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Michelangelo Zecchini da Michelangelo Zecchini pubblicato il 17 Febbraio 2018 alle 9:54
[COLOR=darkblue][SIZE=5]MARCIANA MARINA: APPUNTI DI GEOLOGIA E PREISTORIA [/SIZE] [/COLOR] Se ti lasci alle spalle โ€œla graziosa marina che espone in modo civettuolo le facciate bianche delle sue caseโ€ (L. Simonin, 1868), e ti inoltri verso il monte, puoi ancora scorgere le tracce dell'ordinato lavoro che, nel corso del XIX secolo e agli inizi del seguente, consentรฌ agli abitanti di suddividere il territorio in caratteristici 'orti conchiusi', ossia campi delimitati da muretti inframezzati da altrettanto tipiche viuzze. Gli uni e le altre, purtroppo, sono stati ridotti a brandelli dall'invadente 'modernizzazione' urbanistica, il cui rispetto per la storia e per il paesaggio antico รจ stato assai prossimo allo zero. Ma, a ben guardare, c'รจ qualcosa di piรน del profumo ottocentesco emanato dagli orti riquadrati: c'รจ un complesso e affascinante intreccio di geologia e di preistoria in gran parte ancora da indagare e da scoprire. L'accurata carta geologica dell'Isola d'Elba 1: 25000 pubblicata nel 2015 dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) mostra un lungo deposito di frana costituito da โ€œmateriale eterogeneo ed eterometrico recenteโ€ fra il piano di S. Lorenzo fino alle localitร  Ontanelli (a occidente) e La Soda (a oriente). All'altezza di Timonaia, percorrendo la provinciale 25, รจ facile notare che il possente accumulo franoso รจ composto in prevalenza di massi e di clasti granitici. Procedendo verso il mare, i pietroni di granito scompaiono per lasciare il posto a uno strato abbastanza spesso di fertile terriccio sabbioso e limoso con qualche ghiaia. Ma una ricognizione geologica eseguita nel 2015 nell'area mediana di Ontanelli ha dimostrato che la scomparsa รจ solo apparente. L'indagine, effettuata dall'Associazione Ilva/Isola d'Elba con il coordinamento del prof. Carlo Alberto Garzonio, direttore del dipartimento di Scienze della Terra presso l'Universitร  di Firenze, ha accertato che la distesa di blocchi granitici, obliterata nel tempo da uno spesso deposito alluvionale dovuto soprattutto alle esondazioni dell'uviale di Marciana, ricompare a circa 2 metri sotto il livello attuale del terreno. Inoltre l'osservazione di varie trincee di fondazione per nuove abitazioni (e altro) ha permesso di appurare che la frana continua, a profonditร  variabile, verso il mare. Il deposito alluvionale รจ stato riferito dall'ISPRA all'Olocene, ossia a un ampio arco di tempo che va da circa 10.000 anni fa fino, sostanzialmente, ai nostri giorni. Ancora piรน vasto e indefinito รจ il periodo (Pleistocene-Olocene) a cui il medesimo Istituto ha attribuito l'ammasso franoso. Per quanto ancora manchino datazioni radiometriche, credo che la platea di massi granitici vada inquadrata in un momento del cataglaciale del Wurm IV, quando il clima cominciรฒ a evolversi in senso caldo. Com'รจ noto il picco di freddo, verificatosi intorno ai 20-18 mila anni fa, fece abbassare il livello del mare di ben 110/120 metri e prolungรฒ le terre emerse 'marinesi' verso nord fin quasi a toccare l'isola di Capraia. Se la cronologia della frana per ora va considerata niente piรน che un'ipotesi, รจ invece un dato di fatto la frequentazione della zona da parte di gruppi umani in tempi successivi, allorchรฉ sopra la frana stessa si era assestata la coltre alluvionale. Proprio nel piano di Marciana Marina, infatti, nel secolo scorso furono recuperate cinque cuspidi di freccia eneolitiche (circa 4.500-4.000 anni or sono), oggi conservate presso il Museo Preistorico Etnografico Pigorini di Roma. E, se dobbiamo credere ai racconti e alle descrizioni dei nostri vecchi, durante la lavorazione dei campi emersero piรน volte anche piccole asce neolitiche di pietra levigata, a occhio e croce risalenti a 5.000 anni fa e forse piรน. Michelangelo Zecchini
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