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LE GRANDI INCHIESTE da LE GRANDI INCHIESTE pubblicato il 25 Novembre 2017 alle 5:38
[COLOR=darkblue][SIZE=4]“L'APERTURA DELLA ZECCA A MARCIANA È STATA UNA BRUTTA SORPRESA”: INTERVISTA ALLA PROF. LUCIA TRAVAINI (UNIVERSITÀ DI MILANO) SULLE ZECCHE INVENTATE [/SIZE] [/COLOR] La Professoressa Lucia Travaini è attualmente docente di Numismatica medievale e moderna presso il dipartimento di Studi Storici dell’Università di Milano. Ma è molto nota e stimata anche all’estero, tanto da essere stata insignita a Londra della prestigiosa medaglia della Royal Numismatic Society ed essere anche la prima studiosa italiana nominata tra i 10 membri onorari di una delle più antiche e autorevoli società del settore, ossia la Société Royale de Numismatique de Belgique. È vero che la Professoressa è impegnata, oltre che nell'attività didattica, in conferenze e congressi in Italia e all’estero, ma ha accolto con piacere un' intervista sulla discussa zecca di Marciana all’isola d’Elba in un ipogeo ora dotato di allestimento museale, aperto a pagamento al pubblico, come un' autentica zecca. Secondo il Comune di Marciana si tratterebbe, infatti, di una Zecca realizzata verso la fine del XVI secolo dai principi Appiano, che oltre a Piombino possedevano anche parte dell’isola d’Elba dove, appunto, si troverebbe questo manufatto. Nel corso della lunga intervista sulle zecche inventate nell'ambito del territorio italiano, la prof.ssa Travaini ha fatto più volte riferimento alla zecca di Marciana per sottolineare che “La zecca degli Appiano (quella di Piombino, n.d.r.) non era una zecca veramente di importanza tale da rendere economicamente giustificabile il decentramento di attività”; e che “Bisogna vagliare queste notizie alla luce della realtà dei fatti... quindi praticabilità del luogo, economicità del luogo, ragionevolezza del decentramento per l’autorità emittente responsabile della Zecca. Molte zecche non hanno superato il vaglio di questo filtro di inchiesta, e tra queste quella di Marciana”. Poi alla studiosa, curatrice fra l'altro dei due corposi volumi (ben 1664 pagine) sulle “Zecche italiane fino all'Unità, editi dal Poligrafico dello Stato nel 2011, è stata rivolta la seguente domanda diretta: Tre anni fa è stato inaugurato a Marciana, nell'isola d'Elba, un museo della zecca di Marciana dentro un ipogeo a forma di croce scavato nel duro granito. Dicono che dalla fine del XVI secolo ci fosse la zecca degli Appiani Principi di Piombino. Le chiedo: è possibile che gli Appiano abbiano scavato 200 tonnellate di granito per fare una zecca in un luogo così inadatto? Questa è la circostanziata e decisa risposta delle Prof.ssa Travaini: “Quando ho saputo della attuale riesumazione della Zecca di Marciana e addirittura dell'apertura del museo di questa presunta Zecca ho avuto davvero una brutta sorpresa. Mi è sembrato quasi che tutto il lavoro decennale da me fatto per dare chiarezza storica alle zecche italiane sia stato inutile; il libro Le zecche italiane fino all'unità da me curato aveva lo scopo principale di raccogliere tutte le informazioni possibili su tutte le zecche italiane, notizie e documenti fino a quel momento sparsi in tanta bibliografia, in piccoli libri di storia locale e difficili da reperire, e anche di far pulizia di tante notizie che venivano riportate dal Seicento e dal Settecento in poi senza alcuna analisi recente. A questo libro hanno contribuito oltre 60 autori italiani e stranieri esperti nei rispettivi campi, recuperando notizie su centinaia e centinaia di zecche italiane in Italia e all'estero”. “La voce Marciana l'ho curata io in questo libro, e qui ho riferito che la prima notizia sull'eventualità di una zecca dei Ludovisi, successori degli Appiano a Piombino, fu data per la prima volta da Guido Antonio Zanetti nel secondo volume della sua raccolta delle monete e zecche d'Italia pubblicato nel 1779. A pagina XXXX della prefazione al volume, Zanetti scrive: ‘Le fecero coniare nella propria Zecca che avevano fatto erigere sì in Piombino in luogo vicino alla Cittadella, ove ancora si conserva la fabbrica sebbene negletta, che in Follonica, come pure nell'Isola d'Elba oltre Rio, ed anche in Marciana restando oggidì denominata una stanza di ragione della Casa Bernotti la Officina della Zecca’. “Vorrei però ricordare che questa trattazione sulle monete di Piombino dello stesso Zanetti fa parte di una grande dedica dell'intero volume all’eminentissimo e reverendissimo Principe Cardinale Ignazio Boncompagni Ludovisi dei principi di Piombino eccetera eccetera. Benché lo Zanetti fosse uno studioso di grande serietà, il fatto di aver inserito questa nota in chiusura della sua trattazione sulle monete di Piombino (posta in apertura al volume e da lui redatta) può lasciar pensare a una lieve sfumatura di ostentazione nell'enfasi elogiativa”. “Nel 1987 il comune di Piombino ospitò una mostra sulle monete di Piombino dagli Etruschi ad Elisa Baciocchi. Nel capitolo del catalogo sulla monetazione degli Appiano e Ludovisi, Luigi Tondo riferiva in nota della possibile esistenza di tutte le suddette sedi di zecca, dicendole desunte da Zanetti ‘secondo una tradizione non fondata su documenti ma registrata opportunamente’ dallo stesso, e base di tutti gli autori successivi. Ora ci si conferma che i documenti non ci sono; c'è un edificio e su questo possiamo soffermarci: è un ipogeo e quando vidi la planimetria, avendo studiato etruscologia ai primi anni di università, ho pensato subito a una tomba etrusca. È un luogo sotterraneo senza aria, acqua e quindi senza fuoco. Potremmo ipotizzare che i principi avessero voluto utilizzare quella tomba etrusca preesistente come deposito di metallo, ma l'ipotesi mi sembra davvero poco credibile se poi l'officina doveva essere altrove e il trasporto avrebbe dovuto essere gestito con molti rischi e costi. Perché mai avrebbero fatto questa delocalizzazione per una monetazione che non era veramente così cospicua, affrontando i costi dei viaggi, dei trasporti e del controllo del personale? I nostri antenati erano molto più intelligenti e pratici di quanto si possa pensare, e non meritano che gli si attribuiscano imprese fantasiose”. L’intervista si conclude, dunque, con il sicuro risultato di aver fatto chiarezza: l’ipogeo di Marciana non può essere una zecca. Alberto Zei
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