Saluti
Claudio T.
Da Gualberto Gennai,
Carissimi amici ritorno a voi con questo mio scritto per quanto sta per accadere a LIDO volendo costruire un Dissalatore.
Cercate di appoggiare questa mia lettera ad una stampa locale oppure Italiana. Grazie a voi ,Gualberto
Dalla Regione Toscana sono giunti all`Elba i fantomatici addetti per la costruzione di un Dissalatore nel migliore angolo di Mare di LIDO.
La zona simbolo dei ricordi Capoliveresi. Mi risulta che in alcune zone della Toscana scarseggiano le acque pulite non idonee a bere e quindi sottoposte a validi Dissalatori anziché proporle a zone turistiche come all`Elba in particolare a LIDO dove esistono, da tempo, attrezzature turisticamente valide come Bar, Ristoranti, attrezzature Alberghiere ,facilitando i turisti con le più adatte facilitazioni.
Gli esperti ASA giunti dalla Toscana non sono venuti per godersi il Mare e il Sole sdraiandosi sulla sabbia di LIDO, ma per distruggere la bellezza naturale che madre natura ci ha donato. Dopo quanto vi ho detto dovreste semplicemente vergognarvi solo al pensiero di voler distruggere il migliore angolo naturale che Capoliveri vuole conservare. Chiedo a Voi di rinunciare o siamo costretti a fare una forte opposizione alla solo idea di dare inizio al MOSTRO che intendete costruire.
Amici Capoliveresi ,non abbiate paura ma ribellatevi perchè nessuno ha il diritto di violare la nostra CASA di abitazione. Non possono distruggere uno degli angoli preferiti di Capoliveri; sono dei veri disfattisti inviati dalla Regione Toscana mai socievole nei nostri riguardi perché hanno vissuto sfruttandoci sempre con le miniere, col turismo; e noi Capoliveresi e Elbani possiamo averne le prove perché mai, dico mai, hanno voluto riconoscerci come "Associazione Elbani nel Mondo – A.E.M.” e quanto detto si è verificato per 16 anni durante la mia Presidenza, dopo aver avuto dei contatti con i vari Presidenti della Regione Toscana,Martini, Rossi, e Renzi da Sindaco di Firenze. Il nuovo Governatore saprà ogni cosa ma tace come gli altri.
Questa è la Toscana che noi Capoliveresi Elbani residenti all`Estero ripudiamo con coraggio questi personaggi per la loro negativa condottacontro di noi. Ne abbiamo le prove e conosciamo anche coloro dalle ignobili sbavature mentali
Qui quanto detto e non accetto rimproveri perché la verità è a vantaggio degli ONESTI.
Gualberto Gennai, Presidente degli Elbani nel Mondo. Melbourne.

Prosegue la campagna informativa e di sensibilizzazione contro le truffe agli anziani da parte dei Carabinieri della Compagnia di Portoferraio.
I militari della Stazione di Rio hanno allestito uno stand informativo ed incontrato un folto numero di cittadini della terza età presso la sala conferenze del Parco Minerario di Rio, sede dell’associazione Uniparco – Università del tempo libero, richiamando l’attenzione e fornendo preziosi consigli su come difendersi dai malintenzionati, distribuendo nell’occasione pratici opuscoli informativi.
L’iniziativa è stata particolarmente apprezzata ed i presenti hanno rivolto numerose domande al Comandante della Stazione Carabinieri in particolare per conoscere quali debbano essere i comportamenti da adottare per evitare di cadere nella rete dei potenziali truffatori.
Oltre al danno economico che comporta, dietro a ogni caso di truffa o raggiro esistono delle conseguenze più o meno pesanti che possono anche compromettere autonomia e socializzazione e che gravano non solo sulla vittima, psicologicamente indebolita e vulnerabile, ma anche sui familiari. Da qui nasce l’iniziativa del Comando Provinciale di Livorno che, attraverso la capillare rete di presidi sul territorio, sta svolgendo una campagna informativa, rivolta in particolare agli anziani, informandoli sulle modalità attraverso le quali le truffe sono attuate e fornendo appropriati consigli affinché possano difendersi dalle tecniche ingannatrici utilizzate dai malviventi.
