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AETHALIA da AETHALIA pubblicato il 7 Ottobre 2016 alle 3:43
[COLOR=darkblue][SIZE=4]AITHÁLE/AITHALÍA: ORIGINI E SIGNIFICATO DEL PIÙ ANTICO NOME GRECO DELL’ELBA [/SIZE] [/COLOR] Visto che si è sviluppato un bell'interesse sull'annunciato cambiamento di nome del traghetto Aithalia, sicuri di fare cosa gradita proponiamo ai nostri 'camminatori' un articolo del prof. Michelangelo Zecchini tratto dal suo libro “Elba isola, olim Ilva” del 2014. La Redazione. L’àmbito semantico di Aithále, il più antico nome greco dell’Elba, e delle varianti Aithalía, Aitháleia, è quello di fumosa, fumante. E’ quanto mi è stato insegnato al Liceo Foresi da quello straordinario docente che era Alfonso Preziosi e dopo, all’Università di Pisa, dal linguista Riccardo Ambrosini, insuperato traduttore di lirici e prosatori greci, classici ed ellenistici, con il quale a partire dal 1980 ho condiviso una serie di ricerche pluridisciplinari. Il toponimo Aithále compare già in Ecateo di Mileto verso la fine del VI secolo avanti Cristo; Stefano Bizantino, che ne riporta il relativo frammento nel VI secolo dopo Cristo, pensa che derivasse dalla lavorazione del ferro che circondava di fumo i numerosi luoghi in cui avvenivano i trattamenti del minerale. Il concetto era stato espresso nel I secolo a. C. anche da Diodoro Siculo, il quale così narra: “ Dell’ Etruria, infatti, fa parte un’isola di fronte alla città chiamata Populonia, che chiamano Aitháleia. Questa, che dista circa cento stadi dalla costa, ha ricevuto quella denominazione dall’abbondanza del fumo (o della fuliggine) che c’è lungo di essa. Come minerale ha, infatti, molta siderite, che tagliano per la fusione e per la preparazione del ferro, perché hanno molta abbondanza di quel metallo”. Di recente ha tentato di farsi strada una nuova e singolare ipotesi, secondo la quale sarebbe possibile spiegare il nome greco dell’Elba non tanto sulla scorta dell’attività siderurgica quanto in base alle caratteristiche fisiche, che avrebbero consentito ai naviganti di identificare immediatamente l’isola color fuliggine grazie alle spiagge scure della zona orientale. Sorge spontanea un’obiezione, che di per sé rende tale teoria poco fondata: com’è possibile che le spiagge, brevi distese orizzontali che già a qualche chilometro di distanza si confondono, specie se scure, con il blu del mare, possano essere state considerate dagli antichi navigatori quali elementi discriminanti per riconoscere un luogo da un altro? Qualche anno dopo l’ipotesi coloristica ‘orizzontale’ (spiagge) è stata integrata con le emergenze cromatiche ‘verticali’ (pareti rocciose). In altre parole, toponimi come Punta Nera, presenti alle estremità orientale e occidentale, dimostrerebbero che almeno in origine il toponimo Aithále avrebbe indicato un’isola connotata da rocce scure. A parte il fatto che, nemmeno a farlo apposta, vicino alla Punta Nera di Capoliveri c’è una Punta Bianca, e accanto alla Punta Nera di Chiessi esiste la località Pietre Albe (cioè bianche), oggettivamente non mi sembra che il perimetro costiero dell’Elba abbia una prevalenza coloristica nerastra. Semmai è vero il contrario: basti pensare che è il colore bianco - questo sì visibile anche da lontano! – a contraddistinguere l’ ampio tratto di costa settentrionale che va da Portoferraio all’Enfola. Insomma: ognuno continui pure a tenersi strette le proprie opinioni, ma allo stato attuale delle conoscenze, a mio avviso, non ci sono dati né concreti né convincenti per modificare l’esegesi tradizionale. No, Aithále ‘la nera’ proprio non va, tanto più che quando gli scrittori greci hanno voluto usare una qualificazione cromatica hanno utilizzato attributi come argós o leukós (bianco, splendente), che insieme al blu del mare e al verde della vegetazione sono i colori che caratterizzavano e caratterizzano l’Elba. La bontà dell’interpretazione proposta da Diodoro e da Stefano Bizantino, nonché da una pletora di glottologi, archeologi e storici di rango fra i quali Ambrosini, Pittau, Colonna, Cristofani, Giardino, Grant, Minto, Torelli, resta piena e inalterata: Aithále/Aithalía/ Aitháleia continua a essere l’isola della fuliggine, del fuoco e del fumo che si levavano dalle centinaia di forni per la riduzione del ferro. Anche perché i Greci, se davvero avessero avuto l’intenzione di basarsi sul colore nero per identificarla, senza tante contorsioni linguistiche avrebbero usato aggettivi (o sostantivi) più diretti e puntuali, come mélas o amaurós.
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