Se l’Isola d’Elba, negli ultimi cinque anni di opposizione di Marco Landi, poteva comunque essere presente a Firenze e trarne beneficio, oggi non è più così.
Forse perché, nelle ultime settimane, si è ripetuto con grande convinzione che “l’elbano non deve votare obbligatoriamente l’elbano”.
Un’affermazione corretta — in una democrazia ognuno è libero di votare chi vuole — ma che può apparire un po’ perversa se si riflette su chi, in realtà, questa frase finisce per penalizzare.
Questo risultato è stato anche il frutto del voto elbano a favore della candidata livornese, sostenuta da alcuni individui, tra cui uno che poi si è pubblicamente mostrato dispiaciuto per la mancata elezione dell’elbano in Consiglio.
Il “fratello d’Italia” ha appoggiato la sua “sorella d’Italia”, sottolineando come — secondo loro — a differenza del candidato elbano, lei rappresentasse valori quali serietà, impegno e coerenza.
Voti tolti all’elbano, dunque.
Il fatto è semplice: l’Elba conterà meno di quanto avrebbe potuto contare nei cinque anni passati.
E nessuno, nessuno, nessuno ne trarrà beneficio.
Un elbano sostenuto da 5.245 persone avrebbe potuto continuare a portare la voce, non solo di queste, ma di tutti. Perché il fine è uno: il bene comune, della provincia di Livorno, dell’Elba, che più che mai deve essere rappresentata — e non bersagliata da attacchi mirati.