Gli incontri proseguiranno non solo sull’Isola d’Elba ma su tutto il territorio provinciale.
COLLESALVETTI (LI):
I carabinieri della Stazione di Collesalvetti, nell’ambito dell’intensificazione dell’attività di controllo del territorio disposta dal Comando Provinciale di Livorno, in linea con le direttive strategiche della Prefettura, hanno deferito in stato di libertà un 38enne campano, per porto abusivo di armi ed oggetti atti ad offendere.
I militari, durante un servizio di pattuglia automontata, transitando nella frazione di Nugola, hanno notato un furgone e lo hanno sottoposto a controllo. A bordo c’era un uomo che, alla vista dei militari, ha iniziato a manifestare un atteggiamento nervoso che li ha insospettiti. Poiché lo stesso risultava gravato da precedenti, lo hanno sottoposto a perquisizione e lo hanno trovato in possesso di un coltello a serramanico di lunghezza complessiva di 20 cm, con lama da 7,5 cm, posizionato al lato del sedile del conducente, immediatamente disponibile per un eventuale utilizzo. Per l’uomo è scattata la denuncia ai sensi dell’art. 4 L. 110/75, ma sono in corso ulteriori accertamenti per comprendere perché girasse armato.
Ti chiedi di fatto chi pagherà per tutto quello che è successo sulla spiaggia del Lido.
La risposta è sempre e comunque:…noi cittadini utenti!
Il costo di ogni intervento di società municipalizzate e/o pubblico privato, lo pagano di solito gli utenti.
Ma quello che è più rilevante, è che l'acqua che arriverà dal dissalatore sappiamo quali problematiche comporta, come anche altri esperti hanno evidenziato in questi giorni su altri blog e in generale.
Ci vorrebbero elevatissimi controlli e puntuali rilievi dei fatti:… qualcuno li farà?
[IMGSX]https://www.camminando.org/elba/wp-content/uploads/2023/01/matt.jpg[/IMGSX]sebbene l’aridità dei numeri delle dimissioni renda evidente la situazione che si era andata a costituire, si tenta – ancora una volta – di scovare capri espiatori, per rendere meno doloroso il fatto di accettare che la responsabilità non è di chi abdica, ma di chi costringe ad abdicare. Che qualcosa non andasse, quantomeno nella comunicazione e nel dialogo tra di noi e verso l’esterno, l’ho percepito subito, all’inizio di questo percorso appena conclusosi, nel quale, assieme ai miei colleghi candidati, credemmo fortemente nel progetto Corsini. Dopo una serrata campagna elettorale, il cui clima era caldo a seguito della esperienza referendaria che aveva dato i natali al nuovo comune di Rio, la lista impegno prioritario uscì vittoriosa e noi tutti ci insediammo, soddisfatti del consenso uscito dalle urne e di quello che avremmo potuto fare nel prossimo futuro. Il clima rasserenato dovuto dall’esito post elettorale, durò pochissimo e a distanza di mesi da quel giugno del 2018, le incrinature interne iniziarono a farsi sentire: nessuno di chi doveva o poteva provò a mediare e da lì a poco – mancate, le risposte – il compianto cons. Mondellini rimise nelle mani del suo sindaco le deleghe assegnate, solo da qualche mese. L’assenza di un dialogo sano e disteso interno alla maggioranza persistette e taluni esponenti della stessa – compreso il sottoscritto – iniziarono a manifestarlo in maniera più vivace, con atti e fatti che, forse intimoriti dalle incomprensioni della prima esperienza amministrativa, vennero sopiti “dall’alto” con marcati rimproveri asettici di una ragione, ma con il solo obbiettivo di dimostrare chi, nel “braccio di ferro” avrebbe – comunque – vinto. Il sottoscritto, essendosi pertanto accorto che la situazione iniziava a farsi asfittica, scrisse una lettera al sindaco Corsini, facendolo con rispetto, ma denunciando una situazione di grande disagio interno alla compagine