ANCHE STASERA GLI ELBANI RESTERANNO A PIOMBINO
[IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_34/tore.JPG[/IMGSX]
Nonostante TOREMAR percepisca 16 milioni di euro per garantire la continuità territoriale, gli elbani che sono fuori Isola per visite mediche o altri impegni, dovranno pernottare a Piombino. Le navi sono piene. Perché non mettere navi più capienti per le ultime corse nei periodi con le festività? All'asinara, c'erano le corsie di imbarco per i residenti, che salivano per primi, poi gli altri. Perché non farlo anche qui da noi? Gli elbani si muovono perché costretti. Non rientrare, oltre alle spese di pernotto, comporta anche perdita di giornate lavorative con ricadute negative su tutto. VERGOGNA! POLITICI FATE SCHIFO!
113600 messaggi.
Egregio sig. Gualberto Gennai, Associazione Elbani nel Mondo, Melbourne, Australia,
Mi trova d'accordo sul definire Putin un macellaio, un po' meno quando non indica chi siano i "sapienti dei vari nostri quotidiani" ed a quali quotidiani si riferisca.
In ogni caso il motivo per cui le rispondo non è nel merito del post, bensì nella forma con cui s esprime, grammatica e sintassi italiana compresa.
Vede, se come indica, lei rappresenta e non so a che titolo, l'Associazione degli Italiani nel mondo a Melbourne, non foss'altro perchè ho dei parenti stretti proprio in Australia, la pregherei di fare in modo che le sue comunicazioni venissero pubblicate almeno in una forma italiana decente.
Credo che in questo modo non si faccia una bella pubblicità ai nostri emigrati, perlomeno in Australia dove assieme ai Filippini, Malesi e Cinesi etc, non siamo poi ben visti quel granchè.
Spero che lei capisca che non è nella mia intenzione alcuna forma di offesa alla sua persona, ma solo una semplice, doverosa segnalazione, che le faccio con oggettiva difficoltà.
Chiasso
Sanzioni, paroloni, cannoni, droni, mitragliatori, armiamoci e partite.... Ma del gas e del petrolio l'Europa ne ha bisogno, per cui niente chiusura dei rubinetti dei prodotti provenienti dagli Urali pagati anche con i rubli.
“Nuovo” Museo a Montecristo: una damnatio memoriae?
[IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_11/cristo1.JPG[/IMGSX]Questo è il titolo dell’articolo recentemente scritto da Marco Masseti sul giornale online Giglio news.
Masseti è biologo e docente all’università di Firenze.
Non è ultimo arrivato a parlare di Montecristo, di lui ricordo l’importante contributo scientifico per la conoscenza della vipera di Montecristo comparso su Herpetological Bulletin [2011] ,numero 117,pp 1-9, con il titolo
“On the origin of the asp viper Vipera aspis hugyi Schinz, 1833, on the island of Montecristo, Northern Tyrrhenian Sea (Tuscan archipelago, Italy)”
Era intervenuto sulla scomparsa del magnifico esemplare di maschio adulto di egagro in seguito alla derattizzazione operata sull’isola ad opera del parco nazionale dell’arcipelago toscano.
Aveva scritto che dopo 14 tonnellate di bocconi avvelenati lanciati su Montecristo, la capra selvatica è scomparsa anche dal Museo.
Oggi interviene sulla apertura del nuovo museo a Montecristo.
Di seguito il testo integrale pubblicato su Giglio news:
“Oltre alle leggende che l’hanno identificata nella favolosa dimora di un misterioso tesoro, il fascino di Montecristo consiste soprattutto nell’essere lontana da tutto e da tutti. Uno scoglio di granito, solo abitato capre selvatiche ed uccelli marini, posto in mezzo al mare più o meno alla stessa distanza dalla Corsica e dalla costa toscana. Dal 1971, anno della sua costituzione in Riserva naturale dello Stato italiano, l’accesso all’isola viene riservato quasi esclusivamente a chi intenda recarvisi per motivi di studio e di ricerca. Per questa ragione è piuttosto difficile capire quello che avviene su Montecristo. Le informazioni che la riguardano sono infatti essenzialmente desumibili dai resoconti forniti dai pochi mass media cui è consentito l’approdo sull’isola, oltre che dai comunicati stampa dell’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Al proposito, colgo l’occasione per commentare il contenuto di un recente articolo a firma di Luca Filippi, apparso sul quotidiano Il Telegrafo del 13 aprile 2022 con il titolo “Montecristo, il tesoro si arricchisce. Museo di storia naturale e orto botanico: due nuove strutture per accogliere i visitatori sull’isola”. In esso si annuncia l’inaugurazione di due nuove strutture inerenti un orto botanico ed un museo di Storia naturale in cui sono riunite rispettivamente “le essenze vegetali tipiche dell’isola” oltre ad “una panoramica delle specie animali più diffuse su questo gigantesco ammasso di granito che emerge dal mare”. All’evento hanno preso parte vari esponenti del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (PNAT), dei Carabinieri Forestali e della Regione Toscana. Il nuovo allestimento della sala didattica è stato possibile grazie al finanziamento di oltre 55.000 euro, stanziati dalla Regione Toscana per il 75% e dal PNAT per la restante parte.
