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Movimento 5 Stelle da Movimento 5 Stelle pubblicato il 22 Marzo 2016 alle 9:50
[COLOR=darkblue][SIZE=5]Interrogazione di nove senatori M5 Stelle sull'ipogeo di Marciana [/SIZE] [/COLOR] Atto n. 4-05461 Pubblicato il 15 marzo 2016, nella seduta n. 592 PAGLINI , SERRA , BOTTICI , BERTOROTTA , PUGLIA , SANTANGELO , MORONESE , DONNO , NUGNES - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. - "Premesso che: in Toscana, nel comune di Marciana, nell'isola d'Elba, è stato riportato alla luce un antico ipogeo, scavato nella roccia, a pianta cruciforme, composto da un lungo corridoio di accesso, con due camere laterali al suo termine; a parere di alcuni studiosi che hanno visitato il manufatto, la singolarità di questa struttura consiste nella sua forma architettonica ricavata nel granito, che è una delle rocce più dure da scavare; soprattutto in tempi remoti riuscire a penetrare questo tipo di roccia richiedeva tempo e sforzi notevoli, sia per la qualità degli utensili usati sia per l'immane lavoro manuale che uno scavo di questo genere avrebbe comportato; dall'analisi dei documenti e delle informazioni raccolte dagli interroganti, in merito all'ipogeo di Marciana, emergono diverse criticità sia per quanto riguarda la classificazione del sito, sia per quanto riguarda la sua tutela; innanzitutto lo sterramento e la pulizia integrale dell'ipogeo è stata effettuata in modo non scientifico, al solo scopo di togliere detriti e sedimenti per ripristinare l'entrata del sito, quando sarebbe stato invece necessario operare con criteri stratigrafici con personale specializzato e qualificato (archeologi); risulta infatti che dopo aver aperto l'accesso del corridoio, l'intervento sia consistito nello svuotare le aree interne, ed in particolare il corridoio e le due camere, asportando i circa 80 centimetri di terriccio e i materiali depositati sopra la pavimentazione nel corso dei secoli, senza il necessario vaglio ed analisi, nel momento del rinvenimento, di frammenti o reperti che potevano rivestire un interesse storico. Anche le pareti sono state ripulite impropriamente asportando, insieme con le muffe, la parte superficiale, dove emergevano incisioni; la stessa Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, con sede a Firenze, interpellata sul caso, ha affermato: «lo svuotamento, che non è stato eseguito con criteri stratigrafici data la natura dei depositi di materiale di risulta, e di cui, pertanto non è stata informata questa Soprintendenza, ha però permesso di recuperare alcuni frammenti ceramici dal XVI al XIX sec. ora ricoverati presso il Museo Archeologico di Marciana» (pag. 1 del parere di competenza sull'immobile denominato "ipogeo di Marciana", MBAC-SBA-TOS ARC_PROT. 0016720 del 27 ottobre 2014); questa ultima dichiarazione conferma da un lato il fatto che l'approccio al recupero di questo bene è stato effettuato in modo non scientifico, dall'altro la circostanza che siano stati recuperati frammenti ceramici rilevanti, tali da essere ricoverati presso il museo archeologico di Marciana, conferma che chi ha rinvenuto i reperti si è reso conto che lo scavo e lo sterramento dell'ipogeo stavano conducendo alla scoperta di frammenti aventi valore storico ed artistico ed invece di procedere, come sarebbe stato auspicabile, con personale qualificato, la decisione è stata quella di ultimare i lavori senza procedere ad uno scavo condotto con criteri scientifici. Alla luce di questa dichiarazione, dato che è acclarato che chi ha agito all'interno dell'ipogeo era personale non specializzato, non si può escludere che siano stati rinvenuti altri reperti di epoche più antiche, di cui i lavoratori che operavano nell'attività di sterramento non hanno riconosciuto il valore storico-artistico che uno specialista avrebbe potuto riconoscere; a seguito di tali fatti, associazioni culturali e cittadini elbani facevano presente al Comune di Marciana che l'ipogeo doveva essere identificato come un luogo sepolcrale etrusco e gli contestavano di aver operato uno