Esistono ancora regole a tutela della ristorazione a Capoliveri?
Mi domando — e credo di non essere l’unico — se in questo Paese esistano ancora regole chiare e realmente applicate a tutela di chi fa ristorazione con impegno, serietà e rispetto delle normative.
È sempre più difficile comprendere come sia possibile che oggi si servano piatti pronti ovunque: ex negozi di abbigliamento, tabaccherie, profumerie, barber shop, bar, paninoteche… ovunque spuntano spaghetti, lasagne, fritti misti, zuppe di pesce, tiramisù.
Ciò che un tempo richiedeva licenze, controlli, formazione, oggi pare accessibile a chiunque abbia un microonde e qualche tavolino.
E allora chi ha acquistato — a caro prezzo — un’attività regolamentata e rispettosa dei limiti di somministrazione, si ritrova circondato da decine di competitor spietati e seriali, spesso del tutto estranei alla cultura dell’accoglienza e della qualità.
Possedere oggi una vera licenza di somministrazione, con tutto ciò che comporta in termini di costi, adempimenti e responsabilità, non offre più alcuna tutela reale. Anzi: sembra penalizzare proprio chi sceglie di fare le cose per bene.
A questo si aggiunge l’assoluta anarchia delle segnalazioni pubblicitarie: cartelli, insegne, lavagne e installazioni abusive che occupano il suolo pubblico senza alcuna autorizzazione, deturpando l’ambiente urbano e generando confusione, senza che vi sia un ordine di rimozione né un minimo senso del decoro.
Non entrerò nel dettaglio di città o situazioni che, per chi vive questo mondo, sono fin troppo facili da riconoscere.
Ma mi domando: vogliamo davvero arrivare al punto di distruggere il tessuto sano del nostro settore, e ritrovarci in un sistema senza regole, dove tutto vale, purché si venda qualcosa?
Chi lavora nel rispetto delle norme, chi investe nel personale, nella qualità e nella legalità, merita un occhio di riguardo. Anche piccolo, ma reale.
Un segnale, almeno, che le amministrazioni locali non stanno voltando le spalle proprio a chi tiene vivo il volto più autentico della nostra cultura gastronomica e del commercio, quello serio.