Una simile iniziativa sarebbe decisamente encomiabile. Bisogna tenere però conto che non si tratta di una creazione del tutto nuova perché sull’isola un orto botanico ed un piccolo museo di Storia naturale esistevano già da molto tempo. L’orto botanico è quello costituito dal giardino di specie esotiche e rare - non solo autoctone - che circonda la cosiddetta “Villa Reale” ed i relativi annessi, dal lontano tempo della sua costruzione. Esso fu voluto inizialmente dall’inglese Giorgio Watson Taylor che ottenne l’isola in concessione nel 1852. Comprende vari alberi ad alto fusto di origine alloctona secondo quello che era il gusto dell’epoca. Molti degli esemplari sono da tempo provvisti di un adeguato cartellino di riconoscimento in cui si specifica la specie botanica di appartenenza. Fra le diverse essenze possiamo ricordare vari alberi da frutto ornamentali, l’imponente cipresso di Monterey, originario della California e l’ailanto dell’Asia orientale che si è in seguito propagato massivamente, grazie anche alla gestione non proprio felice di cui è stato oggetto nel corso del Novecento. Piuttosto, quindi, che dichiarare l’inaugurazione di una nuova installazione, forse sarebbe stato più opportuno parlare di ampiamento dell’orto botanico già esistente con una nuova sezione dedicata alle piante autoctone dell’isola.
Anche un piccolo museo di Storia naturale era presente su Montecristo per lo meno dalla fine degli Anni Settanta e l’inizio degli Anni Ottanta dello scorso secolo, cioè da quasi cinquant’anni. Non era certo ricco dei pannelli e dell’altro materiale didattico d’avanguardia che appare nelle fotografie di quello nuovo, ma nella sua semplicità assolveva egregiamente al compito per cui era stato concepito: quello di documentare la ricchezza biologica della Riserva naturale. Era essenzialmente composto da un unico ambiente diviso da un arco, in cui erano disposte poche teche che esponevano esemplari impagliati od essiccati di specie animali e vegetali, qualche pannello didascalico ed alcune pubblicazioni che riguardavano l’isola. Anche nel caso dell’evento descritto da Il Telegrafo del 13 aprile scorso sarebbe dunque più opportuno parlare di un nuovo allestimento piuttosto che dell’inaugurazione di una nuova struttura.
Come ho già avuto modo di ricordare in un articolo apparso su GiglioNews in data 1 ottobre 2021 (https://www.giglionews.it/la-capra-selvatica-e-scomparsa-anche-dal-museo-di-montecristo), il magnifico esemplare di maschio adulto di egagro preparato tassidermicamente, che faceva bella mostra di sé nella vecchia sala espositiva, non c’è più. È stato sostituito da altri due animali naturalizzati che non hanno però niente a che vedere con le capre originarie di Montecristo. Quelle, per intendersi che furono descritte da Toschi (1953 e 1965) e da Spagnesi & Toso (2003), come pressoché identiche all’egagro anatolico ed all’agrimi di Creta e di altre isole del Mare Egeo. I nuovi esemplari musealizzati non mostrano infatti la colorazione del mantello di questi ultimi ma si presentano caratterizzati da un tono bruno-rossiccio pressoché uniforme, come quello delle capre domestiche dell’antica razza corsa e di altre etnie “alpine primitive”. Queste devono essere state importate su Montecristo in un momento imprecisabile degli Anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso quando il numero degli ungulati sull’isola doveva essersi drasticamente ridotto a causa della caccia spietata di cui gli animali erano oggetto. Toschi (1953) riferiva ad esempio che “… nella sola settimana della nostra permanenza ne furono uccise per lo meno una mezza dozzina”. Pochi anni dopo, lo zoologo Kahman (1959) riuscì a vederne solo 4 individui nel corso dei 10 giorni in cui durò la sua esplorazione dell’isola. L’inquinamento delle capre originarie di Montecristo deve essere dunque avvenuto in conseguenza del fatto che la società privata Oglasa che aveva acquisito i diritti dell’isola a partire dal 1953 per trasformarla in un esclusivo hunting club si era praticamente ritrovata senza caccia grossa da offrire agli esigenti soci.
