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GABBIE E GABBIONI da GABBIE E GABBIONI pubblicato il 15 Novembre 2016 alle 7:49
[COLOR=darkblue][SIZE=5]INGABBIATO ANCHE IL VOLTERRAIO [/SIZE] [/COLOR] di G.Muti Il castello del Volterraio, comperato nel 2001 e pagato un miliardo e 200 milioni di lire è recentemente restaurato con altrettanto denaro pubblico: un grosso impegno per restituirlo alla fruibilità dei cittadini. Ebbene, nonostante cio’, e paradossalmente, non è sfuggito alla ferrea legge della Gabbia. Che è la seguente: I beni culturali restaurati con denaro pubblico devono essere ingabbiati ed esclusi al pubblico Di conseguenza, i cittadini che prima del restauro li frequentavano normalmente, lo potranno fare solo in orari d’apertura stabiliti, a piacimento, dall’ente gestore e pagando un biglietto. Perché parliamo di legge? Perché, negli ultimi anni, sono stati realizzati ingabbiamenti storici, seguendo per tutti le stesse modalità. Come se avessero seguito una norma di legge, appunto. Partiamo dall’inizio. Negli anni 70 Portoferraio era una città senza gabbie e si poteva andare ovunque. Poi, nei primi anni ottanta, la prima operazione: la Sinistra vince le elezioni e va alla conquista della “Linguella”. Risultato: nasce una cancellata che ingabbia il palazzo della Capitaneria e una parte del piazzale che viene sottratto all’uso pubblico. Successivamente vengono sistemati i Magazzini del Sale e la Torre di Passanante e l’intera zona viene ingabbiata: portoferraiesi e turisti sono bloccati da un cancello nero. Quando lo trovano aperto devono pagare. Incoraggiati da queste conquiste, gli amministratori decidono di “liberare” anche le Fortezze Medicee. Molti non capiscono, essendo aperte a tutti e frequentate dai bambini che ci vanno a giocare. Un bel mattino di maggio, i portoferraiesi ci entrano armati di zappe falci e frullini insieme una quantità impressionante di sardine e salsicce. Dopo qualche ora, le fortezze sono liberate dai capperi e invase del fumo dell’arrosto. Il giorno successivo erano vuote perché erano state ingabbiate. I portoferraiesi e turisti si fermano davanti al cancello e tornano indietro delusi Questo ennesimo successo gasò talmente gli amministratori che decisero di allargare il raggio di azione ingabbiando addirittura le Grotte, uno dei luoghi più suggestivi più belli dell’isola. Anche li quando è aperto bisogna pagare. L’ultima gabbia, la recinzione del Forte inglese. Mura nate pere essere impenetrabili anche ad un potente nemico, sono a loro volta protette da una fragile recinsione da pollaio. Unico caso in Europa e forse nel mondo. Adesso abbiamo il caso del Volterraio che appena restaurato è stato ingabbiato per entrare bisogna pagare 20 euro A questo punto forse è bene chiarire. Quando parliamo di gabbia parliamo di uno strumento che chiude uno spazio senza un ragione. Nessuno potrebbe parlare di gabbia se si trattasse di un museo, se ci fossero dei beni da proteggere. Ma quando si tratta di spazi in cui non c’è nulla da proteggere sono solo delle vecchie mura, luoghi che sono stati aperti negli ultimi secoli senza problemi, perché chiuderli? Perché allora vengono ingabbiati? Si ingabbiano perché la gabbia è un comodissimo strumento di potere. Chi la utilizza si libera da possibili problemi. I sindaci che negli ultimi anni hanno ingabbiato luoghi storici possono essere criticati e perdere consenso. Si chiama, in politichese, controllo democratico del potere. Ma nel caso del Volterraio non è possibile. Perché quello che è stato esercitato non è un potere democratico. E’ un potere imposto dall’alto contro il quale nulla possiamo fare. il Parco è gestito da funzionari nominati da oltre canale. È , di fatto, uno strumento di colonizzazione che esercita il suo potere, non solo sul Volterraio che sarebbe dopotutto poca cosa , ma su circa la metà del territorio elbano e sulle isole dell’arcipelago. Chi comanda a Monte Cristo? Il sindaco Ferrari democraticamente eletto o Sammuri nominato da Roma ? Ed è il vero problema. Anche se Sammuri è persona gentile e disponibile. Con l’istituzione del Parco vi è stata - di fatto- una espropriazione del potere degli enti locali. Anche i pochi rappresentanti elbani all’interno del Parco non contano nulla. Recentemente si è parlato della possibilità della modifica della 394, legge istitutiva del Parco, criticata anche da alcuni ambientalisti come eccessivamente centralistica. Con la nuova legge le comunità locali, le categorie economiche le associazioni culturali dovrebbero avere un ruolo all’interno degli enti Parco. Se così avverrà anche qui all’Elba le cose forse miglioreranno e certi errori potrebbero essere corretti.
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