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Michelangelo Zecchini da Michelangelo Zecchini pubblicato il 10 Gennaio 2015 alle 13:07
Continua l’inchiesta scientifica sulla zecca di Marciana. Una coltre di dubbi grava sulla sua reale esistenza … [COLOR=darkblue][SIZE=4]LA ZECCA DI MARCIANA È DAVVERO ESISTITA? ECCO ALTRI 6 MOTIVI PER DUBITARNE SERIAMENTE [/SIZE] [/COLOR] Un coacervo di motivazioni, peraltro non di poco conto, induce a ritenere che la zecca marcianese non sia mai esistita. Dopo le prime otto, già pubblicate, eccone altre sei molto significative: 9. i tipi monetali marcianesi sono sconosciuti alle collezioni pubbliche e private. 10. Per quanto riguarda la zecca di Marciana non esiste un elenco dei nominali messi in circolazione dall’autorità emittente. 11. Non ci sono notizie sui nominativi del personale della zecca di Marciana e delle relative mansioni. 12. Tranne una succinta menzione di G. Zanetti (1775), generica e molto poco indicativa anche perché il numismatico è ritenuto un po’ troppo dedito all’esaltazione del Principe, la zecca di Marciana è bellamente ignorata sia dagli attenti eruditi elbani del tempo, sia dai viaggiatori/scrittori del ‘Grand Tour’ (XVIII-XIX secolo), sia da qualsivoglia fonte documentaria o archivistica; a voler essere pignoli, una seconda citazione della zecca c’è in Lorenzo Taddei Castelli (Descrizione istoriografa dell'isola dell'Elba dedicata a sua eminenza il sig cardinale conte Anton Felice Chigi Zondanari arcivescovo di Siena, 1814, p. 29), ma egli non fa che riprendere la notizia da Zanetti in maniera ancora più generica: “Nel 1588 risiedeva in Marciana il Signore di Piombino, e vi è sempre il locale, dove in antico si batteva moneta, che si chiama la Zecca”. Esistono forti dubbi che Taddei Castelli abbia visto il locale al quale accenna. Per comprendere il tenore della sua testimonianza, basta leggere la frase precedente: “Alla riva del mare presso Marciana vi è un sotterraneo nel granito, che si chiama Cava d’Oro, ed è quasi sempre inondato dall’acqua del mare medesimo”. E’ appena il caso di far presente che in realtà il citato cunicolo minerario, che si apre in località Maciarello con uno stretto ingresso rivolto a nord, si trova circa 20 metri sopra il livello del mare e non viene bagnato neanche dagli spruzzi delle più violente tramontanate. Inoltre, stante il fatto che la locuzione ‘sotterraneo del granito’ gli era nota, avendola usata per la Cava dell’Oro, se l’ipogeo marcianese lo avesse visto davvero lo avrebbe qualificato così o con un’espressione del genere. 13. La tradizione orale sull’esistenza di una zecca marcianese è molto recente (e perciò priva di peso indiziario), tant’è che il Catasto Leopoldino del 1840 registra la zona come ‘La Tomba’ e non come ‘La zecca degli Appiani’; a chi va farfugliando che il toponimo tomba del Catasto suddetto significa più o meno tombino, si può replicare che in nessuno vocabolario e in nessuna epoca esiste la sinonimia tomba = tombino: Il vocabolo ‘tomba’ (nel senso di sepoltura) è di origine tardo-latina e viene usato “Talvolta a proposito di luoghi sotterranei o di ambienti molto bui e tetri”. Si può aggiungere che tomba, con significato di sepolcro, si trova in particolare in Prudenzio (348-413 d. C.) e poi, comunemente, nella lingua volgare. Fra i tanti possibili, ecco due esempi di rilievo: Petrarca, Sonetti, 154: “Giunto Alessandro alla famosa tomba d’Achille…”; Dante, Inferno, 6 :”Ciascun ritroverà la triste tomba…”. Se poi si dovesse dire che tali esempi sono cronologicamente lontani dal Catasto Leopoldino, eccone uno molto vicino, scritto nel 1806 e pubblicato nel 1807: Foscolo, Sepolcri, 284: “Gemeranno gli antri secreti e tutta narrerà la tomba…”. 14. Non appare credibile che gli Appiano abbiano collocato la loro zecca nell’ipogeo, ambiente privo dell’aerazione indispensabile nel processo di fusione e di lavorazione dei metalli e vitale per gli stessi addetti ai lavori. Continua … Michelangelo Zecchini
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