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Gian Franco Casciano da Gian Franco Casciano pubblicato il 14 Agosto 2015 alle 6:03
Il 13.10.2012, su uno dei maggiori quotidiani italiani, Nicola Piovani scriveva un articolo dal titolo “La musica passiva fa male anche a te”.Piovani faceva riferimento a “quella musica” così scriveva “diffusa ormai in molti ambienti pubblici, il cosiddetto sottofondo, la musica da parati” Piovani ricordava che all’inizio del secolo scorso Eric Satie aveva teorizzato la pratica della “Musique d’ameublement” la musica d’arredamento e notava come quella che allora era una provocazione trasgressiva sia oggi divenuta “pane quotidiano” della società consumistica;. Al supermercato, al ristorante, sul taxi, alle stazioni, dal benzinaio, sulle spiagge, non v’è luogo, spazio, ambiente, in cui ognuno di noi non sia costretto a sentire della musica, dei canti, In certe trattorie dell’Emilia verdiana, fa notare Piovani, si corre addirittura il rischio della blasfemia, perché spesso, mentre si arrotolano succulenti bucatini in sottofondo è facile udire Violetta che piange morendo di tisi. In realtà ciò che rende la cosa oltremodo insopportabile è soprattutto il fatto che ognuno di noi è costretto ad udire per forza “musica che non ha scelto”. Aderendo alle polemiche osservazioni di Piovani, Michele Serra aggiungeva che “il rumore di fondo ha ormai assuefatto le nuove generazioni al punto da cancellare in loro il concetto di silenzio. Ogni vuoto” precisava “ogni silenzio, sono vissuti non come libertà e una scelta, ma come un abbandono ed una decurtazione. Si vive circondati da suoni e immagini perché farne a meno costringe a rimanere in compagnia del solo sé”. Allo spazio d’arte di Capoliveri la mostra “Musica da guardare” è da considerare un’oasi in cui ognuno può ascoltare dentro di sé la musica che vuole, quella che ricorda, quella più amata, con il sentimento del ricordo ispirato dalle immagini dipinte proprio per questa occasione da pittori affermati, da pittori famosi. Non si tratta infatti di una mera collettiva di artisti, ma di opere che artisti anche di fama hanno realizzato per questa occasione, per dar significato e lustro al tentativo di fare dello Spazio d’Arte di Capoliveri un punto di riferimento dell’arte contemporanea qualificato dal suo voler proporre ogni anno un tema particolare. L’anno scorso per il Bicentenario di Napoleone le opere rendevano un “Omaggio non riverente all’Imperatore” -questo era il tema delle manifestazioni capoliveresi-. Quest’anno con l’evento “Guarda la musica” si è voluto creare un trait d’union tra arte figurativa e musica. In un luogo, l’Elba, in cui la musica più risonante sembra farla da prepotente padrona, ogni sera nelle piazze e tutto il giorno in ogni luogo, tanto che nelle spiagge non si riesce a sentire neanche più il rumore delle onde e ognuno di noi è costretto, per riprendere le parole di Piovani, ad ascoltare musica scelta da altri, lo Spazio d’arte di Capoliveri è luogo ove ammirando le opere d’arte create da importanti artisti, ognuno di noi, dinanzi ad ogni opera potrà udire dentro di sé la musica che sentirà propria, la musica che l’opera stessa gli ispirerà. Dinanzi al meraviglioso dittico di Talani, che ha voluto far dono del suo prezioso contributo a questa mostra con opere sottratte all’Expo che accoglie tante altre sue opere ed alla stessa grande personale di Mantova (aperta in questi giorni presso la casa del Mantegna ed a cui la rivista Arte In dedica la copertina e numerose pagine del suo più recente numero) ognuno potrà riascoltare dentro di sé le squillanti evoluzioni della band del cuore, le improvvisazioni del jazzmen più amato. Dinanzi al prezioso dondolo in ceramica di Staccioli dentro ognuno di noi risuonerà la nostalgia di un’ eco popolare nell’alternarsi dei suoni striduli o lamentosi, o malinconici (la musica che vuoi tu) resi da Arlecchino e Pulcinella. Dinanzi all’intenso ritratto della cantante Alice di Federico Fiorentini, ognuno di noi sceglierà dentro di sé e per sé le parole e la musica più amate della cantante. E così L’arpa e la cetra delle magiche musicanti greche di Baglioni riporterà dentro l’animo dell’osservatore l’eco di antiche melodie. La “casta diva” di Marietti permetterà di scegliere nel proprio animo, la voce preferita da attribuire all’immagine mariettiana. I piatti in musica di Italo Bolano ispireranno intime fantasie di suoni e melodie. Il pifferaio di Hamelin, l’opera scultorea di Ricci, permetterà ad ognuno, percorrendo mentalmente le linee delle bacchette con cui è costruita, di scegliere tra le varie versioni della fiaba quella più aderente al proprio stato d’animo. Sono fonti di ispirazione tante altre opere, di Nardoni con gli strumenti musicali del giovane figlio, Meli con le sue armonie dell’antica Grecia, Fusi con le languide movenze della sua odalisca, Pesce con il suo omaggio alla Callas, Beltrame con le figurazioni di quattro concerti di B.B. King, e poi Montuschi che dipinge e suona con personaggi cari all’infanzia, Gianni con il suo carillon, Mangani con l’omaggio all’Inno Nazionale ed altri ed altri ancora, che con entusiasmo hanno aderito all’invito di creare le loro opere proprio per questo evento, tanti altri che il visitatore è bene venga a scoprire da solo, senza ulteriori suggerimenti. E’ questa una mostra-evento che sinora non ha “urlato” e non vuol “urlare” la sua presenza, ma che sommessamente si propone come oasi al clamore, allo straniarsi coatto, si presenta come un invito, un suggerimento a trovare ispirazione nelle opere di tanti artisti per stare in buona compagnia con i propri ricordi musicali, con i propri sentimenti, in fondo, con il proprio sé.
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