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Gian Franco Casciano da Gian Franco Casciano pubblicato il 28 Febbraio 2015 alle 11:51
26 febbraio 1815. Napoleone lascia l’Elba.Non fu una fuga. E’ da dolersi che non ci fosse ancora lo strumento, altrimenti molti di coloro che lo salutarono sull’imbarcadero avrebbero potuto diffondere i loro selfie, avrebbero potuto documentare il traffico sul molo e per le strade (altro che cauta e silenziosa fuga!), il clamoroso trasporto delle ceste dei viveri, dei barili di vino, delle casse con le munizioni e le divise, il rotolare dei carri, dei cannoni, lo zoccolare dei cavalli …non sarebbe sfuggito un profilo dell’Imperatore . Ma non era ancora tempo per i selfie e le registrazioni. Ma i pescatori, a cui era stato proibito l’accesso al porto, i contadini, che avevano dovuto offrire le scorte di casa per le necessità dei viaggiatori, dell’Imperatore e del suo piccolo esercito, ben avevano compreso che Napoleone aveva deciso di liberarsi delle ristrettezze isolane. Dopo il cocktail di addio con i notabili ed i funzionari locali, l’Imperatore si portò all’imbarco facendosi strada tra la folla, si esaltò nel notare i volti stralunati di coloro che venivano privati delle feste e delle serate “di corte” e che pensavano con angoscia di dover chiudere negli armadi le costose vesti destinate per il futuro soltanto ad occasioni carnevalesche; si insospettì e fu rafforzato nell’idea di doversi allontanare da quello scoglio, notando il tenebroso sguardo di un povero contadino o di un minatore dissanguati dalle tasse “imposte dall’Imperatore”. A Capoliveri, dopo la partenza di Napoleone, il popolo si riunì, più che per festeggiare, per raccogliere le tracce ed i ricordi e le storie delle angherie subite e che avevano portato alla ribellione popolare, perché di esse rimanesse traccia, per non dimenticare. Ed a conclusione delle manifestazioni del Bicentenario Napoleonico, a Capoliveri sono in distribuzione, per non dimenticare, delle cartelline che raccolgono la copia di documenti storici tratti dalle Cronache e dai Diari dell’epoca. Si tratta di documenti originali che permettono di dar lettura degli odiosi fatti, delle vicende che portarono all’esasperazione i cittadini, sì che i rappresentanti del popolo (Il Consiglio degli anziani) coraggiosamente proclamarono la ribellione alle imposizioni di Napoleone. I documenti raccolti nella cartellina spaziano dall’epoca antecedente l’arrivo di Napoleone (il sacco di Capoliveri da parte dei soldati francesi nel 1799) alle promesse di Napoleone (il suo discorso allo sbarco), alle imposizioni (Napoleone, i contadini, i minatori, il malcontento, le tasse imposte, la povertà della gente), all’opposizione di Capoliveri ed alla rivolta (la decisione del Consiglio degli anziani); la cartellina raccoglie l’ordine originale di Napoleone e l’invio dell’esercito per la repressione (il testo dell’ordine al Governatore Douot del 16 novembre 1814), l’arresto dei capi della rivolta, le violenze subite dai cittadini ancora una volta (come nel 1799) dai soldati francesi. Le cartelline sono in distribuzione gratuita presso il Circolo degli anziani di Capoliveri. Nessun altro luogo sarebbe stato più indicato: gli anziani sono la storia di un paese e d’altra parte il Consiglio degli Anziani di Capoliveri, che decise la ribellione alle imposizioni di Napoleone, si può ben ritenere antico e raro esempio di lealtà di un organismo popolare verso i cittadini rappresentati, le loro reali esigenze, senza alcuna condiscendenza verso il potere del momento.
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