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IL PATRIMONIO STORICO-ARCHEOLOGICO, CENERENTOLA DELL'ELBA [/SIZE] [/COLOR]

Visto che viviamo di turismo e che i beni culturali nell'ambito della richiesta turistica sono molto importanti, verrebbe fatto di pensare che gli amministratori isolani gli dedicano energie e un bel po’ di quattrini. È l’esatto contrario: i beni culturali elbani, quelli archeologici in particolare, sono considerati quasi un impiccio e nella maggioranza dei casi si trovano in stato di abbandono e di degrado. Qualche anno fa, per preparare una comunicazione a un convegno, mi inerpicai sulle colline di Castiglione di S. Martino (Portoferraio) e di Monte Castello di Procchio (Marciana) per osservare lo stato di conservazione dei rispettivi villaggi etruschi. In entrambi i casi arrivato sulla cima, sudato e graffiato per aver dovuto superare macchia e cespugli, mi chiesi se valeva la pena scavare per poi lasciare in quello stato deprimente i muri e i resti archeologici, ormai preda di radici di alberi e sterpaglie. Se Portoferraio e Marciana piangono, gli altri paesi non ridono. Marina di Campo ha un vasto comprensorio storico-archeologico, quello del granito, di interesse internazionale, con un' impressionante quantità e qualità di manufatti, ma tutto rimane abbandonato a se stesso, facendo eccezione per quanto di apprezzabile riesce a fare il Circolo Le Macinelle. Marciana Marina ha una delle più belle torri costiere del Tirreno, ma non occorrono gli occhiali per vedere in quale stato di degrado è ridotta. I casi da raccontare in negativo sarebbero decine, si potrebbe continuare all'infinito, ahimé, ma mi fermo qui. A Rio Marina il 30 dicembre scorso, forse come augurio per il 2020, hanno pensato bene di affidare a un archeologo, per un importo complessivo di euro 12.200, l’incarico “per interventi di predisposizione di documentazione per la valorizzazione del sito archeologico di Cavo consistenti nella individuazione dei ruderi della villa romana di Capo Castello”. Benissimo! Tanto di cappello: quando un’amministrazione riesce a stanziare qualche spicciolo in favore dei beni culturali, c’è da suonare le campane e da accendere un cero. Ma viene fatto di domandarsi: nel territorio di Rio non c’è proprio niente di più urgente da fare che cercare i ruderi di Capo Castello, che, grazie alle ricerche del non dimenticato prof. Giorgio Monaco, o di chi per lui, ormai si conoscono a sufficienza compreso il bel mosaico geometrico che per motivi di conservazione fu risotterrato?
Tempo fa feci un’escursione su Capo Castello chiedendo permessi per accedere ai proprietari e scattando fotografie. Il risultato, ancora una volta, fu di vedere in che stato sono ridotti i resti della villa romana. Pubblico qualche foto per dimostrarlo. Non sarebbe il caso che, prima di fare ricerche su altri ruderi il Comune procedesse, in accordo con i proprietari del terreno, per ripulire, risanare, conservare ciò che si conosce già e che giace in stato di abbandono? E, sempre per rimanere nel territorio di Rio, che dire della fortezza del Giove che sta letteralmente cadendo a pezzi, sta per morire per sempre? Ricordiamoci che abbiamo il dovere di tramandare alle future generazioni i nostri beni culturali almeno come li abbiamo trovati. Forse la fortezza del Giove non ha la priorità rispetto a una pur lodevole (ma non urgente) “ricerca di ruderi a Capo Castello”?
F.P
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