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marcello meneghin da marcello meneghin pubblicato il 14 Novembre 2017 alle 9:15
ACQUEDOTTI ELBANI, DISSALATORI E SERBATOI Riscontro Messaggio 87584 del 13.11.2017, per Claudio Lei mi ha posto la famosa domanda da un milione di dollari alla quale è impossibile rispondere in modo sufficiente nelle poche righe di un messaggio di questo blog. Io ho fatto il mio progetto dell’Elba nel 2002 avendo avuto da molti personaggi compiacenti e primo fra tutti l’arch Ferrari allora responsabile della gestione degli acquedotti, molti elementi e dati utili. Poi sono passati anni, il mio progetto non è stato considerato da nessuno ed io ho solo seguito gli avvenimenti senza approfondire i dati ed elementi dii dettaglio. Le darei quindi alcune brevi mie opinioni su un tema che mi ha sempre appassionato per la sua grande complessità dovuta ad un ambiente difficilissimo come quello elbano. A fine di questo messaggio lei mi dirà che è tutta fantasia, ed io ,e risponderò che non sarebbe l’umica fantasia che ho condotto a termine anni or sono con tutt’altri risultati rispetto a quelli elbani Dividerei il problema in due parti. La prima parte riguarda la risoluzione del solo problema attuale. Le caratteristiche dei consumi ad alta escursione temporale di portata come sono quelli in oggetto ammettono una sola soluzione ed è la costruzione, fatta dove e come si voglia, di un invaso di almeno trecentomila mc utili. Questo volume idrico, facilmente accumulabile nelle stagioni autunno, invernali e primaverili e con la raccolta degli esuberi dell’acquedotto ottenuti senza fermare molti pozzi come si usa fare erroneamente ora, con l'acqua delle piogge e che scorre nei fossi e vallette de del Capanne riversandosi abbondantemente in madre per lunghi periodi invernali. Quest’ultima acqua , sottomessa ad una semplice filtrazione e disinfezione con l’aggiunta di quella dell’acquedotto, e conservata per la stagione estiva, farebbe agevolmente fronte a tutte le punte di consumo estive, mentre per il resto della stagioni non sussistono problemi essendo sorgenti e pozzi elbani e l’acqua proveniente dalla Val di Cornia, in grado di superarla ottimamente. Il deposito tornerebbe molto utile anche per contribuire efficacemente ad alimentare l’utenza per quella decina di giorni che il gestore dichiara sufficienti, vista la preparazione accuratamente già allo scopo predisposta, per riparare un eventuale guasto della condotta sottomarina. In altri termini la sola costruzione di un serbatoio da almeno trecentomila mc risolverebbe a mio avviso, tutti gli attuali problemi, fatti salvi naturalmente avvenimenti eccezionalissimi e non prevedibili ai quali l’Elba non può in ogni caso far fronte essendo, al contrario di ogni serio sistema idrico italiano, sprovvista di sistemi alternativi di alimentazione di sicurezza, IL dissalatore, sprovvisto come sarà di un grande serbatoio di compensazione delle portate , potrà dare solo una portata fissa per 24 ore al giorno e per 365 giorni l’anno ma senza riuscire a fronteggiare i consumi di punta e quindi, in caso di siccità eccezionali la piezometrica di falda viene depressa per decine di metri sotto il livello del mare e, per fare finta di coprire i consumi di punta, bisognerà immettere in rete acqua salmastra oppure alimetare la rete a turni alterni. In sostanza il dissalatore risparmia una portata dalla Val di Cornia ma non risolve i problemi elbani Il secondo grande problema da risolvere finalmente sarebbe il raggiungimento dell'autonomia idrica dell'Isola d'Elba liberandola dalla servitù con la val di Cornia che ne ha molto bisogno tanto è vero che anch'essa sta per scoppiare non riuscendo più a soddisfare la sua enorme utenza. Secondo mè anche in questo caso la soluzione è unica visto e considerato che, nonostante tutto, le statistiche indicano che all’Elba piove molto di più del volume