[COLOR=darkred][SIZE=5]PINO SOLITARIO ASCOLTAMI. . .  [/SIZE] [/COLOR] 
  di G. Muti
 In  questi ultimi anni mi sono trovato spesso  a  scrivere  in  difesa   dei  Pini.
Ci  riprovo   avendo  appreso  che  c’è in programma  di abbatterne   un certo numero nel  viale  di S. Giovanni.Naturalmente, come  ho fatto in passato,  chiarisco  subito che  non penso  che   si faccia per  divertimento.
Credo che i  comuni  lo facciano  per   scaricarsi   da   ogni responsabilità,  qualora  uno cadesse     sulle  auto  in transito.  
Gli  amministratori,  su  questioni simili,  diventano   sempre  più prudenti.
E’ proprio   di  ieri la notizie   dell’ assoluzione  del'ex assessore regionale alla Protezione Civile della Liguria Raffaella Paita. Era accusata  di  omicidio  colposo per   non aver diramato l'allerta meteo. Il temporale   aveva  fatto una  vittima.  Un fatto del  genere  non potrebbe  accadere  ai sindacidell’Elba  occidentale  che  fanno  allerte meteo   drammatiche, 
con  chiusura delle  scuole,     anche in previsione  di un po’ di scirocco. Non   vogliono  responsabilità. E  questo si può capire,  come  si puo’  capire   che un sindaco   decida  di far  abbattere  un pino  che   rischia di  cadere.
Detto  questo,   come è possibile difendere   i  pini dalla sega ?
L’unica  cosa   che si potrebbe dire   è  che si dovrebbero   abbattere  solo quelli     che costituiscono  un reale  pericolo. E    questo   perché  non  è poi così  facile  stabilirlo con  certezza. Non Basta  un tecnico  che,  a vista,  emette la sentenza.  
Dalle   polemiche, finite su tutti i giornali,   per l’abbattimento  dei  pini  in un viale  di  Pescara,  si apprende  che alcuni   pini  abbattuti   non erano per niente  pericolosi. Erano solidissimi. Quello  che possiamo  auguraci   che  non succeda  anche   qui da  noi.
Anche  perché, qui  all’Elba ,  in passato , le  ragioni  che  inducevano le amministrazioni  ad  abbatterli  erano    sorprendenti.
Andavano  delle  radici  che  creavano   problemi  alla  mamma  con la  carrozzina;  ai  rami che   raggiungevano le  finestre   e  permettevano  ai topi  di entrare  negli appartamenti; ai  problemi  che creavano   a qualche  Vip    locale  che aveva  difficoltà  ad  entrare nel proprio garage   e  anche  per   resina  che  cadeva  sui  tetti delle  auto in sosta.
Questo dimostra  come  quelle  amministrazioni   trattassero  il tema con leggerezza, come se non  attribuissero  ai pini   nessun  valore. O  addirittura   come se  avessero  qualcosa  contro  di loro . Qualcosa  di ideologico .  La stessa  Legambiente   aveva  detto  che  i  pini  all’Elba   non erano  piante  autoctone ,( un po’  come  Allianto)  . E inoltre  erano pericolosi perché    favorivano  gli incendi. Secondo loro, dovrebbero essere  estirpati  un po’  come  -  per  capirci -     i topi  neri   di  Montecristo 
E’  vero che  il Pino  non è  una  pianta    come le  altre.  Rappresenta una parte integrante del complesso mondo simbolico che ci mette in contatto con la parte più profonda della nostra cultura e  quindi della nostra  identità . Un po’ quello che l'ulivo è per la cultura greca e giudaico cristiana.
All’estero, se  si pensa  ai pini  si  vede l’Italia.  Roma  è piena di pini.   L’immagine  di Napoli    più nota  nel mondo era  il  famosissimo  Pino di Posillipo   che inquadrava  il  golfo di Napoli  con  sullo sfondo il profilo del Vesuvio.  Dopo     che  è morto di vecchiaia    ci si  resi conto  che  senza   quel pino   l’immagine di Napoli  almeno da  quel punto,  non era  più la stessa . Cosi  ne  anno impiantato  un altro.
Ma il    fascino  dei pini   non   è  sfuggito gli artisti.  
Per rimanere    solo alla  musica,   si  va  dalla  popolare:   “Pino  solitario  ascolta  son venuto per  parlarti ancor” ,     che spargeva  malinconia   sulle  rovine   di un   Italia  distrutta  dalla  guerra,   al  celebre  brano  di Ottorino  Respighi    dedicato  ai   pini  di Roma.
E  in  pittura  il pino è sempre  presente, come    predominante  elemento  identitario       nella  rappresentazione    macchiaiola  e  postmacchiaiola    del  paesaggio   toscano.  Quindi  nella  rappresentazione  della sua  della  bellezza. Il pino,  direi , è parte  inscindibile  della bellezza  del nostro paesaggio.
Per  questo  i nostri  sindaci  dovrebbero  capire   che  un pino  non    un   leccio. L’immagine  del  Pino  è cosi legata  all’idea  che  gli stranierei  hanno dell’Italia  che  tra i  milioni  di  straneri   venuti  all’Elba   negli ultimi  anni, non se ne  troverebbe uno   d’accordo  con   l’abbattimento  di un pino.  Se lo avessero   nel loro giardino, e  rischiasse di cadere,    lo legherebbero  con   dei cavi di acciaio, ma non  lo abbatterebbero. .
Tornando  ai pini di San  Giovanni l’appello  è che  prima  di avvicinarsi  ad uno  di loro    con una sega  in mano ci si ricordi che  non  è una   pianta  qualsiasi.  Tagliarla    equivale  all’amputazione  di una parte della nostra  identità
In  questi ultimi anni mi sono trovato spesso  a  scrivere  in  difesa   dei  Pini.
