Sab. Mag 10th, 2025

Homepage

Lascia un messaggio

 
 
 
 
 
 
I campi con * sono obbligatori.
Il tuo messaggio sarà online dopo l'approvazione della Redazione di Camminando.
Ci riserviamo il diritto di cancellare o non pubblicare il tuo messaggio.
Michelangelo Zecchini da Michelangelo Zecchini pubblicato il 11 Dicembre 2015 alle 4:08
[COLOR=darkblue][SIZE=4]LA VILLA DELLE GROTTE: IL POTENTE MESSALLA FU IL PROPRIETARIO E OVIDIO L’OSPITE FAMOSO? IMMAGINARLO NON BASTA. LA LUCIDA ANALISI DEL PROF. UBERTO LUPI [/SIZE] [/COLOR] L’archeologia è una scienza inesatta e nondimeno è basilare per la ricostruzione della storia antica. Fondamentale è il momento dello scavo, durante e dopo il quale le valutazioni soggettive e le proiezioni immaginarie dovrebbero rimanere quanto più possibile circoscritte. Prendiamo il caso degli scavi di S. Giovanni e descriviamone brevemente, anno per anno, i risultati. - Nel 2011 gli specialisti di settore si impegnano in una serie di prospezioni geofisiche. Il responsabile rileva che “i dati magnetici indicherebbero evidenti tracce di un’attività produttiva legata allo sfruttamento delle risorse minerarie”. - Nel 2012 si inizia a scavare contando sulla scoperta di “forni antichi per la riduzione dei minerali di ferro”; invece emergono - scherzi dell’archeologia - le strutture di una semplice fattoria di epoca romana, una fra le tantissime scoperte in Italia. Però quei ruderi sono ugualmente considerevoli - affermano i responsabili – perché sono riferibili a un insediamento rurale (indicativo è il rinvenimento di alcuni dolia) legato alla soprastante villa patrizia delle Grotte. Non viene spiegato quali sono i dati archeologici dell’asserita, stretta correlazione fra i due siti. - Il 2013 e il 2014 vedono confermate le acquisizioni sulla funzione e sulla cronologia dell’abitato: si tratta della parte produttiva (vino e altro) a servizio della villa che si trova sul promontorio delle Grotte. Mancano ancora le prove sulla complementarità della prima rispetto alla seconda, ma forse affioreranno. - Il 2015 è l’anno delle metamorfosi: la fattoria di S. Giovanni non è più tale, si è trasformata in una villa vera e propria. È vero che non sono venuti in luce oggetti di prestigio o di lusso, ma forse arriveranno. Nelle dichiarazioni alla stampa il responsabile rimarca più volte: “Quella chepensavamo essere una semplice casa di campagna si è rivelata una villa più antica della villa celebrativa delle Grotte di almeno un paio di generazioni”; “Valerio Messalla (console con Ottaviano nel 31 a. C., nonché oratore e potente aristocratico: nota dello scrivente) verosimilmente ospitò all’Elba il famoso poeta Ovidio prima che fosse mandato in esilio nel Mar Nero dalla dinastia augustea”; “è molto probabile che questa villa rustica, insieme a quella delle Grotte, appartenesse ad un proprietario illustre… che si chiamava Valerio Messalla”; “Immaginiamo che quattro generazioni di Valerii abbiano abitato qui”. Ma ‘verosimile’ e ‘probabile’ non significano vero e l’uso del verbo immaginare la dice lunga. Quando il livello di indeterminatezza è troppo elevato, sarebbe preferibile dapprima tacere, poi approfondire trovando certezze, o quasi, e quindi procedere con la divulgazione. La frase che dipinge Ovidio come ospite di Valerio Messalla è senza dubbio un lapsus giornalistico, essendo noto che Messalla in quel periodo era già morto. Né si può accettare l’affermazione (questa volta sicuramente non si tratta un lapsus) secondo la quale il poeta fu “mandato in esilio”. Non è così: Ovidio subì la relegatio’, provvedimento diverso dall’esilio, a causa di non meglio precisati “carmen et error”. Finora non ci sono prove che suffraghino l’attribuzione della