Cassazione: Facebook incastra il lavoratore
Una sentenza apre alla possibilitร di controlli (e licenziamenti) per l'utilizzo dei social network sul posto di lavoro. Anche tramite fake account e geolocalizzazioni: del resto, il lavoratore ha accettato di condividere pubblicamente i propri dati
Roma - I datori di lavoro possono esercitare un controllo sui propri dipendenti monitorandone l'utilizzo dei social network e delle app di messaggistica anche assumendo identitร fittizie. E - in caso di utilizzo sul posto di lavoro - possono anche licenziarli.
A riferirlo รจ la sentenza 17 dicembre 2014-27 maggio 2015, n. 10955 della Corte di Cassazione che sembra porsi in antitesi con la giurisprudenza in materia di tecnocontrollo e il trend seguito negli altri paesi, dove anzi i mezzi di comunicazione digitali sono spesso visti come un mezzo di coercizione del datore di lavoro. Anche lo stesso Statuto dei lavoratori italiano vieta (all'art. 4) i controlli a distanza sull'attivitร del personale, un divieto peraltro giร ridimensionato da alcune previsioni del Jobs Act che aprono la porta al tecnocontrollo dei dipendenti facilitando i controlli sugli strumenti di lavoro (PC, Tablet e telefoni aziendali).