Dalle foto pubblicate sui media si evince che l’esposizione dei due esemplari naturalizzati, con cui è stato sostituito il vecchio egagro di Montecristo, è stata mantenuta anche nel nuovo allestimento museale, preferendosi così fornire un’informazione errata che va contro al parere di esimi zoologi, oltre che scorretta sotto il profilo del rigore scientifico. Sembrerebbe quasi che non essendo più disponibili le vere capre di Montecristo, se ne voglia anche rimuovere il ricordo, secondo un processo di damnatio memoriae che con la scienza avrebbe ben poco a che vedere. Eppure nel non troppo lontano 1998, un censimento condotto dal collega Ferdinando Ciani del ConSDABI National Focal Point Italiano F.A.O. e da me per conto dell’allora Corpo Forestale dello Stato (CFS) – Ufficio territoriale per la Biodiversità di Follonica rivelò ancora la presenza del 30% di capre a fenotipo egagro/agrimi sull’isola. Che fine abbiano fatto nel frattempo è difficile da dirsi. Forse le selezioni venatorie condotte da coloro che erano stati incaricati al contenimento della popolazione ircina isolana non sono state così mirate? È presupponibile poi che il lancio dall’elicottero di circa 14 tonnellate di esche avvelenate (https://www.giglionews.it/quattordici-tonnellate-di-esche-avvelenate-su-montecristo-i-segreti-dellente-parco) - per eradicare i ratti neri dall’isola nel corso del progetto Life Montecristo 2010- LIFE 08 NAT/IT/000353 – abbia fatto il resto.
Tornando al nuovo museo di Montecristo, in un comunicato del PNAT si legge che “Sono stati creati pannelli didattici, materiali per la copertura del pavimento, ideati e allestiti strumenti interattivi, terminali video per la proiezione di filmati, sono stati montati brevi filmati ed è stato creato un plastico dell’isola su supporto in acciaio per l’esterno”. Il vecchio allestimento è stato dunque completamente stravolto e sostituito in favore di più moderne modalità didattiche. A questo proposito Giampiero Sammuri, presidente dell’PNAT, intervistato nel già ricordato articolo de Il Telegrafo del 13 aprile u.s., ha dichiarato: “Orto botanico e museo sono piccole strutture che hanno però una grande valenza didattica sia per le scuole […], sia per le persone con minori capacità di movimento che senza dovere percorrere i ripidi sentieri dell’isola, possono vedere da vicino le specie animali e le piante”. Secondo dunque l’ammissione dello stesso Sammuri il nuovo allestimento del museo di Montecristo si presenterebbe come all’avanguardia nella moderna progettazione didattica. Peccato che si sia trovato niente di meglio che ricorrere ancora una volta alla ormai antiquata e profondamente diseducativa esibizione di animali impagliati. Alla faccia della “grande valenza didattica”!
Marco Masseti
Bibliografiaconsultata:
Kahmann H., 1959 - Notes sur le statut actuel de quelques mammifères menacés dans la région méditerranéenne. Mammalia, 3: 329–331.
Masseti M., 2021 – La Capra Selvatica è scomparsa anche dal Museo di Montecristo. GiglioNews, 1 ottobre 2021.
Spagnesi M. & Toso S., 2003 - Capra hircus (Lannaeus, 1758). In Boitani L., Lovari S. & Vigna Taglianti A. (a cura di): Fauna d’Italia. Mammalia III. Carnivora – Artiodactyla. Edizioni Calderini del Il Sole 24 ORE Edagricole, Bologna: 355–360.
Toschi A., 1953 - Note sui vertebrati dell’Isola di Montecristo. Ricerche di Zoologia Applicata alla Caccia, 23: 1–52.
Toschi A. (a cura di), 1965 - Fauna d’Italia. Mammalia. Lagomorpha, Rodentia, Carnivora, Ungulata, Cetacea. Edizioni Calderini, Bologna: 647 pp.”
Marcello Camici
Le distinzioni evitate con un colore....
Non mi sono mai accorta che i miei figli, una col grembiule rosa, uno col grembiule blu, poi con il grembiule bianco e nero , abbiamo subito traumi.
Un trauma lo subiscono quando hanno professori che aspettano lo stipendio seduti alle loro cattedre, quando non possono scegliere la sezione musicale alle medie perché mancano i professori assegnati, un trauma lo subiscono quando non vengono stimolati a scuola, quando non potevano entrare in un museo perché in salute ma non vaccinati.
Troppo semplice pensare di cambiare il mondo indossando il colore giusto
La consigliera M5S Galletti ci fa sapere che è in corso un attentato alla legge Marson, quella che detta le regole del governo del territorio e che assieme al famoso PIT penalizza le altre toscane rispetto a quella dell'area centrale metropolitana fiorentina, cioè la costa e la montagna.
