[SIZE=4][COLOR=darkblue]PORTOFERRAIO E LA POLITICA DELLE GABBIE[/COLOR] [/SIZE]
L’attivazione nel centro storico di Portoferraio della zona a traffico limitato corrisponde ad un ingabbiamento della città medicea e ripropone il problema della legittimità della gabbia quale strumento di gestione del territorio. Il problema si è già posto alcuni anni fa con il tentativo della Provincia (fallito) di dividere l’Elba in tre gabbioni con porte a pagamento, ma anche con l’istallazione di gabbioni sul porto di Portoferraio e, in questi ultimi giorni, con le sbarre sul porto di Piombino, che ingabbiano l’Elba.
L’ingabbiamento della città medicea parte da lontano. Una trentina d’anni fa, Portoferraio era una città senza gabbie. Poi, con la presa del potere da parte del “Club della Giudola” (giovani democristiani che subiscono una metamorfosi e diventano comunisti), le cose cambiarono. Il giovane sindaco disse che i portoferraiesi dovevano riappropriarsi di alcune parti del territorio comunale ancora in mano alla Marina Militare. Prima operazione: la conquista della “Linguella”. Risultato: nasce una cancellata che ingabbia il palazzo della capitaneria e una parte del piazzale. I portoferraiesi non ci possono più mettere piede.
Successivamente, i Magazzini del Sale, la torre di Passanante e le sale espositive vengono sistemati e subito ingabbiati. Portoferraiesi e turisti sono bloccati da un cancello nero. La bella passeggiata domenicale fino alla torre di Passanante è finita per sempre.
Incoraggiati da queste grandi conquiste gli amministratori non demordono. Questa volta mirano in alto; si tratta di “liberare” le fortezze. Molti non capiscono, essendo aperte a tutti e frequentate da bambini che ci vanno a giocare.
Ma, sulla carta, non era così. Dopo una grande lotta, il sogno si realizza: le fortezze tornano, anche sulla carta, ai portoferraiesi. Il sindaco invita la popolazione a prenderne possesso simbolicamente e dargli anche una pulita. E, un bel mattino di maggio, i portoferraiesi, guidati dal comandante di Vigili del Fuoco Gulinelli e dallo stesso sindaco in guanti di tela, entrano armati di zappe, falci e frullini e una quantità impressionante di sardine e salsicce. Dopo qualche ora, le fortezze sono liberate dai capperi e dalle viole selvatiche, dalle salsicce e dalle sardine e, dopo qualche anno, anche dai portoferraiesi e dal gioco dei bambini: le fortezze erano state liberate, ma anche ingabbiate. I portoferraiesi non potevano più entrare e i turisti spesso tornavano indietro increduli
Questo ennesimo successo gasò talmente i “Giudoloni” che decisero di allargare il raggio di azione ingabbiando addirittura la spiaggia del Cantierino dove, durante la bella stagione, era possibile vedere sopratutto persone anziane con i piedi in mare. A questo punto potevano ritenersi soddisfatti, ma qualcuno fece notare loro che poco fuori Portoferraio, alle Grotte, uno dei luoghi più suggestivi più belli dell’isola non era stato ingabbiato. Fu fatto immediatamente. Adesso si sta completando l’opera con la messa a dimora di piante di alto fusto che creeranno una barriera verde che farà sparire uno dei panorami più belli del mediterraneo: Portoferraio vista dalle Grotte, da dove la dipinse Paul Klee.
Negli ultimi decenni, anche l’Elba è stata divisa in due gabbioni: il parco romano-fiorentino in balia dei cinghiali e dei mufloni e il resto dell’isola dove vivono gli indigeni sempre meno liberi.
E’ la gabbia che regola, che toglie la libertà, che esclude o che ghettizza, che sfregia la bellezza; la gabbia, che crea identità e gerarchie e che nega libertà allo spazio; la gabbia come chiave d’interpretazione del mondo, oltre che strumento per modificarlo e regolamentarlo. L’uomo, generalmente, odia la gabbia perché vi vede una potente metafora della sua condizione e delle sopraffazioni del potere, a sua volta vittima di gabbie mentali e ideologiche.
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Elba 2000
G. Muti [/COLOR]