[COLOR=darkblue][SIZE=4]RISPOSTA A M5S SU BURACCIO [/SIZE] [/COLOR]
Ancora una volta il sottoscritto si vede costretto a svolgere i propri chiarimenti in ordine alle gravi accuse provenienti, questa volta, dal movimento 5 stelle relativamente all'impianto di trattamento RSU realizzato dalla Regione Toscana in Loc.tà ‘Buraccio’ nel Comune di Porto Azzurro
Se è pur vero che ho svolto un’attività di vigilanza e controllo dell’impianto di ‘Buraccio’, in virtù di un incarico affidatomi dall’allora Commissario ad acta Roberto Daviddi, nominato con un DPRGT dallo stesso Presidente della Regione Toscana per la realizzazione dell’impianto a regime per il trattamento comprensoriale dei rifiuti solidi urbani, è altresì vero che la mia attività aveva un referente che era lo stesso Commissario Roberto Daviddi quale rappresentante della Regione Toscana il cui Presidente era, in base alla normativa all’epoca vigente in materia, il referente, trattandosi di un impianto sovracomunale, per tutte le problematiche attinenti il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.
Il mio compito, dunque, era quello di svolgere “un’attività di vigilanza e controllo sul funzionamento dell’impianto e il rispetto del disciplinare gestionale e del contratto che regolava i rapporti tra le parti” relazionando e segnalando i fatti rilevati al Committente attraverso le modalità proprie del rapporto gerarchico ovvero nel rispetto delle competenze degli organi e/o dei dirigenti coinvolti nel servizio. Nel rispetto dell’incarico ho puntualmente relazionato tant’è che la relativa documentazione, in quantità industriale, è conservata negli archivi regionali e nota alla Procura.
Del resto e' lo stesso movimento 5 stelle, seppur nel tentativo di un uso distorto del mezzo d'informazione, ad ammettere l'assoluta estraneità dello scrivente ai fatti, penalmente rilevanti, che hanno determinato il rinvio a giudizio dell’allora Commissario ad Acta R.Daviddi e della Società Daneco.
Più precisamente e' lo stesso Movimento a riferire, da un lato, che, forse, "avrei potuto" essere citato (ma, di fatto, mai citato) come teste a favore della parte offesa (e non degli accusati) e, dall'altro, a precisare che il procedimento penale a carico dei predetti mai ha raggiunto la fase istruttoria, sede naturale per l'assunzione delle prove orali (sempre se tempestivamente richieste dalla parte interessata e se ammesse dal giudice).
La circostanza, inoltre, che gli imputati abbiano definito il procedimento penale a loro carico con l'oblazione, come viene riferito nell'articolo pubblicato su Elbareport del 15 maggio non può certo costituire una colpa per il sottoscritto trattandosi di possibilità prevista e compiutamente disciplinata dal legislatore ricorrendo certe condizioni (cfr. "all’udienza del 4.06.2001 i dirigenti Daneco hanno chiesto al Giudice di estinguere il processo con il pagamento di un’oblazione ed il Giudice, ritenuto che gli imputati avessero fornito la prova di aver effettivamente eliminato le conseguenze del reato, ha concesso loro di pagare l’oblazione richiesta. Quindi il processo è stato chiuso ...").
Ne consegue che, ribadita l'estraneità dello scrivente ai fatti penali riferiti dal Movimento 5 Stelle (le indagini effettuate dalla Procura, infatti, non mi hanno coinvolto in alcun modo), ritengo assolutamente offensivo nei confronti della mia persona l'articolo pubblicato in data 15.05.14 dal quale pare emergere esclusivamente "il dispiacere" del Movimento per la mia estraneità ai fatti nonché l'intento dello stesso di sostituirsi alla Procura della Repubblica e al Tribunale (che, ripeto, mai hanno ritenuto di svolgere indagini nei miei confronti) per " giudicare" il sottoscritto.
