[COLOR=darkblue][SIZE=5]OSVALD, IL FANTASMA DEL FORTE INGLESE [/SIZE] [/COLOR]
di G. Muti
Ho letto su TENEWS un articolo sui fantasmi scritto da Giovanni Fratini dove accenna alla possibilitร che potrebbero apparire anche al Forte inglese.
Pur non credendo ai fantasmi, voglio raccontare un episodio che si verificรฒ al Forte Inglese, nei primi anni 80, allโinterno della sede di Cosmo Radio.
Come ogni sera, verso mezzanotte, le trasmissioni in diretta terminavano. Il direttore dei programmi Vittorio Ferro, il mitico GERONIMO, prima di chiudere, faceva spegnere tutto e attivava il meccanismo che mandava in onda il notturno. Un programma di Musica non stop.
Un giorno, mentre io e Giuliano ci stavamo preparando per andare in onda con โ La Panzanellaโ, trasmissione che prevedeva le telefonate degli ascoltatori e iniziava dopo il notiziario delle 12.00, scoprimmo che un grosso registratore, era rimasto accesso per tutta la notte e la lunga bobina era stata interamente registrata.
Questo voleva dire che, almeno per alcune ore, ogni rumore che si era verificato nella sede durante notte, era stato registrato.
Riavvolgemmo la bobina e poi la facemmo ripartire, per vedere se tutto era a posto. E cosรฌ sembrava. Ma, quando stavamo per spegnere, sentimmo un rumore piuttosto forte, come qualcosa che cadeva sul pavimento o che sbatteva, con violenza, contro una parete. Ci guardammo perplessi e continuammo ad ascoltare. Poi ci convincemmo che non poteva trattarsi che della porta in fondo al corridoio, sbattuta quando avevano chiuso la sede; anche se il rumore era stato troppo forte, essendo la porta piuttosto lontana da dove si trovava il registratore. Comunque, stavamo per spegnerlo, quando arrivรฒ un rumore che ci lasciรฒ di stucco.
Si sentivano delle conversazioni di lingue incomprensibili. Come se si trattasse di diverse conversazioni sovrapposte. Subito pensammo che dipendesse dalla bobina, che forse non era stata cancellata bene, e che alcuni residui di precedenti registrazioni si fossero sovrapposti. La cosa, perรฒ, non ci convinceva e rimanevamo fissi a guardare la bobina che girava lentamente. Forse un poโ tesi, come se, da un momento allโaltro, dovesse succedere qualcosa.
E, ad un certo punto, sentimmo una voce lontana chiamare piรน volte : Osvald . . . Osvaaaaald. ci guardavamo increduli. Veramente non sapevamo cosa pensare. E saremmo rimasti ad ascoltare tutta la bobina, se dalla regia non ci avessero fatto segno che era lโora di incominciare.
E visto che era giร partita la sigla, ci avviammo al microfono e rimanemmo assorti fino a quando ci fecero segno che eravamo in onda. E, non potendo fare altro, essendo confusi per quello che era successo, incominciammo a parlare e raccontammo tutto in diretta. Arrivรฒ qualche telefonata. Ci dicevano che, come trovata, non era poi molto originale. Insomma, non credevano a quello che dicevamo.
Allora spiegammo che avremmo mandato un poโ di musica , il tempo per ritrovar il punto esatto della registrazione e lo avremmo trasmesso. Mentre dicevamo questo, in studio cโerano tre ragazze che lavoravano in Radio e che ridevano: Adesso - dicevano - che cosa manderete in onda ? Questa volta lโavete detta grossa. Farete una figuretta.
โLa panzanellaโ era una trasmissione che aveva come caratteristica di dire cose non vere, ma con la serietร con cui si dicono le cose serie e vere; e poi esattamente il contrario: diceva le cose vere con il tono delle fesserie e degli scherzi. Gli ascoltatori avevano difficoltร distinguere, ma insomma, faceva parte del gioco. Ma, questa volta, secondo le ragazze avevamo veramente esagerato.
Ma quando fu pronto il collegamento, noi annunciammo che stavamo per mandare in onda la registrazione. Parti un poโ di musica che sfumรฒ lentamente. In studio si era fatto una silenzio strano. Poi , dopo un poโ, arrivarono i primi rumori. Strani rumori, come sedie smosse, ma si capiva che non potevano esser sedie perchรฉ il suono era come ovattato, sfumato, come di oggetti trascinati su un panno ruvido. E questo associato una specie di ronzio che, a volte, si trasformava in un lamento che andava e veniva. Le ragazze ascoltavano immobili.
E poi, dopo un silenzio, una voce lontana, opaca, ma sufficientemente udibile, prevalse su tutto. La sentimmo chiaramente nella sala diretta e nella regia e perdersi nei corridoi: Osvald Osvaaaald .
Le ragazze che avevamo davanti si misero le mani sulla bocca e si guardarono incredule. Poi i rumori della registrazione sfumarono nella musica. Seguirono i nostri commenti, ma a riprova che non fummo creduti non arrivรฒ nessuna telefonata per chiedere spiegazioni. Finita la trasmissione andammo tutti ad ascoltare la bobina, ma non trovammo altro di significativo, a parte i soliti rumori confusi.
E qualche giorno dopo, mentre ci stavamo preparando per la trasmissione, abbiamo sentito delle urla nel corridoio. Era una della ragazze che correva spaventata. Aveva udito delle voci nella stanza buia, che era a lato del corridoio. Secondo lei, si trattava di Osvald il fantasma , come dicevamo noi al Forte Inglese . Il fantasma di un giovane soldato inglese morto e sepolto nei sotterranei della fortezza. Per anni Osvald si รจ aggirato, con lโaiuto della nostra immaginazione, nei corridoi della Radio. E non era infrequente che, quando qualcuno non trovava un disco, si sentisse dire che forse lo ha preso Osvald.
Tutti coloro che hanno lavorato alla radio in quel periodo, conoscono questa storia. Per quanto riguarda la bobina, sparรฌ. Misteriosamente. La colpa, naturalmente, fu data ad Osvald. Adesso tutto questo รจ nella nostra memoria. Ma i rumori e quella voce allโinterno della Fortezza , in quella notte lontana, rimarranno per sempre un mistero.
Ps. Dedicato a Giovanni Fratini
Caro Giovanni, i fantasmi, o spettri, sono cose serie. Dimostrano che cโรจ unโaltra vita dopo la morte, come dicono i cattolici. E il fantasma รจ stato anche utilizzato come un simbolo potentissimo dal fondatore del Comunismo: nelle prime 2 righe del manifesto di Marx ed Engels , la parola spettro( o fantasma) appare ben 3 volte. Per Marx lo spettro era il Comunismo che si aggirava per lโEuropa inquietando la borghesia dominate ecc Adesso non รจ cambiato un granchรฉ : quel che resta del Comunismo non รจ che un fantasma che perรฒ non spaventa ma fa pena . Comunque , caro Giovanni, dei fantasmi ne abbiamo bisogno.