necessario per gli acquedotti, va trovata in un serbatoio di almeno 2,5 milioni di mc di capacità utile. Sussistono due problemi. Primo il clima è cambiato e, pur essendo la pioggia sufficiente, essa cade in maniera molto diversa da quella di una volta in quanto è caratterizzata da grandissime piogge concentrate in tempi brevissimi. Questo aumenta di molto le difficoltà di raccolta e provoca un problema da studiare attentamente.. Per farlo esiste una sola possibilità: bisogna avere uno serbatoio o più serbatoi della capacità totale di circa 2,5 milioni di mc che però deve avere una caratteristica del tutto particolare: non può essere concentrato in uno o due punti soli ma deve estendersi molto in lunghezza onde raggiungere molte delle vallette che scendono dal Capanne e che durante le bombe di pioggia scaricano in mare notevolissimi volumi di acqua inutilizzata. E’ nella cattura di questa acqua tutto il problema da studiare . Secondo mè una galleria lunga 25 Km che circonda alla base tutto il monte Capanne è in grado di compiere il miracolo di poter attraversare tutte le vallette e raccogliere molta acqua. Nel mio progetto avevo previsto una variante con divisone longitudinale della galleria in due parti affiancate in modo da contenere l’una l’acqua grezza raccolta in tutta fretta e l’altra acqua filtrata e pronta per essere immessa in rete . Subito si obbietterà che si tratta di fantasie. Io obbietto che l’importante è concepire un serbatoio in grado di crescere piano piano attraverso gli anni, cominciando con i primi trecentomila mc che risolvono come detto prima il problema immediato salvo poi poter crescere in lunghezza per costituire piano piano tutto il serbatoio ma nel frattempo continuando a funzionare aumentando la propria efficacia attraverso gli anni e man mano che cresce in lunghezza: il tutto è avvantaggiato dall'esperienza diretta che viene fatta fin dal primo utilizzo della capacità di accumulo. Esistono altri vantaggi secondari del serbatoi-galleria Si pensi ad esempio che si potrebbe assegnare alle cooperative di cavatori che una volta esistevano a S, Piero di prelevare essi stessi i blocchi di marmo per il loro uso andando a costituire col tempo una parte di quel serbatoio sotterraneo, al riparo dai raggi del sole e posto ad una quota atta ad alimentare direttamente a gravità la rete di distribuzione. Si poensi alla utilità presentata da migliaia di mc di inerte scavato che opportunamente frantumato potrebbe essere utilizzato in mille modi che vanno dal ripascimento delle spiagge, alla formazione di nuove spiaggette, alla costituzione di inerti da calcestruzzo, alla sistemazione delle enormi cave scavate negli anni passati, alla costruzione di piazzali e rilevati stradali ecc. ecc. utilizzando tutto materiale ora carissimo se acquistato in Isola ma che invece sarebbe disponibile a costi quasi pari a zero. Grossi interrogativi mi sono stati posti per le temute difficoltà di sistemare sulle pendici del Capanne la grande fresa che esegue sia gli scavi della galleria sia il suo rivestimento ponendo in opera elementi circolari prefabbricati in normale calcestruzzo e restituendo il materiale scavato in pezzature minute . Risponderei al quesito rammentando che la galleria è un manufatto totalmente sotterraneo e che la fresa stessa deve essere fin dall’inizio montata in grandi camere sotterranee scavate ad inizio tracciato con metodi tradizionali ma che tutti i lavori devono svolgersi in sottosuolo e quindi senza grandi espropri di terreni privati. Del resto gallerie stradari ne sono state costruite negli ambienti più disparati e sia in alta montagna e sia sotto metropoli abitate quindi non penso ci siano difficoltà al riguardo Il secondo problema generale di cui parlavo è costituito dalle perdite di rete che ammontano a valori intollerabili. Anche questo all'Elba è irto di a difficoltà insuperabili. Tempo fa ho pubblicato