Ma poi cosa sta accadendo? sta accadendo che una modifica di legge introduca quello che è previsto a livello nazionale per l'attuazione del PNRR.
Allora vuol dire che mettono le mani avanti che hanno la coscienza talmente sporca perchè questa legge non tutela ma fa danno a determinati territori ma che sono territori che intendono mantenere sottomessi. A tal fine sono utilissimi i cosiddetti ambientalisti nostrani.
Non sarebbe invece utile ragionare su cosa è necessario nei territori per garantirgli il futuro? O va bene che ogni anno i giovani laureati se ne vadano e al più siano sostituiti da pensionati? si pensa che così un territorio abbia futuro?
Con le decine di problemi che hanno i nostri ragazzi a scuola
e le strutture scolastiche... l'istituto comprensivo di Portoferraio discute e delibera sul Colore dei Grembiuli.
Se l'eliminare la distinzione tra generi, le disuguaglianze e tutti i problemi del mondo si risolvessero cambiando il colore di un grembiule allora condivido in pieno.
Decisioni che rasentano l'ipocrisia e non tengono di conto che ci saranno ulteriori distinzioni tra come sarà chi affronta il primo anno.
Decisioni che peseranno comunque su chi ha più figli e magari avrebbe passato il vestiario a quelli più piccoli e così via.
Oltre al fatto che per qualsiasi motivo un alunno potrebbe passare da un asilo all'altro... cosa dovrà fare in caso di cambio di sezione? Riacquistare i grembiuli nuovamente.
L'istituto vuole uniformare la divisa scolastica?
Benissimo, fornisca il vestiario a tutti gli alunni senza che le famiglie debbano sborsare un euro.
Grazie a Luigi Lanera, che si è interessato del problema.
[IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_34/circo.JPG[/IMGSX]
Fratelli d Italia non condivide la frase riportata nella circolare scolastica……’ ridurre le distinzioni tra i generi.”….
Luigi Lanera Fdi Elba
Da Gualberto Gennai, Associazione Elbani nel Mondo, Melbourne, Australia, 11 aprile 2022
Quanto da me scritto vuole essere una risposta ai sapienti
dei vari nostri quotidiani i quali vogliono ripudiare la parola
Macellaio per quanto è stato detto da grandi esponenti politici militanti in vari pariti politici.
Parlo dell`Ucraina.
Nel leggere alcuni articoli dei quotidiani italiani c`è da sbalordire per le continue inverosimili stupidaggini che stanno scrivendo o dicendo se interrogati.
Io vorrei porre un suggerimento che possa valere per tutti, grandi politici e presunti scrittori.
Il problema è molto semplice da rispondere ad eccezione dei bigotti i quali non hanno mai saputo quale via intraprendere per convincere o farsi capire.
Credo che la maggioranza di noi, in giovane età, quando la mamma ci comandava di fare un servizio per l`interesse della propria cucina; cosi ci diceva :
"Senti tesoro mio, devi andare dal Macellaio perchè ho saputo che ha macellato un vitellino,una capra e una giovane pecora."
Il ragazzo con la lista da dover comprare si presenta dal macellaio, cosi era chiamato colui che esponeva il bestiame in vendita per i suoi clienti.
Mi rivolgo a quelli che si ritengono i sapienti nello scrivere sui loro quotidiani criticando coloro che attribuiscono il nome di Macellaio al grande uomo politico che in Ucraina ha commesso il più grande Macello di tutti i tempi non curandosi per la sua incoscienza, dell`uccisione di donne, uomini anziani e molti innocenti bambini, distruggendo abitazioni, ospedali, chiese e
scuole. Se il mandante di questa carneficina umana non si può definire un Macellaio , come lo vorreste chiamare? Santo Zar Putin?....Dovreste voi vergognarvi a non definirlo un Macellaio perche` non ammettendolo sareste anche voi colpevoli di quanto sta accadendo in quel territorio e al Popolo Ucraino.
Abbiate il coraggio di dire anche voi : Mea Culpa, mea massima Culpa.
Un ITALIANO in Australia
Mi sto accorgendo che molti hanno perso un po di senso civico , a partire dal caso del treno e dei posti non ceduti, fino al parcheggio selvaggio nei posti degli invalidi con tanto di palo e numero di tesserino. Ora vorrei ricordare un po a tutti che sono cose gravi e spiacevoli per non dire vergognose , e che a tutti può capitare di passare rapidamente dall'altra parte , nella vita non si sa mai. Purtroppo non ce li becco mai , perché io invalido non sono.
PS
BENTORNATO FABRIZIO. grazie.
