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TRA PICCONATE E CANTONATE da TRA PICCONATE E CANTONATE pubblicato il 29 Luglio 2016 alle 3:07
[COLOR=darkred][SIZE=5]IL MANICO DEL MARTELLO E QUALCHE CANTONATA DI TROPPO [/SIZE] [/COLOR] Sulle opere che appartengono alla nostra cultura vi sono alcuni personaggi che hanno la caratteristica carismatica, direbbe qualcuno, di interferire in modo sbagliato circa le decisioni da adottare sulle diverse questioni; per cui sorge spontanea la domanda per quale arcano motivo tutto questo avviene. di Alberto Zei Ipogeo di Marciana - Quando non si tratta di questioni opinabili sulle quali esistono margini di incertezza, e vi sono oggettivi riscontri di carattere professionale, non è certamente un merito orientare in altre direzioni la ricerca della realtà dei fatti. Come si legge nell’articolo del professor Zecchini, pubblicato questo mese su alcuni giornali on line dell’Elba, un indirizzo di carattere generale che coinvolge gli interessi culturali del nostro Paese nel settore archeologico è sicuramente la sequenza delle prese di posizione, avulse dalla realtà, relativamente all'ipogeo di Marciana. La dott.ssa Lorella Alderighi, già funzionaria della Soprintendenza Archeologia Toscana, contrariamente alle aspettative dei più, di fronte all’evidenza delle cose, ritiene che le incisioni presenti sul granito dell’ipogeo, siano semplicemente dei segni di un piccone lasciati sulla roccia durante lo scavo. Dalla foto dei sottili solchi curvilinei qui acclusa, non è difficile, per chicchessia, rendersi conto di come sia praticamente impossibile lasciare con il piccone o altro strumento di scavo, sottili linee parallele e differentemente orientate, così perfette. La neviera - Per quanto riguarda, invece, la struttura interna dell’ipogeo a forma di croce, scavato nel granito a fronte di 200 tonnellate di roccia asportata nei tempi che furono, la dottoressa non nutre molta considerazione nei confronti altrui, ipotizzando che quell’enorme scavo sia stato effettuato allo scopo di ricavare un deposito di neve. Ma a qual fine? Notoriamente Marciana, il cui nome completo è Marciana Alta, si trova a circa 300 metri sopra il livello del mare tra le colline ombrose dei castagni del nord dell’Isola. E' arduo capire quale necessità avrebbe indotto ad avvalersi della neve per conservare le derrate alimentari che non resistevano alla temperatura del luogo, così che provvidenzialmente qualcuno pensò a quei tempi di scavare ben 200 tonnellate di granito di quella durissima roccia, per formare un deposito di neve (senza drenaggio) a forma di croce; dove più che la neve si sarebbe potuto assaporare l’acqua fusa che in breve tempo senza drenaggio avrebbe ricoperto il deposito. La dottoressa Alderighi, , come si legge nell’articolo del Prof. Zecchini, ha affermato in una nota ufficiale che a suo avviso l’ ipogeo di Marciana è stata una neviera, o più esattamente, nella stessa nota, un “neviere”. Oltre alla inconsistenza di un’affermazione di questo genere, anche il termine, che al maschile non esiste, fa chiaramente evincere che le neviere non sono un punto forte della dottoressa. Le scoperte del 1800 – A proposito dei ritrovamenti archeologici di Pianosa, effettuati dall'Alderighi in collaborazione con il Parco, Infopark scrive che “Oggi possiamo dire che a Pianosa le prime tracce di insediamenti umani risalgono al Paleolitico superiore”, mentre lo stesso Prof. Zecchini afferma, a fronte di una nutrita documentazione con dovizia di particolari, che il fatto era già noto dalla metà dell’ottocento e che perciò la rivelazione è, come dire, un po' tardiva. La dottoressa Alderighi, vista la stretta collaborazione con lo stesso Infopark, ha però omesso di correggere il lapsus. A proposito di dimenticanze, non è la prima volta che la Soprintendenza Archeologia, preposta alla tutela del nostro patrimonio storico-archeologico, ha qualche difficoltà circa la memoria storica. Moltissimi si ricorderanno infatti, della evanescenza mnemonica delle due funzionarie competenti, una per territorio e l'altra per l' archeologia subacquea, quando poco più di un decennio fa concessero alla banda inglese di predoni del mare l'autorizzazione al recupero del Polluce, affondato nel 1841 davanti a Capoliveri con il suo immenso tesoro, credendo che si trattasse del Glenn Logan, una nave carica di piombo e alluminio, in realtà colata o picco nel 1916 vicino all’Isola di Lipari. Le conseguenze sono note. Ma per quanto riguarda la questione che qui più interessa, ossia la natura dell’ipogeo di Marciana, si evincono le seguenti considerazioni. Si riporta a confronto con l’ ipotesi che l’ ipogeo di Marciana sia un luogo sepolcrale etrusco la planimetria della pressoché uguale, anche in orientamento cardinale: a) la tomba etrusca di Castellina; b) la forma architettonica della neviera di Masi Torello; c) uno standard planimetrico di zecca che si estende in un luogo ovviamente luminoso, all’ aperto. Le ipotesi della dottoressa - L’ipotesi della neviera é di per sé intrinsecamente inconsistente per quanto detto prima circa la forma, la funzione, la sproporzione dell’impegno rispetto allo scopo, oltre al fatto che una neviera in acqua fondente non servirebbe neppure alle rane. Ma allora, si ritorna a quanto accennato all’inizio Diciamo che implicitamente le affermazioni di Zecchini sull’inattendibilità delle dichiarazioni ufficiali dell' Alderighi escludono le ipotesi formulate da quest’ultima, sottoponendo ad una valutazione più approfondita gli ultimi ostacoli che si frappongono al riconoscimento dell’ipogeo come luogo sepolcrale etrusco di notevole pregio archeologico e culturale per il nostro Paese. Ma quando in più occasioni per motivi diversi la tipologia degli errori professionali si ripete su vari argomenti analizzati, il problema in termini simbolici non sta nel martello, ma in come si impugna il manico.
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