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MORTE IMPROVVISA da MORTE IMPROVVISA pubblicato il 9 Maggio 2015 alle 7:05
Quanto accaduto a Cecina è semplicemente orribile e chi ha dimesso un paziente di 49 anni con quella risibile diagnosi - sintomi influenzali e stati d’ansia - dovrebbe ora passare notti insonni ma soprattutto attaccare il camice al chiodo e smettere di fare il medico; al contempo la risposta fornita dall’azienda appare superficiale e banalmente giustificativa di un sistema sanitario ormai basato sui protocolli (come se tutti pazienti fossero uguale e le patologie tutti uguali a se stesse – pensiero che ormai pochi capiranno- e sul risparmio (tagliare ricoveri, tagliare posti letto, tagliare la spesa farmaceutica, diminuire i giorni di degenza, tagliare personale costringendo gli altri a turni e prestazioni massacranti, e se un solo operatore deve fare più di 60 ecografie nel turno di mattina l’errore è inevitabile) e fino a quando così sarà casi del genere si ripresenteranno con drammatica sistematicità; è solo di qualche mese fa la situazione analoga della giovane infermiera di Piombino dimessa dal pronto soccorso di Piombino con dolori precordiali o il giovane imprenditore elbano dimesso dal pronto soccorso di Portoferraio e deceduto il pomeriggio stesso. La moderna sanità toscana non solo mette in pericolo la vita dei cittadini ma ne è responsabile molto spesso della morte. Il dolore precordiale può avere mille sfaccettature, essere foriero di patologie gravi e mortali, e non bastano poche ore per una sua corretta valutazione; ricordo bene il caso di un giovane muratore siciliano che è rimasto tre giorni a letto monitorizzato con dolori precordiali, ecgramma ed indici di necrosi negativi e solo dopo tre giorni il quadro infartuale si è manifestato; e ricordo bene anche un altro caso in cui dopo 10 giorni riuscimmo a porre diagnosi di un iniziale aneurisma dell’aorta toracica. E questi non sono certo casi isolati. NON SI PUO’ DIMETTRE DOPO TRE ORE UN PAZIENTE CON DOLORI TORACICI E SE L’AZIENDA CONTINUA A PRETENDERLO PERCHE’ GLI ESAMI PREVISTI DAL PROTOCOLLO SONO NEGATIVI FATE FIRMARE AI DIRIGENTI O AL RESPONSABILE DEL SERVIZIO LE LETTERE DI DIMISSIONE, FATEGLI ASSUMERE LA RESPONSABILITA’ DI UN SISTEMA SANITARIO CHE HANNO ORGANIZZATO E CHE SI DIMOSTRA ORMAI SEMPRE PIU’ INCAPACE DI DIAGNOSTICARE E RISOLVERE PROBLEMI ANCHE GRAVISSIMI. CECINA. Un malore fatale. È nella sala di aspetto del medico curante quando si accascia a terra. Mario Paolo Pardo muore nel tragitto che da piazza Guerrazzi lo porta in ambulanza al pronto soccorso di Cecina. Aveva 49 anni e lascia la moglie Tina e i figli Giovanni di 23 anni, Jennifer di 19 e Francesco di 17. Adesso la salma è a disposizione del sostituto procuratore della Repubblica Antonella Tenerani. I familiari vogliono vederci chiaro e firmano un esposto denuncia contro l'Azienda sanitaria 6 di Livorno. Riavvolgono il nastro degli ultimi giorni di vita del loro caro. Fino al tardo pomeriggio del Primo maggio. Stavano lavorando nel loro bar ristorante, La Pinetina a Vada, quando l'uomo si accascia terra. Accusa dolori al petto. E inizia a piangere. La moglie lo carica in auto e lo porta di corsa al pronto soccorso. E da qui esce il giorno successivo con una diagnosi che parla di sintomi influenzali uniti a uno stato ansiogeno. «Nella sala di attesa del medico di famiglia poco dopo essersi seduto ha iniziato a tremare ed è caduto a terra». A ricostruire quei drammatici momenti è la figlia Jennifer. La signora Tina non riesce a dar voce a quanto è stata testimone. «Subito è stata chiamata l’ambulanza e a prestare i primi soccorsi sono stati i medici che si trovavano in ambulatorio, i dottori Antonella Rossi, Enrico Topini e Massimo Pallesi – dice –. Gli hanno praticato il massaggio cardiaco. Saranno passati quindici minuti ed è arrivata l’ambulanza della Pubblica assistenza. Ma quando mio padre è ginto all’ospedale non c’era più niente da fare». La morte di Mario Paolo Pardo, originario di Niscemi ma da anni residente a Cecina, risale alle 19,30 del 4 maggio. Per anni la famiglia Pardo ha gestito la gelateria Firenze a Vada, fino alla scelta di spostarsi sul mare prendendola gestione della Pinetina. È servita una notte insonne e di dolore alla moglie Tina e ai figli per prendere la decisione di suonare alla porta dei carabinieri della stazione di Cecina. Assistiti dall’avvocato Paolo Porciani hanno presentato l’esposto denuncia con cui chiedono di far luce sull’operato del pronto soccorso di Cecina. Su quel ricovero con dimissioni della mattina del 2 maggio. «Mio padre ha continuato nei giorni successivi ad accusare dolori al petto». Che cosa è accaduto in quelle ore di ricovero al pronto soccorso? La diagnosi è stata corretta rispetto ai sintomi dichiarati dall’uomo e al suo quadro clinico? Sono stati fatti gli accertamenti previsti dal protocollo sanitario? Le domande a cui la famiglia Pardo si aspetta di trovare una risposta convincente sono queste e molte altre. «Chiediamo giustizia, soprattutto per nostro padr L'Azienda sanitaria: eseguiti gli esami previsti dal protocollo CECINA. Dall’Azienda sanitaria di Livorno solo una conferma: «Al pronto soccorso di Cecina sono stati eseguiti gli esami previsti dal protocollo sanitario». Nessun altro dettaglio, in attesa dell’autopsia che potrà far luce sulle cause del decesso di Mario Paolo Pardo. Stando a quanto ricostruito dai familiari dell’uomo quando il signor Mario Paolo è arrivato la sera del Primo maggio al pronto soccorso di Cecina viene classificato come Codice giallo. E subito viene visitato dal personale medico. Dalla cartella del signor Pardo risulterebbero esami del sangue e ripetuti elettrocardiogrammi nel corso delle ore di osservazione. Esami che però non avrebbero messo in luce sintomi gravi. Fatto sta che a distanza di una manciata di giorni, tre per l’esattezza, viene prima dimesso dal pronto soccorso per poi ritornarvi a bordo di un ambulanza già cadavere. È a quelle dimissioni con una diagnosi di sintomi influenzali e stati d’ansia che si aggrappano i familiari del signor Pardo per chiarire quella che hai loro occhi appare una morte assurda e che forse poteva essere evitata con un po’ dI perizia in più.
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