Categoria : Opinione
Vicenza, 19 ottobre 2008
L’Italia è un paese di moderati (così almeno ci vogliono far credere) e di conseguenza tutto deve essere moderato. In termini politici spesso il temine moderato viene utilizzato dagli schieramenti partitici come qualcosa di non ben definito. Sono moderato ma non voglio questa cosa. Sono moderato ma sono contro quest’altra.
Essere a favore o essere contrario però significa avere una posizione ben definita, chiara e quindi collocarsi ad una estremità. Favorevole o contrario. Questo almeno sulle questioni di fondo, quelle che non ammettono vie di mezzo e per le quali diventiamo tutti, volenti o nolenti, intolleranti.
La moderazione invece si pone sempre su una posizione ambigua: contrario ma anche un po’ favorevole e viceversa, senza esprimere una decisione limpida, inequivocabile.
La difficoltà per gli “estremisti” nel dialogare con i cosiddetti “moderati” risiede nel fatto che questi ultimi, erroneamente, confondono spesso l’intransigenza con l’estremismo, con l’ottusità, e ancor più scioccamente, con qualcosa di irriducibilmente violento.
La perdita del significato delle parole quindi condiziona non poco molte posizioni e scelte sia politiche sia elettorali. Sparare può essere in fondo perdonato se chi esplode il colpo si dimostra poi moderato. Ridurre il popolo in schiavitù ed affamarlo può tutto sommato essere tollerato purché ciò avvenga con moderazione. Prosciugare i risparmi dei cittadini può essere sopportabile se avviene secondo truffaldina moderazione…e via di seguito.
Chi però, come noi, cerca di mantenere una giusta intransigenza e posizioni quanto più nette e comprensibili possibile, viene tacciato come “estremista” e quindi tendenzialmente escluso dal cosiddetto consesso civile e dai tavoli di discussione “moderati”.
Le coalizioni si chiamano tali perché dovrebbero comprendere soggetti tra loro differenti per discutere ed individuare posizioni e linee di fondo comuni e condivise; altrimenti se tutti dicessero le stesse cose tanto varrebbe avere un unico soggetto politico. Ma a volte il problema è proprio la difficoltà di accettare la discussione perché potrebbe risultare rischiosa e smontare teoremi o dogmi fittizi e strumentali.
Nei primi anni ‘90 il Governo firmò la famosa Legge 205 per perseguire pesantemente chi, come il sottoscritto, parlava di lotta all’immigrazione. Il tono di molti scritti accusatori dell’epoca si potrebbero tranquillamente riscontrare oggi nelle parole del Ministro dell’Interno o di altri politici della maggioranza, ma siccome il pulpito del Ministro è istituzionale, e quindi ovviamente “moderato”, non può essere perseguito.
Non a caso l’ultimo “saluto romano” compiuto da un “estremista” in pubblico e sanzionato con 8 mesi di condanna è del sottoscritto a Milano nel marzo del 2006. C’est la vie.
Nella società di oggi, non rinnegare il proprio passato giovanile, ma anzi sentirlo vivo e andarne fiero indipendentemente dalle scelte politiche, deve essere motivo di “vergogna” e non può essere tollerato dalla dittatura della moderazione: unica strada di “redenzione” concessa è l’abiura. Gli esempi si sprecano…e si dimostrano particolarmente convenienti in termini politici.
Chi invece, come noi, prosegue sulla strada dell’Onore, dovrà sempre scontrarsi con l’ipocrisia dei “moderati” che hanno rinchiuso, a doppia mandata, gli scheletri nell’armadio, svenduto la memoria e rinnegato il passato.
Godiamoci quindi in tutta moderazione le truffe bancarie, i godibilissimi frutti dell’immigrazione, l’incremento della criminalità in gran parte d’importazione, l’aumento dell’instabilità sociale, della precarietà, della proletarizzazione, delle vecchie e nuove povertà!
Moderate gente, moderate…
Piero Puschiavo
Segreteria Nazionale
Movimento Sociale Fiamma Tricolore