Qualche mese fa, il governo ha varato alcune normative a proposito del codice della strada a tutela dei ciclisti, ma purtroppo devo ancora dire che molti degli stessi non rispettano a loro volta il C. D. S, mi riferisco a coloro i quali, incuranti del pericolo che possono arrecare a se stessi e ad altri, che percorrono in senso contrario molte vie del centro, in particolare le vie XXV luglio e la via Mellini.
Sottolineo anche che esiste l'omicidio stradale, e visto che anche i ciclisti devono rispettare il C. D. S al pari di tutti i mezzi, va da se che se malauguratamente dovessero causare un incidente mortale, dovranno sottostare alle leggi penali esistenti.
Bentornato caro Faber 😎
In tutto il paese si sente un grandioso odore di roba andata a male...... Sarà mica parte della propaganda elettorale????
SPECIALISTI NEL DISTRUGGERE LE OPPORTUNITÀ
[IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_34/ele.JPG[/IMGSX] Porto Azzurro è un Comune fortunato. Non è solo un luogo incantevole in cui la natura ha dato veramente il meglio di sé.
I Cittadini Longonesi possono vantare un residente indiscutibile calibro. E non lo scrivo perché è un Militare. Il Generale Pinotti avrebbe dato un contributo inusuale e disinteressato. Scevro da interessi personali e di onestà onestà.
Scrissi su facebook che sarebbe stato un Sindaco formidabile ma che non avrebbe vinto le elezioni.
Da uomo integerrimo e sopra le parti ha deciso di non presentarsi avendo tra le altre cose difficoltà a costruire una lista che gli permettesse di governare.
Un vero Signore che ha dato un esempio di come si vive con dignità il rapporto con se stessi ed i Cittadini. A Porto Azzurro verrà confermato Papi e i Longonesi rimarranno sulle sabbie mobili. A Marciana Marina Pasquale Berti dovrebbe seguire il buon esempio che Vi sta' dando un uomo delle Istituzioni. Quelle vere.
Enzo Di Meco
A proposito dell'invio di armi all'Ucraina sono totalmente contrario, una vera pazzia come una persona importante ha detto, in quanto ciò vuole dire allungare la guerra che in nessun modo l'Ucraina può vincere.
Molti sostengono che nel secondo conflitto mondiale anche i partigiani hanno avuto armi, ma lasciatemelo dire, il contesto era totalmente diverso, in quanto i partigiani non erano soli a combattere i nazi-fascisti, ma avevano dalla loro parte eserciti di molte nazioni con la possibilità di arrivare ad una vittoria come poi è realmente accaduto.
Qualora i crimini di guerra, che sicuramente sono avvenuti, perpretati in Ucraina fossero riconosciuti da una commissione internazionale, l'unico organo mondiale che può legiferare è il tribunale dell'aja.
Esiste però un problema, questo organismo non è riconosciuto dalla Russia, e a proposito di questo aspetto, non sono i soli, in quanto altre nazioni non lo riconoscono, tra cui gli U. S. A, la Cina, la Turchia, l'Arabia Saudita tanto per citarne alcuni, per cui nessuno pagherà, I soli a pagare un prezzo altissimo sono i morti civili ucraini, i soldati della stessa nazione e i soldati russi che probabilmente non volevano questa guerra fratricida.
ELBA BIKE: UN FINE SETTIMANA DA SOGNO ALLA CAPOLIVERI LEGEND XCO – Grande successo organizzativo per la Elba Bike Legend Young, agonisti a confronto con i migliori
Un fine settimana da sogno per i ragazzi , i tecnici e gli accompagnatori di Elba Bike, dapprima impegnati nelle gare della Capoliveri Legend Xco e poi coinvolti direttamente nella organizzazione della Elba Bike Legend Young. Un sogno vissuto all’interno di un contenitore di livello assoluto da veri protagonisti, con l’orgoglio di correre all’isola d’Elba, quindi a casa.
Da una parte, i dodici ragazzi che si sono gettati nella mischia di una gara giovanile nazionale di altissimo livello, con un parterre pari se non superiore a un Campionato Italiano: fra loro qualcuno più esperto e già emergente, come quella Nicoletta Brandi che con il su 12.mo posto di categoria ha colto il miglior risultato, ma la maggior parte nelle gare Esordienti e Allievi erano giovani bikers che si affacciavano per la prima volta alle gare, con il grande coraggio di iniziare proprio su un percorso così tecnico come quello di Capoliveri.
