[COLOR=darkblue][SIZE=4]In risposta i Comitati Elbani Riuniti pro Sanità (C.E.R.) qualche saggia riflessione.. [/SIZE] [/COLOR]
Leggo con particolare inquietudine il comunicato dei Comitati Elbani Riuniti pro Sanità (C.E.R.) che, avanzano proposte così assurde che di fatto chiuderebbero ogni possibilità di concertazione, essendo assolutamente irricevibili da qualunque organismo.
In un loro particolare libro dei sogni richiedono, per la sanità elbana, in un momento di profonda crisi dove sono ridimensionati i servizi di molte città di medie e grandi dimensioni: Pronto Soccorso con Breve Osservazione; Medicina interna, Chirurgia generale, Cardiologia h/24, Anestesia e Rianimazione h/24; Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Neonatologia e Pediatria, il punto nascita almeno di I livello, S.T.E.N.(trasporto d’emergenza neonatale), Oncologia secondo la programmazione regionale, Terapia sub-intensiva multidisciplinare, Radiologia, Laboratorio, Immuno-trasfusionale, Centro di Emodialisi, funzione di Endoscopia digestiva h12, Riabilitazione con letti codice 56 secondo la programmazione aziendale. Servizio di Iperbarica. Ambulatori specialistici. Servizi adeguati sul territorio.
Tale proposta è assolutamente impresentabile e se fosse davvero avanzata alla Regione dagli amministratori elbani, ne minerebbe fortemente la credibilità (esponendoli forse anche al pubblico ludibrio).
Le ragioni dell’assoluta irrealizzabilità di tale progetto sono molte, ma porrei l’attenzione su due punti in particolare.
La prima riguarda i fondi. Per attuare tale progetto ci sarebbe bisogno di una montagna di quattrini che segnerebbero indubbiamente il default di qualunque amministrazione. Parlare di tali progetti in un momento in cui, non solo a livello di Sanità ma in tutti i settori, si è costretti ad ottimizzare le risorse e ridurre gli sprechi, per evitare che il paese vada a gambe all’aria, è pura demagogia.
Il secondo ostacolo insormontabile è il reperimento dei professionisti. Questo punto, non trattato, denota indubbiamente scarsa conoscenza del problema. Negli ultimi anni le Scuole di Specializzazione hanno fortemente limitato l’ingresso ai corsi, per cui, rispetto ad esempio a 10 anni fa, sono pochissimi gli specialisti che escono dalle Scuole Mediche e sono “sul mercato” . Tale problema, anche se poco conosciuto, è enorme e sta mettendo in difficoltà l’intero sistema sanitario. E’ ormai molto difficile reperire Anestesisti, Radiologi, Internisti, anche per strutture ospedaliere ben più ambite rispetto agli ospedali periferici. Che tipo di appeal può avere un ospedale di Portoferraio per professionisti che spesso sono contesi anche dalle Università?
Secondo l’ipotetico progetto dei Comitati, dove si pretende anche la stanzialità (sic!) dei medici, sarebbe necessario un parco di parecchie decine dirigenti medici per l’ospedale , tenendo presente le turnazioni, i riposi, le ferie, le malattie, ecc..
Poi quando leggo, nell’elenco delle specialità necessarie all’Ospedale elbano Neonatologia, branca della pediatria che si occupa delle malattie neonatali e dei nati prematuri, presente solo negli ospedali delle grandi città e negli ospedali universitari, beh, non posso fare a meno di sorridere.
Non comprendo infine il riferimento al Decreto Balduzzi , nei punti citati dal CER, (cap.9.2.1: ospedale sede di Pronto Soccorso; cap. 9.2.2: presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate).
Se infatti facciamo riferimento a tale decreto, la realtà è ben diversa. Tale punto infatti non prevede certo il progetto citato dai Comitati, che forse lo hanno mal interpretato.
Il capitolo 9.2.1 si riferisce SOLO al Pronto Soccorso, indicando che la funzione di Pronto Soccorso è prevista solo per un territorio con un bacino di utenza tra 80.000 e 150.000 abitanti e con un numero di accessi superiore a 25.000 all’anno o, infine per quei territori che hanno un tempo di percorrenza maggiore di un’ora dal centro abitato al Dipartimento di Urgenza-Emergenza di riferimento. E’ quindi chiaro che quest’ultimo punto permette (e non potrebbe essere altrimenti!) all’ospedale di Portoferraio di avere un proprio Pronto Soccorso, senza nemmeno necessità di appellarsi all’ultima parte del comma che prevede una funzione di PS in zone particolarmente disagiate. Quindi il riferimento a questo punto è assolutamente incongruo perché si occupa di un problema che attualmente non esiste e non è stato mai in discussione. Nessuno infatti ha parlato di togliere il PS a Portoferraio.
Il punto del decreto Balduzzi che interessa l’insularità è il successivo, ed è a quello che bisogna far riferimento (9.2.2). Questo è il testo che ci interessa:
"In questi presidi ospedalieri (delle zone disagaite isole comprese n.d.r.) occorre garantire una attività di pronto soccorso con Ia conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto attività di medicina interna, di chirurgia generale ridotta. Sono strutture a basso volume di attivitá con funzioni chirurgiche non prettamente di emergenza, con un numero di casi troppo basso per garantire Ia sicurezza dei ricoveri anche in relazione ai volumi per il mantenimento dello skill e delle competenze e che incidono pesantemente sulle tipologie di investimento richieste dalla sanità moderna, devono essere integrati nella rete ospedaliera di area disagiata e devono essere dotati indicativamente di:
un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri;
una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina (obiettivo massimo di 70% di occupazione dei posti letto per avere disponibilità dei casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’equipe chirurgica garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco;
un Pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifica cosi come prevista dal D.M. 30.01.98 (Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza) e, da un punto di vista organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce ii servizio e l’aggiornamento relativo.
E’ organizzata in particolare la possibilità di eseguire indagini radiologiche con trasmissione di immagine collegata in rete al centro hub o spoke piü vicino, indagini laboratoristiche in pronto soccorso. E’ predisposto un protocollo che disciplini i trasporti secondari dall’Ospedale di zona particolarmente disagiata al centro Spoke o Hub.
E’ prevista Ia presenza di una emoteca. II personale deve essere assicurato a rotazione dall’ospedale hub o spoke più vicino.
E’ fin troppo chiaro quindi che, se i CER vogliono fare riferimento al Decreto Balduzzi, lo debbano fare in maniera congrua ed intellettualmente onesta.
Se la Regione seguisse le linee guida sugli ospedali in zone disagiate riportate dal Decreto Balduzzi, il nosocomio di Portoferraio ne uscirebbe molto ridimensionato.
Credo che se si vuol fare una lodevole battaglia per il bene comune, come la tutela della Salute dei propri concittadini, sia necessario competenza, preparazione e soprattutto senso della realtà, evitando di farsi contagiare dal germe della demagogia e del populismo, che se coinvolgesse anche i nostri amministratori e i nostri Sindaci produrrebbe una politica inutile e dannosa per l’intera comunità.