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PROFUGHI A CAPOLIVERI da PROFUGHI A CAPOLIVERI pubblicato il 29 Agosto 2015 alle 10:47
Sono stato citato, per cui rispondo volentieri. Per prima cosa sarebbe interessante conoscere il pensiero di chi (anche a Capoliveri) dice no agli immigrati senza se e senza ma, se fossero delle famiglie che scappano dalle guerre, ma benestanti e con molti soldi a disposizione, invece che nuclei familiari "poveri" che hanno perso tutto, in particolar modo per i Siriani, tra l'altro con un alto tasso di scolarizzazione. Se i bambini andranno all'asilo come mi auguro, devo dire di essere sfortunato a non avere figli piccoli, che potevano arricchire il loro sapere conoscendo altre culture, lingue e tradizioni, e sono sicuro, che i Capoliveresi (molti) non si faranno pregare per dimostrare la loro solidarietร  e vicinanza a chi attraversa il mediterraneo per una vita migliore, con un alto rischio di non arrivare in una nazione, dove si sente parlare spesso di compravendite di calciatori a colpi di milioni di euro, mentre in altre parti del mondo non hanno nemmeno un sorso d'acqua o un tozzo di pane per sfamarsi, e poi ci si meraviglia di questo grande esodo che nessuna rete o muro riuscirร  a fermare, a meno che non si incominci a pensare ad una visione diversa sulla distribuzione delle risorse e della ricchezza globale, in caso contrario, in futuro altri popoli saranno costretti a lasciare i propri paesi NESSUNO ESCLUSO. Noi Italiani perรฒ da questo punto di vista saremo piรน โ€œfortunatiโ€ vista lโ€™esperienza di chi non molto tempo fa ha giร  sperimentato sulla propria pelle questa condizione, e mi rendo conto che molti discendenti di quegli emigranti lo hanno completamente rimosso dalla propria memoria, e ricordo molto bene quando per la prima volta ho potuto provare una โ€œcingommaโ€, allโ€™epoca nessuno sapeva come si pronunciava, figuriamoci la conoscenza della lingua inglese, grazie ad un pacco insieme ad altri dolciumi inviato da un parente emigrato qualche anno prima per andare a tagliare le canne da zucchero in quella parte dellโ€™Australia che si chiamava e che si chiama ancora Queensland, in mezzo a serpenti, zanzare, animali pericolosi di ogni tipo, e da racconti da me ascoltati, con un caldo che toglieva il respiro, altro che i nostri vari Caronte, Nerone o Flegetonte, mentre i piรน fortunati emigravano in America, in Belgio come minatori (carbone) o in Argentina, Canada, Germania o Brasile per citare alcune nazioni. Altri invece qualche anno prima, venivano inviati armati fino ai denti ad invadere ed emigrare nelle terre del nuovo impero coloniale Italiano, in Libia, Somalia, Etiopia ed Eritrea oltre che in lโ€™Albania, perรฒ anche questo, molte persone lo hanno dimentico.., e a distanza di qualche anno, le stesse popolazioni sono in cammino verso di noi. Questo presumo sia solo un caso, ma da tenere presente. Il M. del GRILLO-ROCCA
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