Dall’altra parte 42 mini corridori scatenati spalmati nelle varie categorie giovanissimi, in una bolgia di partecipanti – ben 238! – che rappresenta un record a livello regionale. Un evento, quello del pomeriggio di sabato 16 aprile, che ha attirato oltre 2000 spettatori (approssimati per difetto) sul percorso allestito da Elba Bike a margine del tracciato principale della Capoliveri Legend Xco. Un vero spettacolo applauditissimo e riuscitissimo dal punto di vista organizzativo grazie – oltre che al supporto dei ragazzi del Capoliveri Bike Park – al lavoro del responsabile del percorso Marco Mauro, al responsabile di gara Fabrizio Matacera, alla Segretaria di Gara Valentina Scarpa e a tutti i volontari di Elba Bike. Da ricordare la gara spettacolare di Gioia Costa, vincitrice della categoria G6 e già da considerare una gran bella promessa, e la perfetta integrazione tra grandi, piccoli e categorie diverse grazie ai due atleti della categoria ID Riccardo Puccini e Romelio Montauti, che hanno fatto divertire, divertendosi loro stessi in mezzo ai tanti ragazzini alla caccia della conquista di posizioni da podio.
Dopo questa impresa a livello organizzativo, rimane per Monica Maltinti , Enrico Lenzi ed i loro collaboratori appena il tempo di ricordare che fra poco si riparte per le prossime gare, con Nicoletta Brandi che venerdì parte alla volta della Sicilia per rispondere alla convocazione della rappresentativa Toscana in Coppa Italia.
Doveroso, infine, nominare tutti i ragazzi che hanno portato con orgoglio in questo fine settimana speciale la divisa di Elba Bike:
Esordienti 1.o anno: Schezzini Francesco, Canovaro Lorenzo, Burchianti Marco, Pierini Lorenzo, Lai Flavio, Belmonte Diego.
Esordienti 2.o anno: Martorella Ascanio, Velasco Dario, Matacera Fabrizio, Tozzi Edoardo, Pagano Edoardo, Iannotta Simone
Donna Allieva 2.o anno: Rododendro Anna
Donne Esordienti 2.o anno: Carmani Celeste, Paolini Annalisa
Donna Esordiente 1.o anno: Brandi Nicoletta
Allievi 1.o anno: Laurenti Luigi, Cervini Tommaso
ID: Puccini Riccardo, Montauti Romelio
Mini PG e PG: Ogana Samuel , Gambogi Nathan, Bartolini Ranieri, Frangioni Marco, Musella Pietro, Menno Luis, Fontana Niccolò, Liperini Elias, Di Leo Luca, Mangino Arturo, Di Mascio Emanuele, Bianchi Gabriel, Tamagni Gianluca, Palladino Leonardo, Rafanelli Ottavia , Cortesi Asia
G2: Righetti Lorenzo, Biancalani Diego
G3: Piazza Giulio, Pileri Francesco
G4: Mauro Niccolò, Frangioni Riccardo, Righetti Alessio, Bicecci Matteo
G5: Sardi Lorenzo, Pierini Giacomo, Paolini Jacopo, Colli Alessio
G6: Costa Gioia, Mangino Agata, Cervini Mattia, Malaggese Mirko, Biancalani Nicolas, Neirotti Vittorio, Foresi Tommaso, Branconi Mattia, Rododendro Pietro, Lacchini Nicolas, De Simone Marco, Ruiu Tommaso
1600. I FORZATI AL LAVORO NELL’ARSENALE DELLE GALEAZZE DI PORTOFERRAIO
Parte Quarta
L’arsenale delle Galeazze insieme con quello di Livorno e Pisa era luogo dove non solo si costruivano ma si riparavano le galeazze che avevano ricevuto danni.(Vedi foto arsenale delle galeazze).
Le galeazze erano navi da guerra più grandi delle galee , a propulsione mista : remo e vela.
Nell’arsenale delle galeazze a Portoferraio trovavano il luogo per essere ricoverate e riparate .
Le funi che sì grande importanza hanno per la navigazione venivano intrecciate e lavorate nel Vicolo dei Funai lungo il bastione adiacente a via dell’Amore.
Ne parla nel 1729 il governatore della città Vincenzo Coresi del Bruno
“ MEMORIE
Sopra le Galeazze di S.A.R. che erano in Portoferraio
Memorie delle due galeazze di quando si tirorno dentro questi Arsenali ,e prima
….A dì 3 novembre 1638 venne la galera S. Cosimo la quale vi stiede mesi tre,
A dì 6 detto fu principiato il lavoro in notare tutto legname d’un Arsenale e zappato terra per affondarlo dal quale s’argusse che i detti arsenali fossero di già fatti
A dì 26 detto restorono disalberate le due galeazze
A dì 8 gennaio 1638 ab inc.ne restò tirata in terra e posta a suo luogo la galeazza Capitana
A dì 26 detto restò tirata e posta a suo luogo la Galeazza Padrona…..”