sterramento senza le relative cautele che sarebbe stato utile tenere per un sito che forse troppo frettolosamente era stato identificato come "zecca degli Appiani", come si legge su "Elba Reporter", quotidiano d'informazione on line dall'isola d'Elba, nell'articolo "Grido d'allarme per lo straordinario Ipogeo etrusco di Marciana" del 24 agosto 2014, e su "Il Tirreno", "Ipogeo etrusco o zecca, Marciana riscrive la storia - Recenti studi pongono dubbi sull'utilizzo della grotta come conio degli Appiani tanto che la minoranza chiede chiarezza sulla vera origine del monumento", dello stesso giorno; la disputa si è protratta a mezzo stampa, in quanto il Comune di Marciana ha affermato più volte che l'ipogeo non era una tomba etrusca, ma una zecca risalente all'epoca dei principi Appiano (XV-XVII secolo), signori di Piombino e dell'Elba, e scavata con anni e anni di duro lavoro nel profondo di uno sperone roccioso di granodiorite (ItaliaNostra - Arcipelago Toscano, "A proposito della Zecca appiana/ipogeo etrusco a Marciana: perché toni tanto duri?", 31 dicembre 2014; Elba Notizie, "Chiamare zecca appianea lo spettacolare ipogeo etrusco di Marciana significa snaturarne l'identità storica", 9 settembre 2014; "Corriere Centro Italia - PaeseRoma", "All'Isola d'Elba il cerino acceso sull'ipogeo archeologico di Marciana Alta", 9 febbraio 2016); il sindaco di Marciana, per risolvere ogni ulteriore discussione e ogni critica sul caso, riuniva il Consiglio comunale e deliberava all'unanimità che si trattava di una zecca della famiglia Appiano e non di altro, precisando fra l'altro che «da tempo immemore quell'immobile viene identificato nell'immaginario collettivo dei marcianesi come la zecca degli Appiani» come si legge su "Elba Reporter", "La zecca di Marciana e le riserve auree degli Appiano" del 20 settembre 2014; successivamente il Comune faceva allestire l'ipogeo presentandolo ai turisti come la "zecca degli Appiani", installando fra l'altro nel corridoio centrale di accesso e nelle camere dei tubolari metallici che deturpano il monumento; in data 16 ottobre 2014, la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana di Firenze, interpellata dall'associazione Ilva-isola d'Elba, dopo aver inviato una delegazione per un sopralluogo presso il Comune di Marciana per esprimersi sulla natura dell'ipogeo, smentiva che quello fosse un sepolcro etrusco ipotizzando invece, che potrebbe essere una neviere o una cisterna (pag. 2 del citato parere); in considerazione però, che le risposte della Soprintendenza, che ipotizzava che tale ipogeo fosse una neviera, oppure una cisterna, anziché dirimere gli equivoci ne ingeneravano di nuovi, geologi, architetti, archeologi, specialisti di discipline diverse hanno promosso nei giorni 16-17 ottobre 2015, a Marciana marina, un convegno nazionale avente per titolo "L'Elba e i suoi beni culturali: anatomia di un patrimonio da proteggere, conservare e valorizzare", concludendo alla luce dello studio condotto sulla struttura che è improbabile che l'ipogeo fosse una zecca, una cisterna o una neviera e che più verosimilmente potrebbe essere identificato come un luogo destinato ad una nobile sepoltura etrusca del VI secolo a.C., ipotesi quest'ultima che trova riscontri sia confrontando la planimetria e l'orientamento dell'ipogeo etrusco di Castellina in Chianti, sia con altre tombe a croce dell'antica Etruria tra cui strutture simili rinvenute nell'area di Colle val d'Elsa, nonché dalla circostanza non trascurabile che nel catasto leopoldino l'area accanto all'ipogeo era identificata con il toponimo "La Tomba"; l'ipotesi che tale struttura, poi riadattata nei secoli successivi ad altri usi, fosse originariamente un ipogeo etrusco potrebbe essere il motivo più plausibile per giustificare l'enorme lavoro di scavo nella roccia granitica, mentre non appare credibile la realizzazione dell'ipogeo come zecca, evidentemente bisognosa di spazi più idonei per le lavorazioni del metallo, oppure come una cisterna o neviera; la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo, preso atto