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Alberto Zei da Alberto Zei pubblicato il 27 Dicembre 2014 alle 15:20
Egregi Direttori, mi sono interessato con la pubblicazione di un mio precedente articolo sull’ Elba, alla questione della “Farfalla del Polluce volata via”. Ho letto che contemporaneamente è sorto un altro “mistero”elbano sull’ ipogeo di Marciana Alta [COLOR=darkblue][SIZE=4]L’ IPOGEO DI MARCIANA ZECCA DEGLI APPIANI NÉ PRIMA NÉ DOPO [/SIZE] [/COLOR] L’ articolo intitolato “Elba. Ancora polemiche” su “PatrimonioSOS.it, giornale on line di valenza nazionale” dedicato ai maggiori problemi dei nostri beni culturali, ha riportato l’attenzione di un elbano ‘continentale’, quale io sono da tanti anni, sulla recente scoperta di un importante ipogeo a Marciana Alta e sul quale sono state apposte fantasiose etichette di destinazione che fino adesso non mostrano una seppur minima plausibile aderenza con la realtà. Si è supposto che la escavazione nel duro granito dell’ipogeo di Marciana non avesse la funzione di luogo di sepoltura etrusca come invece anche l’ accostamento architettonico con la tomba di Castellina in Chianti ed i loro quasi coincidenti orientamenti cardinali lasciano chiaramente intendere, ma fosse stato ricavato per altri fantasiosi motivi. Vengono infatti, avanzate alcune ipotesi sull’origine dell’ipogeo recentemente portato alla ribalta della cronaca, non solo in Toscana, attribuendo a questo la funzione di zecca dei Principi Appiani i quali non avrebbero saputo pensar meglio di far scavare nel granito l’ipogeo della forma di doppia tomba etrusca per ricavare un luogo inedito e a dire il vero anche …tranquillo, al fine di battere moneta. Poco importa se senza neppure un camino, le esalazioni, ovvero, il monossido di carbonio più pesante dell’ aria, sarebbe disceso nella parte più bassa dell’ ipogeo (della Zecca, affermerebbe qualcuno), stratificandosi verso l’ alto e soffocando ogni genere di vita aerobica, ad iniziare dai malcapitati operai della stessa officina che avrebbero avuto già entrambi i piedi …nella tomba. La polemica sorta intorno l’origine dell’ipogeo di Marciana non può pertanto, essersi esaurita semplicemente affermando che questo era stato scavato per realizzare una delle zecche che gli Appiani gestivano nel Principato. Il primo e potremmo dire, fondamentale, dei motivi per escludere l’ escavazione di un ipogeo come quello appunto rinvenuto, è che lo stesso committente avrebbe dovuto attendere molti anni di duro lavoro (con i mezzi di circa mezzo millennio fa) per ottenere uno scavo elaborato con una galleria nel granito e due “camere mortuarie” ai lati (come in figura), e con l’unica possibilità per i vivi, di utilizzare quella tetra struttura in tema di zecca, come forziere delle monete coniate. D’ altra parte sarebbe abbastanza singolare che gli Appiani avessero collocato questa struttura fuori del proprio forte-dimora e non invece, all’ interno. Ma anche con le pareti dell’ ipotetico forziere di granito per porlo al riparo della cupidigia dei briganti dell’epoca, vi sono molte incongruenze logiche che non sarebbero certamente sfuggite agli stessi Appiani. Un forziere, sicuro quanto si vuole, ha pur sempre un ingresso che nel caso in questione, si sarebbe trovato al di fuori del forte. Una situazione di questo genere avrebbe significato che una volta posta d’assedio la residenza fortificata di Marciana da parte delle bande di avventurieri di quei tempi che arrivavano soprattutto dal mare, per aprire l’ ingresso dell’ ipogeo di tempo non ne sarebbe mancato. In genere i tesori, così come erano le monete coniate, venivano custoditi bene all’ interno delle strutture fortificate, abitate e difese talvolta fino allo strenuo dagli stessi Signori. Escluso quindi il fatto che l’ipogeo non poteva essere adoperato come luogo di conio delle monete; né che sarebbe stato prudente utilizzare le due camere terminali come forzieri per le ragioni evidenziate, se proprio, proprio, si vuole insistere sulla destinazione dell’ipogeo come una secca del Principato, non resta allora che ipotizzare un certo marginale utilizzo per certe operazioni preliminari del conio, come quelle della preparazione delle matrici e dello stampo. Per questa attività però, necessitava un ambiente pulito piuttosto che affumicato e inondato di luce anziché tetro; ambiente che magari poteva essere l’immediata vicinanza esterna dell’ipogeo. Forse questo il motivo, casomai ve ne fosse uno, per il quale viene riferito che i Principi Appiani avevano una zecca proprio in quel luogo. Cosa ben diversa è voler forzatamente attribuire ai Principi Appiani anche la realizzazione delle gallerie scavate nel granito, con camere mortuarie a corredo. Roma - Alberto Zei
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