( pg 154-155 di “Zibaldone di memorie “Manoscritto. 1729. Vincenzo Coresi del Bruno. Copia dattiloscritta conservata nella bliblioteca comune Portoferraio)
Aurelio Scetti galeotto fiorentino dal 1565 al 1567 ha lasciato un disegno dove descrive la darsena di Portoferraio con le galee.(vedi foto)
Amelio Fara scrive “…Nel 1561 il Camerini compila il progetto di due corpi di fabbrica per l’arsenale .Nel maggio è in attesa di procedere alle opere di scavo e fondazione dei pilastri. Nel giugno si dà l’ordine di iniziare a cavare e fondamenti dè pilastri delli arsenali.In ottobre si è ancora in attesa di inuziare i pilastri e il lavoro subsce un arresto definitivo presumibilmente per la mancanza di fondi…Nel 1571 Buontalenti deve essersi ispirato al progetto camerinesco nello studiare la struttura dell’arsenale da costruirsi a Portoferraio pensando anche di applicarla all’arsenale di Pisa ,L’arsenale di Portoferraio risulta comunque terminato nei suoi due corpi ,secondo il progetto elaborato dal Buontalenti,all’inizio del 1575… “
(Cfr pg 19-20 di “Portoferraio.Architettura e urbanistica 1548-1877. A. Fara ,Tipolito Subalpina srl.Torino.1997)(Vedi foto)
In questi arsenali di S.A.R. in Portoferraio lavoravano i forzati alla catena.
Ce lo fa vedere con molta evidenza e chiarezza un disegno di Fabroni intitolato “ Nel Arsenale di Portoferraio “(vedi foto)dove si riconoscono lavoranti forzati alla catena che sono schiavi musulmani turchi in quanto rasati col ciuffetto di capelli ,in alcuni si vede anche la catena alla caviglia.
E’ un disegno ricco di particolari sui quali il Fabroni vuole richiamare l’attenzione : fa infatti capire che si tratta di forzati alla catena perché mostra sempre la catena con l’anello ad una caviglia della gamba,inoltre i vestiti ,la testa rasata di alcuni col ciuffetto dimostra che si tratta di forzati turchi resi schiavi al remo della galera.
IGNAZIO FABRONI (1642-1693)descrive la vita dei forzati alle galee con disegni ( in tutto 842) disposti in uno codice legato in pergamena col titolo “Album di ricordi di viaggi e di navigazioni sopra le galere toscane dall’anno 1664 all’anno 1687 del cavaliere Ignazio Fabroni “La raccolta di immagini è conservata presso la biblioteca nazionale Centrale di Firenze nel fondo Rossi Cassigoli e costituisce fonte di grande interesse per la conoscenza che apre a chi osserva tali disegni poiché descrivono gli aspetti più vari della vita che veniva condotta sulle navi dell’ordine di S. Stefano.
Il Fabroni realizza i disegni soffermandosi sui rematori musulmani,sui cavalieri di S.Stefano che come lui prestavano servizio militare a bordo,su alcune patologie osservate presenti nella ciurma ,sulle differenze strutturali tra le varie imbarcazioni ,sul paesaggio e sulle architetture di monumenti di alcune località toccate durante la navigazione.
Il tratto del suo disegno è efficace ed il colore,generalmente seppia, accresce il pregio visivo rendendo amabili le scene in cui le varie figure spiccano con i loro abiti,le loro acconciature, i loro volti ,offrendo così una visione della vita quotidiana di cavalieri, soldati ,schiavi, contadini, abitanti.
Il Fabroni,pistoiese, è cavaliere dell’ordine di S. Stefano istituto da Cosimo I de Medici nel 1561 .Questo è un nuovo ordine militare-religioso.che ricorda un po’ quello estinto dei templari.
L’ordine dei cavalieri di S. Stefano è voluto da Cosimo , da lui fondato il 1 ottobre 1561 e approvato dal pontefice Pio IV per tener libero il mare dai pirati barbareschi musulmani e proteggere il commercio marittimo specialmente in quel tratto di mare che si stende da Livorno all’isola d’Elba davanti alla costa toscana.
A Cosimo ,l’idea di decidere l’istituzione di questo nuovo ordine nacque in seguito ad un episodio bellico accaduto nel 1560 . Così scrive Emanuele Foresi “ …Compiuti questi atti che altro non rilevano il suo ingegno ,cercò sempre più di incoraggiare il commercio marittimo o nella stessa maniera armarsi tenendo purgate le coste toscane dalle infestazioni ,specialmente quel tratto di mare che si estende da Livorno all’isola d’Elba ; conoscendo che le sole galere pagate dallo stato non avrebbero potuto eseguir tanto ,a motivo che i Turchi erano soliti presentarvisi come successe nel 5 settembre del 1560 quando tre galere partite dall’Elba sotto gli ordini di Pietro Macchiavelli fiorentino ,nelle acque di Monte Argentale ,furono assalite da 16 galeotte turche comandate da un certo Menrè Corso rinegato.La zuffa fu tremenda ma di fronte alla maggiore forza del nemico le galere toscane doverono abbandonare la battaglia e darsi alla fuga, decise istituire un ordine militare ad imitazione dei cavalieri templari già estinti ,il quale dovesse tenere lontani i Barbareschi dai mari dell’Etruria ; e per eternare la memoria dei felici successi delle sue armi in terra per due volte segnalatesi negli anni avanti il giorno 2 Agosto invocò pel nuovo ordine militare la protezione del Santo martire Stefano papa,la cui festa si solennizza dalla chiesa cattolica in detto giorno.