della delicatezza della questione, attraverso il proprio ufficio, contattava a dicembre 2015 la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana e la Soprintendenza di Pisa e Livorno, affinché precisassero quale fosse la funzione e la classificazione ufficiale dell'ipogeo di Marciana. A seguito di alcuni solleciti, il 25 gennaio 2016, in risposta alla richiesta di comprendere quale fosse l'attribuzione dell'ipogeo di Marciana, riceveva risposta dalla Soprintendenza di Pisa e Livorno che informava che «come disposto dal Segretariato Regionale dei Beni Culturali della Toscana e d'intesa con l'Amministrazione comunale di Marciana, questo Ufficio ha già iniziato la raccolta della documentazione tecnica e amministrativa per l'attivazione del riconoscimento di interesse storico artistico dell'intero complesso del Palazzo Appiani di Marciana comprendente l'ipogeo in oggetto, che comunque ricade in zona sottoposta a tutela paesaggistica per effetti del decreto ministeriale in data 12 novembre 1952 pubblicato sulla G.U. n. 283 del 6 dicembre 1952», come si legge sulla risposta fornita dall'architetto Andrea Bertolini dell'ufficio Vincoli il 25 gennaio 2016; in quella stessa comunicazione la prima firmataria veniva inoltre messa a conoscenza che il giorno 4 febbraio 2016 sarebbe stato effettuato un ulteriore sopralluogo di approfondimento sul sito, da parte del personale della Soprintendenza di Pisa e Livorno; nessuna ulteriore informazione è stata fornita sul caso in seguito al sopralluogo effettuato; in data 11 marzo 2016, giungeva anche la risposta della Soprintendenza archeologica della Toscana, che precisava: «questa Soprintendenza comunica che l'immobile denominato "ipogeo di Marciana", ubicato a Marciana (Livorno), via degli Appiani, non è vincolato da questa Soprintendenza perché la definizione dell'eventuale interesse architettonico è di competenza della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio. Non risultano, infatti ad oggi, elementi validi per una dichiarazione di interesse archeologico della struttura ipogea» (prot. n. 3721); nella stessa risposta veniva allegata la relazione del professor Luigi Donati, già ordinario di Etruscologia e archeologia italica presso l'università di Firenze, intitolata "Considerazioni sull'Ipogeo di Marciana Alta", redatta a seguito di un sopralluogo effettuato dallo studioso in data 7 dicembre 2015. Il professor Donati, pur riconoscendo che «la pianta dell'ipogeo somiglia in effetti nella configurazione cruciforme a quella di certe tombe etrusche. In particolare, il corridoio in discesa richiama il dromos e i due ambienti di fondo richiamano le celle sepolcrali etrusche», evidenziava anche alcune aporie tali da non permettergli di identificare con certezza la funzione dell'ipogeo. Nelle considerazioni finali di suddetta relazione evidenziava inoltre: «Forse, da un'accurata esplorazione degli ambienti che esistono sul lato sinistro del complesso (che non ho potuto visitare) potrebbe venire qualche ulteriore informazione. In conclusione, di fronte a casi complessi come questo, occorre avere la modestia e la prudenza di riconoscere che non tutto è per noi spiegabile, nella speranza che qualche confronto o qualche novità fortunata portino altri elementi chiarificatori»; gli interroganti, al fine di identificare e classificare correttamente il sito, auspicano dunque che venga quanto prima nominata una commissione di specialisti italiani e stranieri, la quale esamini l'ipogeo con verifiche complete sull'intera struttura, conducendo congrue ispezioni archeologiche, anche prevedendo, se necessario, scavi stratigrafici in prossimità del sito. Un'azione di questo tipo potrebbe risolvere in modo definitivo le polemiche e i dubbi che sono stati sollevati nel corso di questi anni sulla classificazione di questo bene architettonico, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione e quali iniziative intenda assumere, affinché si giunga ad una corretta e chiara classificazione dell'ipogeo di Marciana".
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