La dissonanza cognitiva
Perchรฉ persone mediamente intelligenti, magari anche al di sopra della media, si ostinano al di la di ogni ragionevolezza a difendere scelte che sono state ormai ampiamente dimostrate sbagliate, dagli uomini, dal territorio, da sentenze, oltretutto non con argomentazioni concrete, ma solo con dei "no"?
A Rio Nell'Elba il famoso parcheggio รจ incostruibile. E' un fatto; il terreno scelto รจ a elevato rischio idrogeologico.
Ciononostante sono stati richiesti e utilizzati finanziamenti quasi doppi, rispetto al preventivato, inutilizzabili, provocando un danno erariale; รจ un altro fatto.
Eppure, per la contestazione di questi 2 fatti ben precisi, in una ultima disperata difesa del proprio operato si utilizzano 770 parole, ricche solo di banali negazioni e offese personali degne di una denuncia per diffamazione, che certo con la poesia hanno ben poco a che fare.
ยซSรฌ, ho sbagliatoยป; oppure ยซavevi ragione tuยป. Non si sente dirlo cosรฌ spesso purtroppo. Eppure capita ogni giorno di fare errori evidenti, da conti che non tornano, indicazioni errate, manovre sbagliate ... etc. etc.
Perchรฉ รจ difficile ammettere i propri errori?
Due famosi psicologi Carol Tavris ed Elliot Aronson, attribuiscono alla "dissonanza cognitiva" l'incapacitร di ammettere i propri errori.
Un esempio celebre di dissonanza cognitiva รจ rappresentato nel celebre racconto La volpe e l'uva, tratto dalle Favole di Fedro, in cui la dissonanza fra il desiderio dell'uva e l'incapacitร di arrivarvi conduce la volpe a elaborare la conclusione - non suffragata perรฒ da dati reali - che "l'uva รจ acerba".
"Giustificare le proprie scelte contro ogni ragionevole dubbio, ed eliminare possibilmente i nostri stessi dubbi a riguardo. ร questa la "dissonanza cognitiva", un meccanismo mentale umano rilevato dallo psicologo Leon Festinger nel 1956. Detto altrimenti, consiste nella razionalizzazione dell'irrazionale. In base a una nuova serie di ricerche condotte sui primati e sui bambini, gli psicologi di Yale hanno esteso la diffusione di tale meccanismo e ne hanno rivisto i motivi scatenanti, dimostrandone l'origine istintuale."
C'รจ perรฒ anche chi crede che sia una questione di potere.
"lโidea di base รจ che in ogni relazione ci sia una parte forte e una parte debole, un vincente e un perdente, e farsi cogliere in fallo significa oscillare pericolosamente verso il lato sbagliato.
Non vogliamo confessare un errore perchรฉ temiamo che comporti una squalificazione dellโego, per quanto piccola, e dunque una perdita di potere sulle cose e sugli altri. Meglio negare a oltranza.
Meglio deresponsabilizzarsi a oltranza.
Meglio rovesciare la colpa altrove, lamentarsi, invocare ragioni di benaltrismo, o litigare fino allo stremo.
Alla fine, sarร come se nulla fosse accaduto. Se lโipotesi รจ sensata, lโammissione del torto รจ vista non come la correzione di un enunciato (una questione relativa al mondo, a come sono di fatto le cose), bensรฌ come una diminuzione della propria soggettivitร (una questione che riguarda me).
E di conseguenza, chi ti corregge non sta migliorando il complesso dellโinformazione:
sta cospirando contro di te. Lo stronzo.
Dunque: sรฌ, sbagliare รจ tremendamente irritante, a volte comporta seri rischi professionali, e dovremmo sforzarci tutti di non fare errori. Ma ammettere di averne fatto uno fa bene a chiunque, se stessi compresi: ci fa capire che non siamo esseri infallibili (per cui tutti gli altri sono pazzi o in cattiva fede), e contribuisce ad aggiustare un pezzo di mondo che avevamo rotto, consapevolmente o meno. Serve solo un poโ di onestร intellettuale โ e neanche tutto questo coraggio."
Non voler ostinatamente ammettere errori che inevitabilmente si possono fare in un lungo percorso politico non รจ degno di chi per tanto tempo ha avuto la fiducia di tante persone oneste e vorrebbe ancora averla.
Ammettere un errore non deve voler significare perdere credibilitร ed immagine, bensรฌ apparire come persone normali, capaci di fare cose buone, ma anche di sbagliare.
L'ammissione dei propri errori non deve essere visto come un segno di debolezza, ma anzi di saggezza.
Ammettendo i propri errori si esprime un modo concreto per volerli correggere, non ripeterli.
Riconoscere apertamente l'errore ed ammettere la propria umana fallibilitร , non fa che evidenziare l'onestร , la professionalitร , la serietร , la forza, il coraggio, ... l'umiltร .