amministrativa, che non permetteva un propositivo scambio di pareri interni, bensì solo un andamento politico sospinto solo ed unicamente da “imprimatur” incontestabili e che dovevano dettare l’agenda di tutti noi consiglieri. “Queste fratture, sindaco, se non ripianate, diventeranno irrimediabili spaccature” così, nel settembre del 2019 mi rivolsi all’avv. Corsini, facendolo in maniera sincera, per manifestare la difficoltà di un ragazzo – al tempo ventiduenne -, nel concepire il perché di un atteggiamento tanto dirigista: non ottenni risposta. I colpi incassati da tutti i consiglieri, mai percepiti da chi stava dirigendo l’azione amministrativa, stavano diventando pesanti e le ferite mai rimarginate divenivano sempre più laceranti. Nel frattempo, questo modus operandi non colpì solo la componente politica, ma iniziò ad erodere anche la macchina amministrativa: i dirigenti cambiavano continuamente, i segretari “soggiornavano” per poi andarsene il giorno dopo. I motivi, ovviamente, rimanevano all’oscuro e noi consiglieri – o almeno, il sottoscritto – non eravamo forse degni di conoscerne il perché. L’unica cosa che, però, riuscivo a leggere tra le righe è che dietro a queste fuoriuscite di dirigenti e segretari, rimaneva sempre un velo di insoddisfazione, rancore, commiserazione che il comune di Rio lascava a coloro che, per poco tempo, avevano frequentato quelle stanze. Così, sempre tirando la cinghia, essendo – noi consiglieri – interpellati solo quando necessario, venivamo convocati nelle assemblee istituzionali senza conoscere le decisioni – mai contestabili – di chi le aveva già prese (pur legittimamente, ci mancherebbe) in autonomia: si richiedeva solo obbedienza, assoluta obbedienza a tutto ciò che veniva sbattuto algidamente sul tavolo delle nostre scrivanie. Ogni tentativo di chiedere spiegazioni – anche e soprattutto politiche – divenivano pretesti per essere tacciati di lesa maestà e qualunque spirito di sana critica interna veniva sobillato, schiacciato e aprioristicamente annullato. Nel 2020 gli equilibri precari di chi li aveva resi così esili e poco stabili crollarono drasticamente: l’assessora Battaglia si dimise e, di lì a poco il Vicesindaco Fortunati venne spogliato delle sue deleghe. Lì, dopo un mio tentativo di dare un segnale politico astenendomi dal voto del bilancio consuntivo (nella speranza di rianimare la situazione ormai atrofizzata) brillò, veramente per la prima volta, l’assenza del capo politico della amministrazione che, senza un passaggio dialogico, mirato a comprendere le ragioni di questa spaccatura, si limitò a richiamare dalla minoranza la dott.ssa Barbagli. Così facendo, il sindaco surclassò – peraltro – noi consiglieri che, secondo una logica elettorale, dovevamo esserle preferiti nella nomina dopo Fortunati, almeno per quanto concerneva i voti da ciascuno presi. Dopodiché si tentò di mettere “la sabbia sotto il tappeto”, di ricucire malamente un insieme ormai sciolto e qualunque contestazione, volta quantomeno a capire le ragioni che portavano ognuno ad andare via da ormai tre anni, venivano ammutolite ed anzi erano oggetto di pressioni politiche: “tu togli il quadro ed io il chiodo”. In quel periodo, per lo scrivente arrivò il momento della consapevolezza di non riuscire ad alzare la testa e capiì che non c’era modo di risolvere la situazione con il dibattuto politico interno; così lavorai assiduamente per il mio paese e per la gente, proprio perché mi rendevo conto che la distanza tra il palazzo e i miei concittadini era abissale. Nei mesi a venire ho sempre cercato di ascoltare le istanze di tutti, indipendentemente dal voto espresso, e percepivo che quello che provavo io lo provavano anche i riesi: l’assoluta