No caro Signori! Le vostre parole non giustificano, hanno l’odore stantio della diplomatica opportunità politica del momento: “Impegno comune… sostenere il dolore… ringraziamo i soccorritori… esame sulle cause di quanto accaduto”. Sono frasi che dall’alto dei miei settant’anni ho già sentito, e ripetutamente. Così come ho già sentito nel perpetrarsi delle stragi di stato, quelle dei politici di turno: “una cosa inaccettabile per una nazione come l'Italia…far sentire la vicinanza dello Stato alle famiglie delle vittime”, per arrivare a quelle più penose di chi, avendo gestito questo nostro povero paese per decenni si sente chiamato in causa e urla allo “sciacallaggio politico”.
La realtà è un’altra cari signori: il crollo del ponte Morandi è l’emblema del crollo di un intero paese, è il simbolo del crollo della moralità, dell’efficienza, della volontà di fare, e di contro è il trionfo della burocrazia asfissiante che ci imponete, ci assilla e ci paralizza, è il trionfo del banale “essere” che ha sostituito il “fare”, è il trionfo della mediocrazia contornata dalla presunzione demoralizzante che emerge dalle vostre parole. Avete travolto questo paese con una mediocrazia che deprime, sconcerta e umilia, non solo perché voi mediocri avete preso il potere, ma soprattutto perché i capaci o i competenti veri che potrebbero mettere in crisi il vostro sistema e le sue convenzioni li avete esclusi, e tutto è relegato nello specifico confine del “politicamente corretto”.
Non sono bastate le segnalazioni di chi nove anni fa aveva segnalato le abnormi sollecitazioni delle strutture portanti del ponte a seguito dell’incrementato traffico veicolare e del suo aumentato peso, e che addirittura portò all’elaborazione di un piano per un suo smantellamento e la costruzione di un sistema alternativo. No! non fu un allarme sufficiente allora, si è atteso altri 10 anni perché si verificasse la tragedia che non può oggi essere definita una fatalità, che evidenzia solo la vostra immensa incapacità e immobilità.
A noi oggi non rimane che racchiuderci in noi stessi, ascoltare ammutoliti ed affranti dal dolore i vostri comunicati, e guardare, con gli occhi inumiditi, i vostri filmati.
E’ bene che sappiate che oggi milioni di italiani piangono quei giovani e meno giovani che hanno perso la vita percorrendo quella strada, per taluni fonte di immensi profitti, per andare o tornare dal lavoro o magari per qualche giorno di vacanza.
E’ bene che sappiate che milioni di italiani oggi, al di là delle vostre convenevoli parole, vi ritengono responsabili di quanto accaduto.