Caro studente universitario,
ti riporto alcune righe di un articolo di Gian Antonio Stella del 30 settembre scorso, dove cita il libro di Roberto Perotti:
"…Quanto al quarto mito, quello secondo cui «l’università gratuita è una irrinunciabile conquista di civiltà, perché promuove l’equità e la mobilità sociale consentendo a tutti l’accesso all’istruzione terziaria», l’economista lo smonta pezzo per pezzo. I dati Bankitalia mostrano che nel Sud (dove il fenomeno è più vistoso) dal 20% più ricco della società viene il 28% degli studenti e dal 20% più povero soltanto il 4%. Un settimo. In America, dove l’università si paga, i poveri che frequentano sono il triplo: 13%. Come mai? Perché al di là della demagogia, spiega l’autore, l’università italiana è «un Robin Hood a rovescio, in cui le tasse di tutti, inclusi i meno abbienti, finanziano gli studi gratuiti dei più ricchi ». Rimedi? «Basta introdurre il principio che l’investimento in capitale umano, come tutti gli investimenti, va pagato; chi non può permetterselo, beneficia di un sistema di borse di studio e prestiti finanziato esattamente da coloro che possono permetterselo». Non sarebbe difficile."
Per rimanere sullo stesso tema, io ho amici ricercatori che sono andati negli Stati Uniti perché l·Università Italiana non è riuscita a offrirgli nessuna possibilità di ricerca. E sono laureati in matematica e filosofia… tanto per smontare il mito che le università private portano soldi solo ai corsi di laurea di ingegneria o di farmacia.
Il problema vero dell·Università è che ci sono più professori ordinari che ricercatori, che ci sono decine di corsi di laurea con un solo studente, che le nostre università hanno poche collaborazioni con l·esterno, che una volta sistemati molti ricercatori e professori smettono di far ricerca e di pubblicare!