indifferenza e la protervia di chi pensava che si potesse decidere quali appelli dovessero essere ascoltati e quali, invece, non avessero nemmeno la dignità di essere presi in considerazione. La bocciatura del progetto di finanza sulla concessione portuale da parte del consiglio comunale dunque, è stato l’ultimo di una serie reiterata di episodi in cui politicamente la maggioranza ha mostrato le sue fragilità; l’ultimo grido di soccorso che doveva essere recepito da chi, ancora una volta, non ha dato risposte politiche (e nemmeno tecniche) per ricucire un quadro, oramai, davvero strappato. Di fronte a quest’ultimo passaggio, pertanto, il sottoscritto non ha potuto resistere e continuare a far finta di niente e, quindi, a fungere da mero ratificatore di un disegno politico ammaccato e poco credibile di fronte alla cittadinanza riese. Oggi, tanti di coloro che vedo biasimare la scelta delle dimissioni, hanno condiviso con lo scrivente, più e più volte, le stesse considerazioni suesposte, ma noto che si preferisce indignarsi a comando e soprattutto si persiste ancora una volta nel trascendere dal piano politico, su quello personale. In ogni modo, quelli che sventolano i “curricula” come panacea di tutti i mali non si rendono conto che il comune di Rio non ha perso l’opportunità delle terme, del porto (o della piazzola portuale di cui non c’è traccia nel piano strutturale, approvato dal consiglio comunale) a causa di tre mesi di commissariamento, ma a causa di chi politicamente non ha saputo gestire la situazione, grazie a chi non ha compreso le ragione delle parti e a causa di chi alla mediazione ed al dialogo ha preferito l’autoritarismo. Le stesse occasioni, i medesimi “treni in corsa” sarebbero ora realtà se fossero stati incanalati nei corretti binari della politica che traina e che non impone, di quella che unisce e non divide, di quella che crea le condizione perché le persone siano consapevoli delle ragioni di un momento delicato della vita pubblica. A coloro che, invece, biasimano le tempistiche e le modalità, rispondo socraticamente: sarebbe stato doveroso fare finta di niente ? Accettare tacitamente davanti all’opinione pubblica di appoggiare un progetto politico ormai sfumato, sarebbe valso a svuotare tutti i consiglieri dimissionari delle prerogative che competono loro e li avrebbe trasformati in meri spettatori di un dramma che aveva già calato il sipario da tempo. Quale sarebbe stato il risultato politico di alzare la mano in consiglio comunale (peraltro, solo per poco, data la scadenza elettorale imminente) pur sapendo che niente si condivideva più di quel percorso ? Ciò di cui Rio aveva bisogno, dopo il laceramento prodotto dalla fusione era la ricucitura del tessuto sociale ed interrelazionale dei paesi, un richiamo all’unità e alla coesione; i fatti, purtroppo, dimostrano che il clima che è sorto subito dopo l’amministrazione Corsini, è pressante e responsabile di aver spaccato in maniera ancora più netta le posizioni interne al paese. Senza la posizione in essere di quei presupposti che possano consolidare le basi di un panorama politico sereno e comunque “istituzionale”, i blasoni o le esperienze foreste non potranno mai risolvere i problemi che Rio deve affrontare, perché se il linguaggio di chi dovesse dettare l’agenda politica dei prossimi anni sarà violento e respingente, la biga della ragione – per citare Platone – tenderà sempre a scendere verso il basso e nulla potrà essere portato a termine, in quanto, come in una barca, nessuno sarà invogliato a remare nella stessa direzione: insomma, dall’odio si riceverà sempre e solo odio ed ogni buon proposito, anche se a gestirlo dovesse essere il non plus ultra, si dissolverà inesorabilmente.