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RICORDI DI NATALE da RICORDI DI NATALE pubblicato il 22 Dicembre 2016 alle 9:06
[COLOR=darkblue][SIZE=5]UN NATALE ...PIU' DI SESSANT'ANNI FA..... โ€ฆโ€ฆ [/SIZE] [/COLOR] Ogni anno nella seconda quindicina di Dicembre Firenze come ogni altra cittร  o paese dโ€™Italia cambiava improvvisamente aspetto e iniziava l'attesa della festivitร  di Natale. Ogni strada era un vero e proprio spettacolo di luci multicolori, i commercianti facevano a gara nel realizzare la vetrina piรน bella colma di regali che facevano rimanere a bocca aperta Tutte le strade erano un via vai di persone indaffarate, gli abeti sembrava camminassero da soli in braccio a gente che li aveva appena acquistati, di tanto in tanto la musica di "Tu scendi dalle stelle" richiamava all'atmosfera della nativitร  incombente: erano gli zampognari, con i loro vestiti di pelle di pecora o capra, i loro strani calzari legati sino sotto le ginocchia che gli fasciavano le gambe coperte da grossi calzettoni di Lana grezza; a noi bambini piacevano gli zampognari e ci chiedevamo come facessero a suonare senza mai (in apparenza) prendere fiato. Ricordo che ogni chiesa aveva un suo presepe, chi grande, chi piccolo, chi di gesso, chi di cartone ma tutti egualmente Belli e significativi. Una settimana circa prima del 25 immancabilmente arrivava a casa il babbo con l'abete, solitamente lo metteva in salotto, la stanza piรน grande della casaโ€ฆpoi La sera il babbo tirava fuori dallo "stanzino" un grosso scatolone, dove ogni anno venivano riposte con la massima cura avvolte meticolosamente nella carta di giornale le palline colorate, il puntale, le candeline di cera mezze consumate dalle feste precedenti, ed i fili argentati. Mio padre quindi prendeva un vecchio scaleo di legno ed iniziava a "vestire" l'albero, mentre io entusiasta partecipavo passandogli le palline e le altre cose che mi chiedeva in ordinata sequenza. Una volta esaurite le scorte dello scatolone si metteva appeso qualcosa di nuovo comperato per l'occasione, perchรฉ era tradizione che ogni anno bisognava rinnovare qualcosa, avrebbe portato fortuna e prosperitร . Il tocco finale era un sacchetto di cotone idrofilo che babbo stiracchiava e poggiava su rami simulando la neve. Poi finalmente ecco il giorno di Nataleโ€ฆ. dopo una notte insonne, ci si alzava di buon'ora si faceva colazione con la cioccolata bollente ed una fetta di torta, quindi, sotto gli occhi vigili della mamma, s'indossava il vestito delle grandi occasioni con la camicia bianca, la cravatta color argento (a sciacquone) quindi tutti insieme si andava in chiesa per la funzione. Qualche tempo dopo ci ritrovavamo a casa con i nonni, gli zii, i cugini, si accendevano le candeline dell'abete e noi bambinin recitavamo una poesia natalizia. Ricorderรฒ sempre i regali del Natale 1954: erano i primi pantaloni lunghi da "omino" che prendevano finalmente il posto degli odiati pantaloni alla "zuava" ed un paio di scarpe di camoscio marrone con la suola di "para" che avrebbero relegato definitivamente in soffitta le vecchie scarpe ripetutamente risuolate, con i "ferretti" sagomati applicati sulle punte e sulla parte posteriore dei tacchi, che destavano ilaritร  nei compagni piรน grandi che mi prendevano in giro dicendomi: " o ciccio ma i che tโ€™hanno ferrato come i cavalli?" Alle tredici precise si mangiava tutti insieme e si scambiavano le quattro chiacchiere rituali. Nel pomeriggio, insieme ai genitori, andavamo a fare la visita d'obbligo ai parenti per scambiarci gli auguri: un rito piuttosto noioso ma che faceva piacere a babbo.........quindi...... Il Natale di una volta era tutto qui , una festa semplice, dedicata interamente alla famigliaโ€ฆโ€ฆ.
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