proprietà delle Grotte a Valerio Messalla: i bolli ‘in planta pedis’ presenti sulle pareti dei dolia di S. Giovanni sono indizi troppo labili. Per di più strutture e reperti delle Grotte e di S. Giovanni non sono minimamente paragonabili, per importanza e bellezza, con quelli recuperati (sette statue di marmo alte più di due metri, fastosi mosaici policromi, pareti affrescate, ecc.) nella villa “di altissimo livello” (questa sì di Valerio Messalla!) di recente scoperta nel comune di Ciampino. Ben altri ritrovamenti, ben altre prove… Quanto all’ ipotesi del soggiorno elbano di Ovidio, va precisato che essa manca di originalità ed è pure vecchiotta poiché vaga per l’aere, non senza contrasti, almeno dal Settecento. In ogni modo, per comprendere meglio la vicenda, vediamo di delinearne in sintesi il contesto storico. Ovidio arriva (arriverebbe) all’Elba nell’autunno dell’anno 8 d. C.. È con l’amico Massimo Cotta, figlio di Valerio Messalla. Nel corso della discussione fra i due, nella quale si rievocano i contorni della ‘relegatio’ del poeta, viene (verrebbe) nominata ‘Aethalis Ilva’, ossia l’Elba (ExPonto, II, 3, 84). Ma apprezzati studiosi ritengono che nel racconto dello scrittore sulmonese non si parli dell’Elba bensì di ‘Italis ora’ oppure di ‘Aletium’ (antico insediamento della fascia adriatica meridionale). Né univoca è la convinzione che Ovidio si trovasse all’Elba quando fu raggiunto dall’editto che lo relegava nel Ponto Eusino: se fosse stato a Roma, come alcuni credono, passare per l’isola avrebbe comportato un percorso opposto a quello necessario per raggiungere la meta. I ‘rilanci moderni (l’attuale e quello del 1995) dell’ipotesi ‘Ovidio alle Grotte’ lasciano il tempo che trovano visto che non sono corroborati da nuovi riscontri. Capisco che tirare in ballo personaggi della ‘grande storia’ può sortire un certo effetto ma, stante il fatto che non siamo sul set di Ben-Hur, a mio avviso una maggiore, solida dose di cautela non guasterebbe. Tanto più che, anche mettendo da parte i molti dubbi motivati, anche supponendo che il riferimento all’Elba sia giusto, si dovrebbe comunque tenere nella debita considerazione la lucida analisi critica del compianto prof. Uberto Lupi (‘Lo Scoglio’, 1996 n. 46). Trascrivo il suo pensiero: “La rievocazione, tutta imperniata sul concitato colloquio dei due amici, non dà, purtroppo, alcun risalto ad altre circostanze di fatto. Così non sapremo mai dove esattamente, nel territorio dell’isola, si situa la scena. Né, tanto meno, perché il figlio di M. Valerio Messalla Corvino si trovasse dalle nostre parti con la sua cohors: se in una villa sua o di altri, se per mero riposo o per assolvere ad una missione… Unico dettaglio utilizzabile la semplice menzione dell’Elba”. Più chiari di così… Ovidio, ammesso che sia valida la lectio ‘Aethalis Ilva’, ci racconta di essere stato all’Elba insieme con l’amico Massimo Cotta. Niente di più. Le estensioni della sua testimonianza sono autentiche congetture. Tuttavia aspettiamo fiduciosi nuove ‘metamorfosi’. In onore di Ovidio. In fin dei conti sono passati solo cinque anni dall’inizio delle ricerche. Diamo tempo al tempo… Un’annotazione in calce: sarò pure démodé, ma continuo a ritenere che, in una situazione di crisi economica che impone scelte e rinunce, le cure prioritarie debbano essere prestate non ai codici bianchi (scavi e scavetti), ma ai codici rossi che implorano interventi urgenti. Mi riferisco ai tanti monumenti elbani che stanno cadendo a pezzi: abbiamo il preciso dovere di conservarli per le generazioni future. Emblematico è il caso della fortezza del Giove: fra non molto ne rimarranno solo le foto. Non scordiamolo. Michelangelo Zecchini
... Toggle this metabox.