Ci  riprovo   avendo  appreso  che  c’è in programma  di abbatterne   un certo numero nel  viale  di S. Giovanni.Naturalmente, come  ho fatto in passato,  chiarisco  subito che  non penso  che   si faccia per  divertimento.
Credo che i  comuni  lo facciano  per   scaricarsi   da   ogni responsabilità,  qualora  uno cadesse     sulle  auto  in transito.  
Gli  amministratori,  su  questioni simili,  diventano   sempre  più prudenti.
E’ proprio   di  ieri la notizie   dell’ assoluzione  del'ex assessore regionale alla Protezione Civile della Liguria Raffaella Paita. Era accusata  di  omicidio  colposo per   non aver diramato l'allerta meteo. Il temporale   aveva  fatto una  vittima.  Un fatto del  genere  non potrebbe  accadere  ai sindacidell’Elba  occidentale  che  fanno  allerte meteo   drammatiche, 
con  chiusura delle  scuole,     anche in previsione  di un po’ di scirocco. Non   vogliono  responsabilità. E  questo si può capire,  come  si puo’  capire   che un sindaco   decida  di far  abbattere  un pino  che   rischia di  cadere.
Detto  questo,   come è possibile difendere   i  pini dalla sega ?
L’unica  cosa   che si potrebbe dire   è  che si dovrebbero   abbattere  solo quelli     che costituiscono  un reale  pericolo. E    questo   perché  non  è poi così  facile  stabilirlo con  certezza. Non Basta  un tecnico  che,  a vista,  emette la sentenza.  
Dalle   polemiche, finite su tutti i giornali,   per l’abbattimento  dei  pini  in un viale  di  Pescara,  si apprende  che alcuni   pini  abbattuti   non erano per niente  pericolosi. Erano solidissimi. Quello  che possiamo  auguraci   che  non succeda  anche   qui da  noi.
Anche  perché, qui  all’Elba ,  in passato , le  ragioni  che  inducevano le amministrazioni  ad  abbatterli  erano    sorprendenti.
Andavano  delle  radici  che  creavano   problemi  alla  mamma  con la  carrozzina;  ai  rami che   raggiungevano le  finestre   e  permettevano  ai topi  di entrare  negli appartamenti; ai  problemi  che creavano   a qualche  Vip    locale  che aveva  difficoltà  ad  entrare nel proprio garage   e  anche  per   resina  che  cadeva  sui  tetti delle  auto in sosta.
Questo dimostra  come  quelle  amministrazioni   trattassero  il tema con leggerezza, come se non  attribuissero  ai pini   nessun  valore. O  addirittura   come se  avessero  qualcosa  contro  di loro . Qualcosa  di ideologico .  La stessa  Legambiente   aveva  detto  che  i  pini  all’Elba   non erano  piante  autoctone ,( un po’  come  Allianto)  . E inoltre  erano pericolosi perché    favorivano  gli incendi. Secondo loro, dovrebbero essere  estirpati  un po’  come  -  per  capirci -     i topi  neri   di  Montecristo 
E’  vero che  il Pino  non è  una  pianta    come le  altre.  Rappresenta una parte integrante del complesso mondo simbolico che ci mette in contatto con la parte più profonda della nostra cultura e  quindi della nostra  identità . Un po’ quello che l'ulivo è per la cultura greca e giudaico cristiana.
All’estero, se  si pensa  ai pini  si  vede l’Italia.  Roma  è piena di pini.   L’immagine  di Napoli    più nota  nel mondo era  il  famosissimo  Pino di Posillipo   che inquadrava  il  golfo di Napoli  con  sullo sfondo il profilo del Vesuvio.  Dopo     che  è morto di vecchiaia    ci si  resi conto  che  senza   quel pino   l’immagine di Napoli  almeno da  quel punto,  non era  più la stessa . Cosi  ne  anno impiantato  un altro.
Ma il    fascino  dei pini   non   è  sfuggito gli artisti.  
Per rimanere    solo alla  musica,   si  va  dalla  popolare:   “Pino  solitario  ascolta  son venuto per  parlarti ancor” ,     che spargeva  malinconia   sulle  rovine   di un   Italia  distrutta  dalla  guerra,   al  celebre  brano  di Ottorino  Respighi    dedicato  ai   pini  di Roma.
E  in  pittura  il pino è sempre  presente, come    predominante  elemento  identitario       nella  rappresentazione    macchiaiola  e  postmacchiaiola    del  paesaggio   toscano.  Quindi  nella  rappresentazione  della sua  della  bellezza. Il pino,  direi , è parte  inscindibile  della bellezza  del nostro paesaggio.
Per  questo  i nostri  sindaci  dovrebbero  capire   che  un pino  non    un   leccio. L’immagine  del  Pino  è cosi legata  all’idea  che  gli stranierei  hanno dell’Italia  che  tra i  milioni  di  straneri   venuti  all’Elba   negli ultimi  anni, non se ne  troverebbe uno   d’accordo  con   l’abbattimento  di un pino.  Se lo avessero   nel loro giardino, e  rischiasse di cadere,    lo legherebbero  con   dei cavi di acciaio, ma non  lo abbatterebbero. .
Tornando  ai pini di San  Giovanni l’appello  è che  prima  di avvicinarsi  ad uno  di loro    con una sega  in mano ci si ricordi che  non  è una   pianta  qualsiasi.  Tagliarla    equivale  all’amputazione  di una parte della nostra  identità
					
					
					
				