persone e colonne interminabili di vetture…
:bad: