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MARCELLO CAMICI da MARCELLO CAMICI pubblicato il 30 Ottobre 2019 alle 4:51
[COLOR=darkblue][SIZE=5]UNO SGUARDO ALLE RADICI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE . I BENI CULTURALI DELL’ISOLA D’ELBA [/SIZE] [/COLOR] d’Elba,dove vivo,sento spesso parlare e leggo che bisogna riappropriarci della nostra identità per riscoprire un valore. Come può accadere questo ? Per riappropriarci della nostra identità bisogna ricercare le radici nostre. Il binomio beni paesaggistici-beni culturali che costituisce il nostro patrimonio culturale così come identificato nel “codice dei beni culturali e del paesaggio “ dello stato italiano, può aiutare nella ricerca delle radici. La sensibilità collettiva per tal binomio c’è verso la natura,i beni paesaggistici, mentre verso i beni culturali è molto bassa e la si nota guardando lo stato dei beni archeologici. Questi sono solo una parte dei beni culturali. Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo insieme con l’Istituto Centrale per il catalogo e la documentazione ha predisposto un “catalogo generale dei beni culturali” che sono classificati in:archeologici,architettonici e paesaggistici,demoetnoantropologici,fotografici,musicali,naturalistici,nu mismatici, scientifici e tecnologici,storici e artistici. In base alla categoria i beni sono poi identificati in : immateriali,immobili,mobili. C’è un sbilanciamento di attenzione e di considerazione verso il paesaggio ( beni naturalistici-paesaggistici) evidente non solo nella sensibilità popolare ma anche nelle istituzioni basti leggere ,ad esempio , il calendario di attività predisposto per il 2019 dal parco nazionale dell’arcipelago toscano e chiamato “Vivere il parco” Una maggiore attenzione e sensibilità collettiva per i beni culturali avrebbe enormi benefici socio-culturali e potrebbe essere fonte di lavoro . Una maggiore attenzione e sensibilità popolare verso i beni culturali farebbe conoscere meglio il rapporto uomo-risorse naturali aiutando a comprendere un altro rapporto,quello spirituale che ha legato la comunità umana alle risorse naturali,rapporto che è alla radice della sostenibilità. Se ciò accadesse anche la politica che ha il còmpito di amministrare sarebbe costretta ad agire. I beni culturali sono l’eredità culturale nostra e “l’eredità culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano,indipendentemente da chi ne detiene la proprietà,come riflesso ed espressione dei loro valori,credenze,conoscenze e tradizioni,in continua evoluzione.Essa comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione nel corso del tempo fra le popolazioni e i luoghi; una comunità di eredità è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale,e che desidera,nel quadro di un’azione pubblica,sostenerli e trasmetterli alle generazioni future”(Art 2 Convenzione di Faro) Quale destino e quale futuro per le risorse ereditate dalle popolazioni elbane dal passato ? La risposta è scritta leggendo le relazioni,i libri degli esperti,le carte che trattano del patrimonio storico archeologico e delle emergenze storico-culturali dell’isola. La risposta è scritta anche guardandoci semplicemente intorno. Ad esempio,è guardando lo stato dei beni storici ed artistici dell’isola che si ha risposta. Un patrimonio che ha subito continua diaspora : dalle migliaia di anfore trafugate agli oggetti conservati in musei di Firenze,Napoli,Londra,Livorno,Reggio Emilia,Ginevra che appartengono ancora all’Elba,alla sua storia,ai suoi abitanti. A questi musei deve andare il nostro ringraziamento per averne determinato la conservazione ma oggi,esaurite le circostanze contingenti che li hanno portati a quei musei devono ritornare nel loro territorio. Cosa si è fatto e si fa per questo ? Cosa si è fatto e si fa per la difesa e la valorizzazione dei siti archeologici? La risposta è nei fatti. Due esempi soltanto. Nel golfo di Lacona,fra Laconella e Capo di Bove,negli anni sessanta del secolo scorso furono descritti in pubblicazioni scientifiche e di larga divulgazione reperti del paleolitico medio e superiore .Al Profico nelle vigne di Capoliveri esiste la più ampia e documentata necropoli etrusco-ellenestica dell’Elba ,reperti documentati sin dall’ottocento da Giacomo Mellini. Campagne mirate di scavo nel primo caso avrebbero senza alcun incertezza portato conoscenza su villaggi di 40-15 mila anni fa e nel secondo caso scavi mirati nella zona cimiteriale avrebbe potuto portare alla luce molti altri reperti contribuendo così non solo al progresso scientifico delle conoscenza ma anche allo sviluppo turistico. Oggi nelle zone di Laconella e del Profico sorgono case,ville e villette. L’espansione edilizia ha occultato la possibilità di reperire elementi fittili e villaggi paleolitici a Laconella , e tombe etrusche al Profico. La presente pubblicazione non è una guida né un saggio o una ricerca sui beni culturali dell’Elba ma più semplicemente uno sguardo di un non addetto ai lavori che è il sottoscritto. Ne elenco cinquanta ,tra materiali ed immateriali, di tipo archeologico,architettonico,demo antropologico,storico,artistico e religioso. Li definisco “minori” non per importanza ma per notorietà. L’elenco si chiude con un bene culturale immateriale:il mito di Porto Argo. All’Elba il mito la fa da padrone:che dire del mito di Napoleone o di Cosimo I de Medici. Il mito degli Argonauti è ancora più antico essendo quello dei navigatori protostorici. Uno sguardo dunque alle radici della sostenibilità cioè alla conoscenza dei beni culturali dell’isola d’Elba ,terra chiamata da chi vi è nato “lo scoglio”. Se poi fosse utile ad incrementare la sensibilità collettiva verso questi beni avrebbe raggiunto un importante fine. Questo libretto è perciò dedicato e indirizzato dapprima agli abitanti dell’Elba,perché sono loro i primi a dover conoscere essendo eredi delle risorse ereditate dal passato togliendole dall’oblìo in cui giacciono e poi a coloro che hanno responsabilità amministrative pubbliche.
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