[COLOR=darkblue][SIZE=4]ANNO NUOVO : IL DISSALATORE DI MOLA RAPPRESENTERÀ’ PER L’ELBA L’EVENTO DEL 2018? [/SIZE] [/COLOR]
di Marcello Meneghin
La buona tecnica costruttiva e quella di esercizio degli acquedotti, in uno con le disposizioni legislative regionali, impongono la razionalizzazione degli acquedotti mediante costituzione di grandi reti ad estensione regionale e, quando le condizioni locali lo consigliano, anche extraregionali. Ne derivano vantaggi notevoli non solo per la maggior sicurezza di esercizio ma anche per i migliori risultati tecnici ed economici dovuti alle svariate possibilità, di tutela dell’ambiente e di economia di gestione ma soprattutto di scelta oculata e razionale delle fonti.
Non c’è dubbio che l’Isola d’Elba debba, anche se in un futuro lontano, far parte anch’essa di un grande acquedotto che la toglierà dall'isolamento e dai disservizi idrici cui è soggetta. Si tratta per ora solo di disposizioni e leggi senza impiego dei grandi capitali che il nuovo schema acquedottistico richiederebbe ma si impone, fin dalla sua approvazione la, congruità con il sistema generale di tutte le opere che vengono nel frattempo costruite ivi comprese anche quelle in programma all’Isola d’Elba. Si deve purtroppo rilevare come queste ultime non siano affatto studiate come futura parte del grande sistema idropotabile toscano, non risulta nemmeno definito uno schema tecnico-economico provvisorio e teso a risolvere localmente e temporaneamente i problemi di insieme del rifornimento idropotabile elbano in attesa della redazione definitiva di progetto generale. Ciò trova conferma nel fatto che ci sono troppe importanti decisioni ancora da prendere: non si sa ancora se il dissalatore di Mola, sarà affiancato da un secondo e da un terzo simile impianto di dissalazione dell’acqua di mare oppure se ci si orienterà su una seconda condotta sottomarina di collegamento con il continente. Anche in questo caso non è affatto noto se il nuovo collegamento idraulico avverrà con la val di Cornia oppure se ci si rivolgerà a qualche altra rete acquedottistica della terraferma. Anche la decisione in base alla quale un sistema idropotabile come quello in argomento subisca tra breve una vera rivoluzione quale è l'utilizzazione dell’acqua di mare, esula totalmente dalle citate regole di razionalizzazione a largo raggio immediata o futura.
In aggiunta a tutto questo, ciò che manca in tutti gli studi preparatori della soluzione desalinizzatore di prossima costruzione a Mola è una procedura essenziale che può riassumersi in una sola frase: la compensazione delle portate che è assolutamente irrealizzabile all’Elba nè lo sarà nemmeno quando sarà costruito il desalinizzatore di Mola. In altri termini, ciò di cui si evita di trattare sono le opere atte a coprire un fabbisogno idropotabile come quello elbano che è variabilissimo di stagione in stagione, di mese in mese e di giorno in giorno essendo l’Elba dotata soltanto di una produzione idrica a portata costante per 365 giorni all’anno e la cui modulazione è a senso unico in quanto può soltanto diminuire fermando pozzi, sorgenti e dissalatore ma, per mancanza di serbatoi di compensazione, non può mai aumentare rispetto alla portata prodotta.
Il paradosso quasi incredibile è rappresentato dal fatto che l’acquedotto elbano, pur essendo dotato di ben una cinquantina di serbatoi per un volume complessivo di oltre 50 000 mc chiamati impropriamente di compensazione giornaliera, in realtà non è in grado nemmeno di effettuare la compensazione delle 24 ore giornaliere. E’ tecnicamente dimostrato che molti dei serbatoi esistenti non possono affatto riempirsi di notte e svuotasi nelle ore diurne di grande consumo del giorno successivo per il semplice motivo che essi sono soltanto degli invasi di transito dei volumi idrici , transito del tutto casuale nel corso delle 24 ore della giornata. Infatti, essendo la rete di distribuzione costituita da un insieme di piccole reti poste in serie e con proprio serbatoio, ognuno di questi depositi riceve le acque da monte e le conserva per tempi del tutto imprevedibili in quanto solo una minima parte di acqua viene immesse nella locale rete di distribuzione mentre il grosso della portata viene sollevata per riempire il successivo serbatoio il quale a sua volta va avanti con la stessa serie di funzioni tutte di tipo casuale essendo i serbatoi condizionati dalla necessità primaria di riempimento di un serbatoio appresso dell’altro.
Se all’Isola d’Elba sussistono già problemi di questo tipo, figuriamoci cosa accadrà quando sarà in funzione il dissalatore il quale potrà produrre soltanto una portata assolutamente costante ed avrebbe estremo bisogno di un suo serbatoio atto ad immagazzinare l'acqua desalinizzata durante i periodi di minor consumo per consentire che, durante le punte di richiesta, potesse dare alla rete una portata assai maggiore di quella continua suddetta che il desalinizzatore produce.
A questo punto della mia nota viene logico domandarsi perché mai in tutte le proposte di opere da eseguire non sia mai ventilata la costruzione di un serbatoio di accumulo che rappresenta una necessità primaria. La sua mancata progettazione e realizzazione fornisce la la dimostrazione lampante che, come accennato sopra, la scelta delle opere che saranno a breve costruite difettano in fatto di strategia generale da cui deriva, immancabilmente, che la risoluzione vera dei problemi idropotabili dell’Elba è molto molto lontana.
Ribadisco che la necessità primaria è la stesura, preceduta da tutti gli studi ed approfondimenti del caso, del progetto generale prima citato il quale definisca una volta per tutte quale sarà la strategia da seguire evitando di andare avanti alla cieca. Quel progetto generale costruirà la prova inconfutabile dell’errore di stravolgimento della modalità di alimentazione idrica basata sull’inserimento del mare al posto delle possibilità reali della Toscana e delle regioni limitrofe di disporre di acqua dolce per tutti i suoi fabbisogni idropotabili.
Anche volendo considerare che la decisione di costruire a breve il desalinizzatore di Mola sia ormai definitiva e, essendo necessario che sia il progetto generale a stabilire la futura destinazione di tutti gli acquedotti regionali, si può intravedere che tale impianto desalinizzatore possa solo costituire una struttura di riserva sempre in manutenzione ma atta ad entrare in funzione soltanto quando sopravvengano particolari condizioni di crisi di qualche comparto dell'acquedotto. Visto sotto tale veste il desalinizzatore potrebbe ancora rappresentare quel lato positivo che non avrà affatto nella realtà elbana dei prossimi anni durante i quali potrà soltanto costituire la prova di un errore di strategia di base del sistema idropotabile comprendente l’Elba.
In definita io credo che veramente il dissalatore costituisca l’elemento clou dell'annata 2018 ma che lo sia soltanto in senso negativo quale è una colossale e complessa struttura con un risultato esiguo: quello di costituire soltanto una riserva di sicurezza che entra in servizio solo al verificarsi di gravi crisi, praticamente mai.