Tutto ciò mi darebbe la possibilità di querelare i firmatari dell’articolo ma consapevole che certi comportamenti siano la loro unica arma, in quanto privi di idee e proposte per il futuro di Portoferraio, guardo in avanti confidando sulle capacità di valutazione dei fatti da parte dell’elettorato continuando a mantenere una condotta di correttezza e rispetto verso tutti gli altri candidati per garantire, comunque, un futuro dove il rispetto e la correttezza tra i cittadini deve essere un valore da mettere al primo posto per tornare ad amare Portoferraio.
Mario Ferrari
Candidato a Sindaco per VIVIAMO PORTOFERRAIO
Ecco il testo inviato dal movimento 5Stelle da cui la risposta del Arch.Mario Ferrari
[SIZE=1] Chiedetelo a loro, come dice lo slogan di una pubblicità. Chiedetelo agli abitanti del Buraccio, ai comitati cittadini, a quelli che c’erano e non dormivano. Chiedete se mai, almeno per una volta, si sono sentiti tutelati, protetti, o almeno ascoltati. O se sono stati ignorati, snobbati, perfino irrisi, finché l’evidenza dei fatti ha dimostrato chi aveva ragione e chi aveva torto.
La storia dello smaltimento dei rifiuti all’Elba è la classica storia delle grandi opere. Cominciano bene e finiscono in un grande spreco di denaro pubblico.
Ricapitoliamo: il progetto per la realizzazione dell'impianto del Buraccio era partito prospettando la definitiva risoluzione dello smaltimento dei rifiuti sull'Isola d'Elba, garantendo la differenziazione dei rifiuti e la produzione di energia elettrica al termine del processo di gassificazione del materiale plastico in pillole, c.d. CDR.
Il Commissario Straordinario Roberto Daviddi, che agiva per conto di tutti gli otto Comuni elbani su nomina regionale, nella convenzione sottoscritta con la società realizzatrice e gestrice dell'impianto, la Daneco Tecnimont Ecologia Spa, aveva giustamente ed obbligatoriamente preteso delle garanzie per il buon funzionamento del servizio e per il rispetto della tutela della salute e dell'ambiente. Infatti oltre le penali imposte alla società in caso di inadempimento, il disciplinare di gestione allegato alla convenzione, al punto 1.6 prevedeva l'istituzione di una Commissione di vigilanza e controllo che rispondesse solo ai Comuni.
Quindi, con il decreto n. 185 del 29.07.1998, il Commissario Daviddi, in adempimento della clausola, aveva nominato a presiedere la commissione di vigilanza l'Archittetto Mario Ferrari, attuale candidato sindaco della lista “ViviAmo Portoferraio”e che all'epoca era funzionario nella Comunità Montana.
Nel frattempo l'impianto era entrato in funzione ma da subito aveva presentato problemi insormontabili: infatti nel materiale organico erano presenti frammenti di plastica e di vetro, così da rendere impossibile la trasformazione in compost mentre nel materiale plastico destinato all'inceneritore si rintracciavano frazioni di umido e di vetro, che ne impedivano una facile combustione e quindi la trasformazione in energia elettrica. Così le pillole di CDR si ammassavano sul piazzale e l'organico veniva lasciato a marcire in una piscina dalla quale provenivano odori nauseabondi e urticanti. Oltretutto l'impianto di gassificazione funzionava un giorno si e un giorno no ed il materiale accumulato, fortemente infiammabile provocava improvvisi incendi, durante uno dei quali si scoprì che le porte dei capannoni non rispondevano ai sistemi di emergenza.
Altra pericolosa conseguenza della superficiale differenziazione dei rifiuti era che la caldaia non raggiungeva come da progetto la temperatura necessaria per impedire la produzione di sostanze altamente cancerogene, quali le diossine, ed il camino del gassificatore emanava sostanze tossiche (monossido ed ossido di azoto, acido cloridrico e sostanze organiche volatili). Inoltre dal processo di combustione residuavano cassoni di rifiuti assolutamente pericolosi, cioè di ceneri fini come il borotalco, che poi sparivano senza lasciare traccia, mentre avrebbero richiesto particolari attenzioni nel trasporto, da certificarsi in ogni passaggio.
