[IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_35/muf.JPG[/IMGSX]Con particolare enfasi, il Parco Nazionale Arcipelago Toscano ha divulgato una lettera (pubblicata da Green Report) inviata al Presidente Sammuri in cui un “gruppo di prestigiosi ricercatori” – colti da irrefrenabile desiderio di prendere le sue difese – ribadiscono “l’opportunità della eradicazione dei mufloni dall’Isola del Giglio”, prendendo carta e penna per mettere in dubbio il recente studio scientifico che ne certifica “l’unicità” (vedi: #ALIENI / Studio scientifico: il DNA dei mufloni del Giglio è “unico al mondo”).
Diciamo subito, prima di entrare in argomento, che gli estensori di “pronto intervento” sono effettivamente di “chiara fama internazionale”: scienziati e professori universitari, sovente consulenti di Enti di ricerca quali l’ISPRA. Un vero e proprio “sinedrio cattedratico”. Prendiamo, per esempio, il più illustre (non me ne vogliano gli altri) di tutti: Folco Giusti di Massa. Un curriculum che fa provincia: oltre ai titoli universitari, membro dell’Accademia dei Fisiocratici e financo Consigliere del Sovrano Militare Ordine dei Cavalieri di Malta. Nonchè autore di un – purtroppo ingiustamente misconosciuto – romanzo: “L’Isola dell’ultimo ritorno”, ambientato nel V secolo dopo Cristo e che narra le peripezie di Rufio, figlio di Claudio Rutilio Namaziano, che si dipanano attraverso invasioni barbariche e avvento dei primi Cristiani. Ci sarebbe da dire, per la verità, che la sua biografia lo raffigura come “specializzato in morfologia ultrastrutturale in particolare di cellule riproduttive dei molluschi terrestri e d’acqua dolce della regione paleartica“, ma di fronte a cotanto personaggio queste sono quisquilie.
Dunque, la lettera: già l’introduzione di Green Report è invero alquanto balzana. Perchè, rovesciando l’onere della prova, scrive che: “la recente pubblicazione dello studio “Islands as Time Capsules for Genetic Diversity Conservation: The Case of the Giglio Island Mouflon” su MDPI e la nota di Corradino Guacci, presidente della Società italiana per la storia della fauna, mettono in dubbio le tempistiche, la necessità e le basi scientifiche (ma quali?) dell’eradiacazione dei mufloni dall’Isola del Giglio attuata dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano”. Cioè, una ricerca, pubblicata su una delle più prestigiose riviste scientifiche, avversa a un progetto (Let’s Go Giglio) che non ha prodotto alcuno studio a supporto, come ammesso dallo stesso Sammuri a La Repubblica: “E’ universalmente noto che nelle isole gli ungulati sono dannosi per la biodiversità, perciò non abbiamo buttato soldi in uno studio specifico sui danni arrecati dai mufloni all’Isola del Giglio”. Postilla: per fare uno “studio specifico”, no; per dare 25.000 euro all’ISPRA come “premio di risultato” per l’Accordo di cooperazione per l’elaborazione del Piano di eradicazione dei mufloni invece sì…
Ma veniamo al contenuto epistolare degli illustri scienziati di “pronto intervento”: nel dichiararsi “stupiti dal negativo clamore mediatico che un’iniziativa opportuna e utile attivata dall’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha recentemente avuto”, essi volontariamente si prestano a fare “il punto della situazione e chiarire alcuni punti sollevati dallo studio e da chi lo ha ripreso e rilanciato”. Adesso, mi son detto, mi aspetto una forbita enunciazione di rigorose ricerche scientifiche a supporto delle teorie del Parco. Vana attesa. Perchè, tralasciando l’incipit e una lunga (e prolissa) divagazione che ha spaziato dall’Olocene al Pleistocene per finire (“forse”, ipsi dixerunt) al Neolitico, ecco testuale la loro conclusione: “Quanto alla eventuale (per la verità scientificamente provata, NdA) permanenza di geni ancestrali nella popolazione di mufloni introdotta nell’Isola del Giglio negli anni ‘50, entriamo in merito soltanto per ricordare che, in base a fonti diverse (quali?), i mufloni del Giglio dovrebbero o provenire tutti dagli allevamenti di Miemo (Pisa) o essere stati immessi al Giglio dalla Sardegna e Corsica per poi venire importati a Miemo. Comunque sia, a Miemo vivono oggi centinaia di individui, presumibilmente anch’essi latori della stessa caratteristica genetica dei mufloni del Giglio, anche se venisse confermata l’assenza di questa nelle popolazioni attuali di Sardegna e Corsica. Non pensiamo pertanto che esistano oggi gli estremi per una campagna mediatica negativa sull’iniziativa del Parco, che ci appare giustificata da appropriati scopi”.
Beh, se è vero – come è vero – che Giampiero Sammuri ha recentemente dichiarato che “Quando si parla di conservazione della biodiversità ci vuole la Scienza”, francamente il risultato prodotto da cotanto “sinedrio cattedratico” appare quanto meno deludente… Si può dire che si poteva fare di meglio? Ah, un’ultima curiosità: ma se uno studente all’ultimo esame di zoologia si fosse presentato con una Tesi siffatta, gli illustri Professori gli avrebbero dato la Laurea cum laude o gli avrebbero stracciato il libretto universitario in faccia?
GIGLIO / I mufloni e la scienza “presumibile”