Il Duca Cosimo raccomandò quest’ordine ed egli stesso si fece Gran Maestro ,dando ai componenti vari privilegi,obbligandoli a militare contro gli infedeli portando sul petto e pendente dal collo una croce simile a quella dei cavalieri di Malta ; nella forma stessa , ma di colore vermiglio ornata intorno d’oro.Ed avendo intenzione di destinare per loro residenza e seggio la città di Portoferraio , a tale effetto fece erigere nel 1562 una chiesa ed un convento sotto il titolo l’Invocazione di San Salvatore…. “
(Cfr pg 76 di “Storia antica e moderna dell’isola dell’Elba” E. Foresi. Parte Seconda .Portoferraio Tipografia Elbana 1884)
Il Fabroni è imbarcato nella primavera del 1664 come cavaliere sulla galera S. Cosimo della flotta granducale stefaniana dopo aver ottenuto la vestizione dell’Abito “per giustizia”.
Con un abito bianco e davanti una croce rossa solca i mari del Mediterraneo.
La marina stefaniana dopo essersi servita per circa un quarantennio del porto di Cosmopolis- Portoferraio con la creazione del porto di Livorno trovò una nuova base navale .Ogni anno le galere uscivano dal porto di Livorno con il compito di svolgere il solito viaggio di corso annuale ,chiamato la “caravana”,per combattere e catturare le navi pirate barbaresche . Era questa un’attività che le galere effettuavano durante la buona stagione di solito da maggio a settembre . Sia alla partenza che nel viaggio di ritorno verso Livorno una sosta obbligata delle galere era l’Elba ,isola nella quale l’Ordine aveva arsenali e poteva contare sull’ospitalità del Lazzeretto in caso di problemi sanitari.
Il Fabroni ha lasciato un disegno del porto di Livorno dove sostava con la sua galera: una veduta “longo il molo”dove annota il fanale di Livorno (lettera C) e ,dietro il fanale ,sulla sinistra annota i monti di Portoferraio (lettera A) , sulla destra annota la Capraia(lettera B) (vedi foto )
Il 16 agosto del 1673 il Fabroni, imbarcato come cavaliere sulla galera di S. Cosimo, è fermo all’Elba e con un disegno descrive quello che vede. La data è scritta nella nota sul disegno “Veduta di Portoferraio .16 agosto 1673.Del Gran Duca di Toscana”Il disegno è ricco di particolari della darsena con la Linguella e la sua torre ,il padiglione delle galeazze con i due corpi dell’arsenale omonimo,il forte Stella, la porta a mare,i mulini a vento, parte del fronte di terra delle fortezze che prospetta sulla darsena.
Nella descrizione del porto ci tiene a far sapere che appartiene al granduca di Toscana.
Durante questa sosta all’Elba Fabroni lascia altri disegni del lazzeretto verso il quale mostra schiere di soldati che salgono per la quarantena. E’attratto anche dalla gente del borgo e ritrae alcune figure femminili della Portoferraio del 1673 : signore in gruppo intente a recitare il rosario,con in collo un neonato,sedute su una seggiola circondate da animali domestici ,intente a fare la maglia, una bambina.
MARCELLO CAMICI
MARCIANA MARINA E IL FREDDO AI PIEDI
Al nord definiamo in questo modo chi ha il timore di esporsi. Non è propriamente vigliaccheria ma una stretta parente. Praticamente un famigliare. E quando si deve eleggere un nuovo Sindaco le famiglie contano. Ero presente al discorso di Berti. Berti ha seguito il modello Berlusconi quando ha organizzato il suo "NON MATRIMONIO".
Pasquale ispirato dal fantastico super Silvio ha iniziato la sua "NON CANDIDATURA".
La verità è che gli mancano persone credibili e preparate per presentare una squadra che comunque perderà le elezioni. Io voto alla Marina,sono uno di quelli che riceve ogni cinque anni le telefonate dei candidati. Un invito quinquennale per esprimere la mia preferenza salvo essere dimenticato il giorno successivo.
Comunque vada,alla Marina, sarà un disastro.
