[COLOR=darkred][SIZE=5] Sanità: lettera del sindaco di Portoferraio Mario Ferrari all'ass.Regionale alla Sanità Stefania Saccardi [/SIZE] [/COLOR]
Gentilissima dottoressa Stefania Saccardi in qualità di sindaco di Portoferraio, il paese più rappresentativo dell'isola d'Elba nonché sede del presidio sanitario, già nel 2014, avvalendomi della collaborazione del mio delegato alla sanità, dopo essermi ripetutamente confrontato con le organizzazioni sindacali provinciali Cgil Cisl e UIL e alcune figure professionali mediche dell’azienda, ho elaborato un progetto di riforma sanitaria per il territorio insulare che, considerando le peculiarità del nostro territorio, a lei perfettamente note, ha tenuto in considerazione le vigenti normative di legge, le problematiche economiche che interessano non solo la Toscana ma tutto il territorio nazionale, ed altri aspetti quale le necessità sanitarie elbane in termini di numero di prestazioni. Con questi presupposti il documento che è stato elaborato prevedeva da una parte una indispensabile autonomia funzionale del nostro presidio e dall'altra l'utilizzo delle risorse aziendali che potevano derivare da una stretta collaborazione con i due presidi territoriali di Piombino e di Cecina, avvicinandosi in tal modo anche alla politica sanitaria regionale, oltre al mantenimento e la difesa della zona distretto in quanto la nostra è zona insulare con le sue innegabili peculiarità.
Questo nostro progetto infatti pur non basandosi su una totale indipendenza sanitaria del nostro territorio, ha tenuto in considerazione le peculiarità elbane, le difficoltà e i disagi economici che deve affrontare che abita questa isola, ma soprattutto i gravi rischi che correrebbe in caso di interruzione delle comunicazioni aereo-navali, cosa che lei ha potuto constatare di persona proprio recentemente. Ecco perché uno dei punti più importanti del nostro programma prevedeva una ristrutturazione del sistema emergenza urgenza sia territoriale che ospedaliera, sistema che oggi vive spesso momenti di criticità, attraverso il recupero di quelle capacità funzionali di sala operatoria in grado di affrontare, qualora fosse necessario, quegli interventi che non sono certo di secondo e terzo livello, ma che vengono normalmente eseguiti presso altri presidi sanitari come Piombino e Cecina, interventi che oltretutto spesso non vengono eseguiti semplicemente perché il paziente si presenta come paziente a rischio e probabilmente bisognevole di un'organizzazione rianimatoria. Non posso non farle notare che un organico di 6 anestesisti, la cui presenza è fondamentale sul nostro territorio, ma che non hanno la possibilità di fare un vero lavoro rianimatorio, sono decisamente sottoutilizzati. Ho cercato quindi di elaborare un progetto che fosse economicamente sostenibile e che vivesse uno spirito di concretezza, ed anche oggi non sono qui a chiederle personale esclusivamente dedicato al nostro ospedale, non sono qui a chiederle unità operative complesse e le specialistiche di terzo livello sul territorio che amministro; quello che le chiedo è un ospedale che al di là delle classificazioni conservi le caratteristiche di un ospedale di base, con un suo pronto soccorso adeguatamente ristrutturato, con un reparto medico-chirurgico che non sia in carenza di organico, con una pediatria, un'ostetricia e una ginecologia che siano in grado di far fronte alle esigenze dei nostri cittadini, con un punto nascite che, riorganizzato e ristrutturato, deve continuare ad esistere.
Oggi la sanità elbana è di fronte a una situazione paradossale perché le statistiche ci dicono che i cittadini dell'isola d'Elba cercano in altri presidi ospedalieri prestazioni prevalentemente di primo livello aventi un peso di DRG non superiore a 1, di conseguenza il valore economico sottratto al presidio di Portoferraio ammonta a circa 5 milioni di euro che salgono a 8 se si considerano le perdite economiche in termini di viaggi e giornate di lavoro perdute; questo dato indica l'intrinseca debolezza del presidio ospedaliero di Portoferraio relativamente all'attività di base e a quella programmata, producendo un danno rilevante sia al principio del pari opportunità per i cittadini elbani, sia all’economia elbana. Il nostro programma prevedeva quindi di restituire al presidio di Portoferraio capacità di fornire prestazioni in grado di soddisfare le esigenze dei pazienti e di intercettare così le domande in fuga. Questo obiettivo secondo il nostro parere poteva essere raggiunto utilizzando tutte le risorse aziendali sì da potenziare tutte le attività specialistiche ambulatoriali, ampliare e qualificare l'attività di sala operatoria per chirurgia ortopedia, ritornare a programmare un'attività di sala operatoria per le specialistiche come otorino, oculistica e urologia oggi assenti, predisponendo specifici protocolli con gli operatori per individuare la casistica di interventi programmabili per ciascuna specialistica. Ma come Le ripeto un aspetto al quale Lei dovrebbe prestare particolare attenzione è sicuramente quello dell'emergenza urgenza perché per quanto fondamentale non è sempre sufficiente garantire la presa in carico del paziente, la sua stabilizzazione e il suo rinvio a presidio sanitario di livello superiore perché proprio per la nostra insularità è fondamentale poter disporre di un'attività di emergenza urgenza con alti livelli di efficienza ed efficacia, risultato ottenibile con la presenza in pianta stabile sul nostro territorio di figure professionali qualificate in ambito chirurgico e ortopedico, quelle stesse professionalità che oggi i cittadini elbani vanno a ricercare lasciando il proprio territorio. Il nostro programma voleva quindi raggiungere l’obiettivo di limitare il trasporto sanitario via mare e via aerea che dovrebbe in realtà essere riservato a pazienti non trattenibili per complessità patologica, accorciando anche tempi di intervento ed eliminando così i rischi sanitari legati a situazioni contingenti che ne impediscono il trasferimento.
Questo potenziamento dell'attività chirurgica, ortopedica specialistica e la risoluzione del problema emergenza urgenza territoriale non può non costringerci a svolgere la nostra attenzione verso un’altra area quella della diagnostica per immagini che dovrebbe essere potenziata per inserirsi adeguatamente sia nel programmato che nell'emergenza.
Se avrà la pazienza di leggere il nostro programma troverà informazioni più dettagliate che evito ora di riferire, e vorrei solo concludere affermando che per quanto l'isola d'Elba abbia la necessità di mantenere alcune peculiarità, non può più vivere isolata da un contesto sanitario collettivo e non può più rifiutare la condivisione di energie e di programmazione con altri presidi sanitari condividendone le risorse umane, un’idea che finalmente sembra oggi farsi strada anche tra alcuni dei comitati cittadini e forze politiche che fino a poco tempo fa erano arroccate su una posizione di totale indipendenza ed autonomia funzionale a mio parere non più sostenibile. Un modello siffatto potrebbe essere anche il punto d’incontro tra una riforma sanitaria che prevede la chiusura di tanti piccoli e poco funzionali ospedali, ed i cittadini che con la proposta di una referendum abrogativo hanno dimostrato di non gradire. In altre parole il modello Portoferraio-Piombino-Cecina potrebbe essere un modello da esportare in altre realtà sanitarie della Toscana oggi in sofferenza sanitaria. Non è certo una sfida da poco e solo una stretta collaborazione tra la politica centrale e quella periferica, abbandonando bilateralmente rigide posizioni programmatiche da una parte, ideologiche dall’altra, potrà condurre a risultati concreti nell’interesse dei cittadini che amministriamo