Egregi Direttori, sono Alberto Zei, redattore del quotidiano on line Paese Roma, ho letto con attenzione un articolo apparso giorni fa sul giornale on-line elbano che segnalava una brocca etrusca scomparsa dal museo della Linguella a Portoferraio.
Il fatto mi è sembrato rilevante anche in considerazione di altre sparizioni di preziosi reperti del Polluce.
Nessuno però, degli enti responsabili del museo ha risposto all’articolo, tanto da confermare implicitamente quanto nello stesso si sospetta.
Nelle more delle eventuali spiegazioni, ripropongo per altro verso la medesima questione; questione che senza prescindere dal valore patrimoniale del reperto, a mio avviso ben si intaglia nel contesto storico - artistico, che con continuità epocale, rappresenta gli interessi culturali della nostra Isola.
Per quanto sopra chiedo di voler gentilmente pubblicare sui vostri giornali l’allegato articolo sul medesimo tema.
Ringraziandovi. Alberto Zei
[COLOR=darkred][SIZE=4]QUALCOSA MANCA DELLA STORIA DI AETHALIA NEL MUSEO ARCHEOLOGICO DI PORTOFERRAIO [/SIZE] [/COLOR]
La notorietà dell’Elba non si esaurisce nei pochi mesi in cui Napoleone fu relegato
nell’Isola poiché la sua plurimillenaria storia ha lasciato traccia in tutte le civiltà mediterranee del passato così come in quella del Rinascimento fiorentino
di Alberto Zei
Da un articolo apparso su un quotidiano on-line dell’ Elba, si ricordano gli antefatti di una ricostruzione storica che ha consentito al museo della Linguella di esporre tra i vari reperti, un’interessante brocca etrusca risalente tra il quarto e terzo secolo a.C.
Veniva così spiegata l’importanza di questo reperto e del suo ritrovamento nonché la serie dei passaggi di custodia di due importanti collezioni elbane di noti concittadini: Mellini e Foresi. Interessanti infatti, sono le vicissitudini di queste collezioni che a quanto pare, pur con tutta la buona volontà da parte dei due illustri portoferraiesi, non fu ben compreso all’epoca, soprattutto dal Comune di Portoferraio, l’intrinseco valore archeologico e patrimoniale delle due raccolte.
Per quanto qui interessa, quella del Mellini, dotata di circa 2000 pezzi antichi, fu donata al Comune di Portoferraio già dal 1886 con l’intento di istituire un museo elbano. Malgrado tutte le immaginabili buone intenzioni, i reperti furono depositati in qualche luogo; ma dopo l’ immancabile inerzia prima di prendere nuove iniziative, i tempi bellici delle due guerre e quello secolare trascorso da allora, hanno notevolmente contribuito a ridurre il numero degli oggetti classificati.
Ritornando alla brocca, nell’ articolo probabilmente ancora estraibile dall’archivio informatico dei giornali elbani, si legge:
“Un foglietto consunto e ingiallito indicava la zona di provenienza.
“Trovato a S. Felo nella vigna di Simoni Lorenzo”. Due anni dopo (1978) l'oinochoe fu pubblicata nel libro “Gli Etruschi all'Isola d'Elba” con tre tavole di foto e con la seguentdescrizione: “ oinochoe del tipo con bocca a cartoccio (che manca) e ansa a nastro con
piccola appendice all'attacco superiore...; decorata a figure rosse, presenta sul collo una testa femminile con volto sovradipinto in bianco-giallastro, mentre sul corpo sono rappresentate due teste femminili affrontate, divise da un altarino e delimitate da palmette;
non c'è dubbio che ci troviamo di fronte a una brocca del gruppo Populonia Torcop … le predette caratteristiche fanno datare il vaso alla fine del IV o agli inizi del III secolo a. C.”.
Poi l’articolo arriva con un salto temporale ai nostri giorni, parlando di questa brocca etrusca, appartenente alla collezione Merlini, dove nella Villa dei Mulini di Portoferraio era allocata, catalogata, e ivi affidata alla attenta cura dell’allora custode e concittadino, Gino Padroni.
Nell’articolo si fa riferimento a questi precedenti di contenuto attuale. Inizialmente non si intuisce la rilevanza che tali precisazioni avrebbero potuto aggiungere alla realtà storica del reperto e allo scorcio del luogo in cui la brocca stessa fu realizzata.
Ma solo dopo, si capisce la finalità dell’articolo stesso che richiama l’’attenzione soprattutto del comune di Portoferraio, e della società che custodisce i beni archeologici nel museo della Linguella. Questa brocca era presente qualche tempo fa, ma ora non risulta più tra gli altri reperti esposti.
La prima domanda che sorge spontanea probabilmente a molti cittadini, è se corrisponde alla realtà che la brocca etrusca in mostra all’ interno di un grande scrigno di cristallo al museo della Linguella effettivamente adesso manchi. D’altra parte quell’ esemplare, prima immediatamente visibile, così come evidenziato nella foto, adesso non è più là..
Anfora etrusca - Altra foto molto nitida a colori, si ritrova con internet nel museo Linguella
Chiari quanto convergenti sono gli altri interrogativi che pur con differenti parole, si possono immaginare, ad esempio, se la brocca fosse stata spostata da qualche altra parte; non si sa mai, potrebbe anche essere, o, se fosse stata trasferita altrove per studi o restauro; oppure, se e qualcuno avesse visto una brocca prendere il volo, si fa per dire, per altri lidi, (così come si dice della “farfalla” del Polluce).
Non se ne fa una questione di principio ma piuttosto di fine, poiché non si tratta di un simbolico cimelio, ma di un reperto di grande valore storico-archeologico-patrimoniale.
D’ altra parte sembra lecito chiedere che, in un modo o nell’altro, in primis il Comune di Portoferraio, in qualità di proprietario del Museo, la Soc. Cosimo De Medici incaricata alla gestione o la Soprintendenza di Pisa vigilante museale e competente per territorio, forniscano ai cittadini i necessari chiarimenti sulla sorte di questo rilevante reperto.
E’ evidente che la cosa più importante è che qualcuno degli Enti interessati assicuri che la brocca etrusca torni presto al suo posto, che non è successo niente di simile a quanto è capitato nel Museo Fattori di Livorno dove, qualche mese fa, i responsabili si sono accorti che otto dipinti di grande valore,… erano 'spariti.