[COLOR=darkblue][SIZE=4]ALL’ELBA IL PREMIO DI GIORNALISMO PIÙ FAMOSO DEL MONDO? [/SIZE] [/COLOR]
Da quando è uscito il mio libro “Elba isola, olim Ilva”, un giornale on line mi gratifica volentieri di una benevola attenzione. Il ‘capo’ e alcuni collaboratori hanno sentenziato con estrema dolcezza che l’archeologia non fa più per me. Anzi: a loro avviso avrei còlto nel segno se mi fossi ritirato prima di cominciare. Siccome fin da piccolo sono stato sempre ossequiente verso i giudizi e i desiderata altrui, potrei darmi all’ippica o alla politica. La prima è da scartare per raggiunti limiti di età. La seconda potrebbe essermi un tantino più congeniale: nella città di Cosimo (pardon: Portoferraio) una cinquantina di voti potrei prenderli anch’io, adottando fino allo sfinimento la tecnica del porta a porta e della preghiera genuflessa presso lontani parenti e amici.
Ma bando alle malinconie: si sta facendo largo una notizia che mi riscalda e che non dovrebbe lasciare indifferenti gli Elbani.
Nella nostra isola abbiamo visto passare grandi nomi del giornalismo e della letteratura grazie ai premi “Isola d’Elba-Raffaello Brignetti”, ‘Arcipelago Toscano’, ‘La Tore’, ‘G. Barbiellini Amidei’: d’ora in poi da considerare zuccherini se, stando a voci sempre più insistenti, transiterà di qui il premio giornalistico più famoso del mondo.
Sarebbe un fatto eccezionale perché, per statuto, tale riconoscimento viene assegnato nell’ambito del Nuovo Mondo, ma è anche vero che di fronte a meriti straordinari le regole potrebbero essere accantonare una tantum. Secondo indiscrezioni non inverosimili il 2015 potrebbe essere l’anno fatidico per l’incoronazione di un personaggio insulare del quarto potere. Non è scontato, ma potrebbe succedere perché la giuria, a quanto pare, è rimasta incantata dai valori linguistici e semantici universali dei suoi editoriali. I quali investigano spesso – è una delle qualità più apprezzate - sull’universo fisiologico/riproduttivo.
Non si può che essere d’accordo con il collegio giudicante: cosa può esserci di più prezioso, in ambito lessicale, di limpide allocuzioni disegnate con abile orchestrazione di chiasmi, ellissi, anastrofi, sinestesie, anacoluti, metonimie, sillessi, ipallagi? Quale musicalità più corale, quale armonia più pura, quale lirismo più genuino?
Dissetiamoci dunque, affascinati, al seguente florilegio:
“fica ce n’è…
flusso di favate…
sanno un cazzo…
gli si dà la topa…
sanno fa’ una sega…
ondate di merda…
a cazzo di cane…
la fava si ingrossa…
ti facciano un culo come una capanna…
a potta pari…”.
Davvero pregevole. Un mondo, tutto un mondo. Di più: fuori dal mondo.
Michelangelo Zecchini