[COLOR=darkblue][SIZE=4]IPOGEO DI MARCIANA: LA SOPRINTENDENZA ALLE BELLE ARTI SI COMMIATA DAL 2014 BOCCIANDO SONORAMENTE L’IPOTESI ‘ZECCA DI MARCIANA ’ [/SIZE] [/COLOR]
Aveva dunque ragione l’Associazione “Ilva-Isola d’Elba”: l’ipogeo di Marciana non è mai stato una zecca.
La notizia era nell’aria, ma ora è ufficiale: lo afferma, con una nota dettagliata e motivata, l’Arch. Paola Raffaella David, Soprintendente per i Beni architettonici e artistici di Pisa e Livorno, sconfessando di fatto sia l’operato del Comune di Marciana e dei suoi consulenti (architetti Silvestre Ferruzzi e Luciano Giannoni), sia le opinioni della Soprintendenza archeologica di Firenze. Il primo, com’è noto, ha deliberato (con l’unanimità dei suoi consiglieri) che l’ipogeo doveva essere riconosciuto come l’antico locale della zecca; la seconda vi ha ravvisato “un manufatto a servizio della comunità”… quale potrebbe essere un neviere o una cisterna”.
Il Soprintendente di Pisa, al contrario, sostiene con argomentazioni tecnico-scientifiche che:
1) “non appare credibile la destinazione dell’ipogeo a zecca, evidentemente bisognosa di spazi più idonei per le lavorazioni del metallo”;
2) “per l’ipogeo è anche poco credibile il riferimento al castello medievale sovrastante per l’eccessiva distanza da esso e per la mancanza di collegamenti diretti”;
3) “appare poco credibile l’enorme lavoro di scavo nella roccia granitica per il solo recupero di ambienti, così angusti e particolari, destinati alla sola conservazione o all’immagazzinamento di beni o cibi o bevande”;
4) “è da escludere l’ipotesi di una cantina di epoca moderna ancora per l’assoluta diversità di tipologia costruttiva e materiali usati e per la totale difformità di concezione e di spazialità rispetto alle opere post rinascimentali”;
5) “l’ipogeo costituisce forse il vano di una tomba etrusca con tanto di dromos come anche prospettato nel libro di Michelangelo Zecchini ‘Elba isola, olim Ilva”.
Essendo colate a picco, con buona pace dei sostenitori, le supposizioni di zecca, di neviera, di cisterna, di cantina antica o moderna, le quali non hanno retto di fronte alle verifiche degli specialisti, rimane come unica ipotesi plausibile quella di destinazione funeraria dell’ipogeo in epoca etrusca e, a tale proposito, saranno fatti studi approfonditi e ricerche di altri vani ipogei nei dintorni. Si tratta di una notizia molto importante per la storia antica dell’Elba (e non solo) e perciò, dopo questo primo ‘lancio’, ritorneremo sul problema con ricchezza di particolari.
La prima conseguenza del siluro lanciato dalla Soprintendenza pisana è che il Museo della Zecca, realizzato con soldi pubblici, inaugurato l’estate scorsa e pubblicizzato con un’insegna a bandiera tipo pub, non ha più ragione di essere. Non si potrà più far pagare un biglietto d’ingresso per visitare una zecca che non c’è mai stata. Forse, ascoltando consigli disinteressati, non si sarebbe arrivati a questo punto.
Intanto l’Associazione “Ilva-Isola d’Elba” comunica che, mentre condivide le conclusioni della Soprintendenza BAPSAE di Pisa, confida che si proceda quanto prima ad adottare le misure necessarie per fermare il degrado dell’ipogeo etrusco, un ‘unicum’ straordinario che esige attenzione e rispetto.
F.P