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Francesco Tripicchio da Francesco Tripicchio pubblicato il 21 Luglio 2014 alle 9:04
[COLOR=darkred][SIZE=4]Qualche esercizio pubblico dissentirร , io sono per l'aperitivo nazionale [/SIZE] [/COLOR] Forse dirร  che non sono alla moda, o forse criticherร  con ferocia quello che sto per scrivere. Veniamo al dunque: Da anni subiamo la moda, di apertura o per rilanciare un locale, dei cosiddetti aperitivi, magari con happy hour incorporato, tanto per dirla all'inglese, che fa sempre tendenza. Cosiddetti aperitivi dove il bere, male, รจ garantito ed รฉ spesso una scusa per mangiare, peggio, schifezze ma a basso prezzo. Lo si fa per attrarre la clientela soprattutto giovanile, che in anni di crisi come l'attuale preferiscono avere quell' ora di tempo per stare insieme a basso costo, che a volte cosรฌ basso non รจ. Poi รฉ stato coniato anche un neologismo: apericena. La parola รฉ brutta, ma debbo riconoscere che รฉ onesta. Si chiarisce che nella fattispecie lรญ si va per mangiare. Ma se aperitivo deve essere , lo stesso deve predisporre lo stomaco e la mente al pranzo o alla cena, non sostituirli. L'aperitivo tradizionale italiano era fatto soprattutto con i Vermouth, o meglio, alla piemontese Vermut. Una base di vino ed alcol con infusione di erbe e spezie sapientemente miscelate. Una gradazione alcolica attorno ai 18 gradi, fatta per essere bevuta a stomaco vuoto, stimolando l' appetito e la convivialitร . Una eccellenza italiana che insieme con il Campari soda il mondo ci invidiava. Ricordate? Due olivette verdi ed un vermut demi-sec hanno fatto la fortuna di molti esercizi pubblici. Era un modo veloce per stare in compagnia scambiare due chiacchiere prima di andare a cena. Molti se ne sono dimenticati.Io no.
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