Per non dire dell’assoluta mancanza di precauzioni affinché le acque utilizzate per i frequenti lavaggi dei rifiuti, dei piazzali e degli impianti non rifluissero direttamente nel fosso di Mar dei Carpisi e quindi andassero ad inquinare la falda acquifera.
E il nostro Architetto Ferrari? Perché non denunciava questo sfacelo?
Eppure l’ARPAT di Piombino gli inviava rapporti quotidiani ed il suo collaboratore, Ing. Luciano Fantoni, gli rimetteva relazioni dettagliate assolutamente allarmanti, come quelle nel novembre '98 e e quelle nel marzo '99.
A parte informare il Commissario Daviddi, con missive come quella in data 15.10.98 e quella in data 29.03.99, non c’è traccia di una sua denuncia pubblica di questi fatti e non risulta da parte sua alcun avvertimento alla cittadinanza che aveva l’incarico di garantire. Eppure egli doveva ben sapere che il Commissario non aveva quei poteri di vigilanza e controllo che invece spettavano precipuamente a lui medesimo.
Così è stato che i nodi sono finalmente venuti al pettine solo grazie all’iniziativa di alcuni semplici cittadini: infatti due comitati, dopo aver ottenuto a fatica la documentazione necessaria, hanno presentato un esposto alla Procura di Livorno, che ha nominato due periti, Professori Valentini e Ottenga, perché verificassero quanto denunciato dai cittadini. I consulenti della Procura hanno confermato in pieno i sospetti dei comitati e in breve tempo tutti i vertici della Daneco ed il Commissario Daviddi sono stati rinviati a giudizio per non aver rispettato i parametri prescritti dal Ministero per le immissioni di sostanze nocive nell’aria.
Anche l’Architetto Ferrari doveva partecipare al giudizio come testimone chiamato dalla parte offesa, e cioè dai comitati cittadini, affinché riferisse sui controlli che aveva o non aveva effettuato sulla Daneco secondo il suo incarico di Coordinatore della Commissione di Vigilanza. Purtroppo all’udienza del 4.06.2001 i dirigenti Daneco hanno chiesto al Giudice di estinguere il processo con il pagamento di un’oblazione ed il Giudice, ritenuto che gli imputati avessero fornito la prova di aver effettivamente eliminato le conseguenze del reato, ha concesso loro di pagare l’oblazione richiesta. Quindi il processo è stato chiuso senza la possibilità di fare definitiva chiarezza sull’accaduto.
Questa è la fine della storia: il Commissario Daviddi è stato nominato consulente per i rifiuti nel Comune di Campo e, dopo aver attivato gli arbitri per far valere l'inadempimento della Daneco, ha lasciato nelle peste i Comuni, dimettendosi dall'incarico di commissario.
La Daneco ha ottenuto dagli arbitri un risarcimento miliardario in danno dei Comuni.
ESA, società partecipata per oltre il 90% dal Comune di Portoferraio, si è accollata il baraccone del Buraccio e ha cominciato a tartassare i cittadini con le bollette sui rifiuti.
E Ferrari? Lui ha continuato la sua carriera, passando dalla Comunità Montana all’Ente Inutile dell’Unione dei Comuni, fallito dopo pochi anni di attività. E ora è candidato Sindaco per Portoferraio.
Scegliere come sindaco una persona che ha già ampiamente dimostrato di non saper tutelare né la salute dei cittadini, né l’interesse collettivo, significa non cercare nemmeno di migliorare; salvo poi lamentarsi per altri cinque anni delle tasse sui rifiuti e degli scarsi servizi ambientali.
Cambiare si può; e si può fare ADESSO.
Per la lettura integrale del documento si rinvia al sito del M5S PORTOFERRAIO:
[URL]http://isoladelba5stelle.altervista.org/[/URL]
MoVimento 5 Stelle Portoferraio[/SIZE]