su questo blog un profilo schematico della rete di distribuzione dell’acquedotto. Da un solo esame sommario di tale disegno si capisce che non siamo in presenza di un vero acquedotto ma di un caos di piccoli acquedotti sorti casualmente attraverso gli anni. Adottare quella operazione che è il toccasana per diminuire le perdite degli acquedotti malmessi e che si chiama regolazione della pressione, in questo vero caos è difficilissimo e pertanto si è costretti a funzionare con pressioni che di notte salgono alle stelle aumentando le perdite nel modo che tutti sanno. Il gestore ha fatto qualche regolazione della pressione ma farlo correttamente è un’operazione impossibile. Allora non basta sostituire le condotte dov'erano e come erano ma bisognerebbe cambiare totalmente la struttura che ha oltre cinquanta vasche di carico con altrettanti impianti di sollevamento: operazione in questi tempi impossibile da fare per il suo importo stratosferico e perché non sarebbe nemmeno giustificata. A tutto questo bisogna aggiungere un altro elemento essenziale: gli allacciamenti degli utenti sono quasi tutti vecchissimi e costruiti quando non esistevano i tubi di plastica. Sicuramente si sarà allora usato tubazioni di ferro che, dopo tanti anni, sono piene di perdite. Alla ricostruzione della rete bisogna allora raggiungere anche il rifacimento totale degli allacciamenti privati i cui costo, notate bene, è a carico dei privati cittadini. In conclusione quando si afferma con la massima leggerezza “bisogna assolutamente eliminare le perdite” si dice una cosa altrettanto giusta quanto impossibile da fare in questi anni di crisi, Io avevo già spiegato che al monimento attuale non esiste che una possibilità, che del resto è quella adottata dal gestore: fare una buona manutenzione e tollerare perdite in alta percentuale ma con un totale di mc tutto sommato non grandissimo perché alla fin fine siamo in presenza di acquedotti di piccole dimensioni con volumi annui non enormi. Qui però interviene un altro fattore determinante : Per fronteggiare le perdite che non si riesce per ora ad eliminare, occorre una cosa molto importante: occorre avere molta acqua ed acqua di basso costo di produzione. Invece cosa si fa? Esattamente il contrario e si costruisce un desalinizzatore che produrrà acqua carissima e destinata, per quanto detto ad essere per il 50% dispersa nel terreno. Questo significa, in pratica, raddoppiare il costo di per sé già molto elevato, di ogni mc dio acqua prodotta dai desalinizzatori con le con conseguenze che appariranno chiare solo quando andranno in esercizio mentre al giorno dì oggi non se ne parla proprio. Alla fine di questo lungo ma insufficiente discorso raggiungerei l’ultima chicca. Ogni acquedotto importante, e non si può dire che quello elbano non lo sia, occorre una sistema alternativo di sicurezza che entri subito in servizio al mancare eccezionale di quello principale. Tutti gli acquedotti moderni ne sono provvisti generalmente avendo delle reti idriche di di grandi dimensioni che mettono tra di loro in collegamento gli acquedotti di aree molto vaste e che son atte alla bisogna. Anche l’Elba ha assolutamente bisogno di questa sicurezza ed essa non potrà essere data che da una nuova condotta sottomarina che la metta in collegamento non con la Val di Cirnia che è ormai allo stremo ma con qualche altro grande sistema idropotabile del continente che sia a sua volta collegato, per la sicurezza di cui si parla, con altri grandi sistemi idrici. Termino questa nota fin troppo lunga eppure mancante in molti punti. Mi sembra però che da essa si capiscano due cose: in primis che la costruzione del dissalatore oramai irrevocabilmente partita, costituisce u grosso errore ed in secondo luogo che il manufatto da costruire piano piano attraverso gli anni è un grande serbatoio di accumulo.
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