[COLOR=darkblue][SIZE=5]MARCIANA E LA ZECCA INESISTENTE - LA REGIONE TOSCANA TACE [/SIZE] [/COLOR]
I responsabili passano ma la P. A. resta. Inutile nascondersi dietro un dito quando il danno erariale è quello dello Stato e quindi di tutti cittadini senza alcuna distinzione politica
di Alberto Zei
Premessa - Nel 2011 oltre 60 studiosi di tutto il mondo contribuirono con la loro scienza numismatica a ‘costruire’ due ponderosi volumi per un totale di 1664 pagine che “raccolgono la documentazione di tutte le zecche italiane dal V secolo d. C. fino all'Unità d'Italia. Si tratta di una ingente massa di dati ampiamente documentati e raccolti per la prima volta in un'unica opera”. Tale opera, che uscì con il titolo “Le zecche italiane fino all’Unità”, fu pubblicata dall’Istituto Poligrafico dello Stato e fu curata dalla Prof.ssa Travaini dell’Università di Milano, considerata a ragione, dovunque, un’autorità in fatto di numismatica e di sedi di zecche.
Orbene: nel mese di novembre 2017 intervistai la Prof.ssa Travaini sulla storia delle zecche. L’ ultima domanda riguardò la discussa veridicità della zecca di Marciana, com’è noto ubicata in un ipogeo scavato nel granito, che il Comune ha dotato di allestimento museale, aprendola a pagamento al pubblico.
Disconoscimento di autenticità - La professoressa respinse con decisione l’ipotesi di una zecca a Marciana affermando perfino: “Quando ho saputo della attuale riesumazione della Zecca di Marciana e addirittura dell'apertura del museo di questa presunta Zecca ho avuto davvero una brutta sorpresa. Mi è sembrato quasi che tutto il lavoro decennale da me fatto per dare chiarezza storica alle zecche italiane sia stato inutile”.
L’intervista fu pubblicata sia in significative riviste di archeologia e numismatica nazionali ancora reperibili in internet, sia sulla stampa on line dell’Elba affinché ne fosse informato anche il Comune di Marciana. Poiché questa cittadina non ha bisogno di attrarre visitatori con invenzioni storiche perché trasuda di storia ‘vera’ da ogni via che si percorre, l’ aspettativa principale era che il Comune, proprio perché allo scopo aveva speso qualche decina di migliaia di euro, facesse le necessarie verifiche sentendo la Prof.ssa Travaini o comunque esperti diversi da quelli locali a suo tempo retribuiti per il progetto zecca.
La pubblica partecipazione - Niente però di tutto questo è avvenuto. “Il museo della zecca” è stato riaperto nella stagione estiva per la quinta volta consecutiva senza verifiche scientifiche: il Comune continua a diffonderne le notizie sul suo sito ufficiale; la pubblicità non si è fermata; i turisti hanno continuato a entrare a pagamento seguendo l’insegna a bandiera che indica una zecca che non c’è mai stata.
Nel caso che, come sembra, i finanziamenti per il progetto zecca di Marciana provengano anche dalla Regione Toscana, considerata l’ insensibilità sul tema da parte del Comune, si renderebbe necessario l’intervento della stessa Regione per chiarire se, come fanno chiaramente intendere i veri esperti, siamo di fronte a una mistificazione che si rinnova di anno in anno. Proseguendo, infatti, su questa via, non si fa un bel servizio né a Marciana, né all’Elba, né alla Toscana, né agli ignari visitatori di un museo fondato sulla pubblica credulità di questa fantasmagorica zecca e tanto meno al nostro Paese che vive della autenticità del proprio patrimonio artistico e della credibilità del mondo intero.
La versione del Comune di Marciana - L’ostinazione del Comune di Marciana, che con le sue affermazioni conduce a un travisamento della realtà, è degna di miglior causa. Ecco cosa scrive l’Amministrazione nel suo sito ufficiale senza disporre, però, di alcun supporto storico che possa dimostrare quanto sostiene.
“La Zecca di Marciana venne fatta realizzare dalla famiglia Appiani intorno agli ultimi anni del Cinquecento. Il paese di Marciana infatti, fu utilizzato dai Principi di Piombino come residenza estiva, collocata nell’attuale “palazzo Appiani”. Le motivazioni della scelta di Marciana anziché in altro centro dell’isola sono molto verosimilmente da ricercarsi nella relativa vicinanza con Piombino, nell’esistenza, in prossimità del palazzo, di una struttura fortificata e nell’essere Marciana l’unico paese elbano in contatto visivo con Piombino. Originariamente la Zecca era composta da tre ambienti adibiti alla coniazione di monete emesse nel Principato di Piombino, in cui si apriva un cunicolo scavato nella roccia granodioritica usato come probabile deposito monetario.”
La realtà dei fatti - E’ appena il caso di osservare che:
• non esiste alcun documento che comprovi la realizzazione della zecca a Marciana alla fine del XVI secolo o in qualsiasi altro momento;
• a Marciana non esiste un palazzo Appiani, ma solamente la casa di Grimaldo Bernotti, majordomo degli Appiani;
• Marciana non era sicura, come dimostra il fatto che il pirata Dragut la devastò intorno alla metà del Cinquecento: la sua ‘ struttura fortificata” (la Fortezza), peraltro lontana circa 100 metri dalla zecca, non era adatta a sostenere i terribili attacchi barbareschi;
• non esiste alcuna antica testimonianza o serio documento storico che indichi Marciana come sede di zecca e tanto meno, ovviamente, che questa fosse composta da tre ambienti e da un cunicolo usato come deposito monetario. Inoltre non è assolutamente credibile che il Principe di Piombino fosse tanto “illuminato” da far scavare nel duro granito un’opera ciclopica per impegno e fatica al fine di realizzare un luogo di coniazione di monete in mezzo al mare, ossia all’isola d’Elba, poiché in caso di attacco piratesco il ricorso liberatorio più rapido e conveniente sarebbe stato solo… quello del pianto;
• la narrazione di questa fantasmagorica zecca riesce ancora a stupire con fantasie come questa del cunicolo ad uso di cassaforte.
• non c’è alcuna motivazione per la quale una piccola zecca, com’era quella di Piombino, gravata peraltro da seri problemi, dovesse creare una succursale a Marciana;
• nessuno ha mai visto o descritto, per il semplice fatto che non esistono, le monete coniate a Marciana.