[COLOR=darkblue][SIZE=4]CENTO PREZIOSI REPERTI ETRUSCHI TROVATI A PORTOFERRAIO [/SIZE] [/COLOR]
Quale sia stata l'importanza di Porto Argo, l'antica Portoferraio, lo attestano diversi autori (Apollonio Rodio, Pseudo Aristotele, Polibio, Diodoro Siculo, Strabone), che di volta in volta lo definiscono bianco, lucente, bellissimo. La rada, riparata da tutti i venti, fu senza dubbio uno dei rifugi piรน sicuri del Tirreno anche per i navigatori etruschi, i quali non possono non avere lasciato notevoli testimonianze della loro frequentazione in mare e in terra. Perรฒ, a dispetto della logica e delle aspettative, fino a poco tempo fa la documentazione archeologica risultava assente, anche se fino dagli anni Sessanta del secolo scorso circolava la voce che parecchi reperti, mai analizzati e in via di catalogazione, fossero conservati a Firenze e, soprattutto, a Villa Mimbelli a Livorno.
ร merito dell'archeologa Benedetta Adembri (1998) aver rotto il silenzio segnalando la presenza nelle collezioni fiorentine di un orecchino d'oro a bauletto lavorato a filigrana, di produzione etrusca 'settentrionale', riferibile al 500 a. C. circa. Tale ornamento muliebre, che forse faceva parte del corredo di una tomba prestigiosa, richiama alla mente le splendide oreficerie, piรฒ o meno coeve, scoperte nel secolo scorso a Casa del Duca. L'uno e le altre comprovano l'esistenza di accumumuli di ricchezza che non meravigliano se si pensa che Porto Argo e i suoi dintorni in epoca arcaica erano il centro di traffici e di commerci molto importanti.
Piรน di recente (2014) una new di grande interesse ci รจ stata trasmessa da Laura Pagliantini: โ Il lotto di materiali da Portoferraio รจ costituito dal nucleo donato dal Foresi al Chiellini (oggi al Museo Fattori di Livorno) e consta di oltre un centinaio di oggetti, tra i quali due alabastra etrusco corinzi a fiaschetta con decorazione lineare, fibule di vari tipi, uno strumento da toeletta, un piatto in lamina di bronzo ed un'ascia in lamina bronzeaโ. Ma poi la stessa autrice ha ridotto il rilievo della notizia sottolineando che โlโincertezza della provenienza induce a valutare tale dato con la massima prudenza, soprattutto perchรฉ negli scavi condotti in passato a Portoferraio non sembrano emersi materiali piรน antichi dellโepoca romanaโ
A me pare che il dubbio sia fuori luogo e che si possa osare un po' di piรน confortati dalla nobile figura di Raffaello Foresi e dalle fruttuose ricerche archeologiche da lui effettuate in tutta l'isola fra il 1865 e il 1870. Il grande studioso elbano, che la cittร di Portoferraio la conosceva a menadito e che risulta essere stato sempre preciso nella localizzazione delle migliaia di reperti da lui recuperati, non avrebbe mai indicato Portoferraio come provenienza del lotto di materiali etruschi donati da suo fratello Ulisse al Chiellini se cosรฌ non fosse stato davvero. Piuttosto si tratterร di capire con precisione - speriamo con la complicitร di qualche fortunato ritrovamento d'archivio - in quale area del territorio siano venuti in luce. Penso, per esempio, al declivio occidentale della collina fortificata, che fino a poco dopo la metร del XIX secolo non รจ stato intaccato da scavi di ampia portata ed รจ rimasto libero da fabbricati. Si vedano, a tale proposito, il disegno a matita penna e inchiostro datato 1697, o il Catasto Leopoldino del 1841, oppure il disegno di A. Durand del 1862.
I suddetti manufatti etruschi, non di poco conto per qualitร e quantitร , sono cronologicamente omogenei e sono riferibili a piรน contesti sepolcrali databili intorno al 600 a. C., epoca in cui vivaci attivitร di metallurgia estrattiva e tecnologica del ferro calamitarono sull'Elba attenzioni e appetiti dei popoli mediterranei.
Michelangelo Zecchini