[SIZE=3][COLOR=darkblue]L'INTELLIGENTE INTERVENTO DELLA DIRETTRICE DEL PARCO SU "LA STAMPA"[/COLOR]
- Una breve esegesi -[/SIZE]
«E’ come tornare agli Anni 60, in un luogo senza scritte sui muri né moto d’acqua» sottolinea Zanichelli. Alla sera il minuscolo porticciolo si riempie di centinaia di barracuda attirati dalla luce del lampione superstite. Per la direttrice il futuro dell’isola può essere solo legato a un turismo ecosostenibile e a progetti scientifici, coinvolgendo anche le scuole. «Chi lo dice che l’isola non possa restare così? Salvando quegli edifici di valore, ma toccando poco o nulla. Anche la malinconia e l’oblio hanno un valore. Se apri un argine, entra il mare. Lo sa quanti privati potrei trovare, per trasformare la Villa dell’Agronomo in un resort? Ma ombrelloni e sdraio sarebbero una follia, qui. Ecco perché il Parco è visto male. Ora c’è un accordo per far tornare 40 detenuti a lavorare, si parla anche di recuperare le celle in cui furono reclusi personaggi come Pertini, ma anche come Riina, per mostrarle ai turisti». E il muraglione sulla spiaggia? «Abbattere quell’ecomostro costa 2 milioni di euro – dice la direttrice -. Si potrebbe abbellire con murales o ricoprire di sabbia per ricostruire le dune scomparse».
L'intervento della Direttrice è uno splendido esempio di demagogia sinistrorso-ambientalistico-cashmeriana e riesce a riassumere in poche righe tutta una serie di paradossi, falsi miti e reali incapacità che dimostrano quanto la realtà del Parco (così idealmente opportuna ed intelligente) sia drammaticamente lontana da una sensibilità condivisa ed arroccata nel santuario dei suoi Sacerdoti, depositari del Verbo da imporre ad un popolo bieco, ignorante ed interessato solo al proprio tornaconto economico.
Ma veniamo alla profondità filosofica delle parole della Direttrice del Parco per la quale Pianosa potrebbe essere lasciata così com'è, "toccando poco o nulla", un'opinione che si discosta significativamente dall'impressione del giornalista che, scrivendo che i muri di Pianosa ricordano più Beirut della Toscana, non ne trae un'impressione così idilliaca (evidentemente non è depositario del Verbo) così come capita alla maggioranza delle migliaia di persone "normali" che visitano l'isola.
Nella frase "E’ come tornare agli Anni 60, in un luogo senza scritte sui muri né moto d’acqua", è interessante osservare quale valenza positiva venga data al decennio che ha visto svilupparsi in modo irreversibile la maggior parte dei problemi che affliggono l'ambiente (industrializzazione, sfruttamento abnorme delle materie prime, cementificazione, corsa agli armamenti nucleari etc. etc.). Evidentemente l'assenza di scritte sui muri (ma siamo sicuri che negli Anni 60 non ce ne fossero?) e di moto d'acqua è di per sé sufficiente a rendere quegli anni eccezionali.
Nell'affermazione "Anche la malinconia e l’oblio hanno un valore" si raggiungono vette del pensiero umano spaziando dagli antichi greci alla moderna psicanalisi rivalutando nobilmente ogni forma di abbandono, decadenza e sciatteria che perdono la consueta negatività agli occhi di una persona iniziata, dirò di più, di un'"Eletta".
Dicendo che "...ombrelloni e sdraio sarebbero una follia, qui. Ecco perché il Parco è visto male" si chiarisce una volta per tutte che alla maggior parte delle persone (la massa) interessa principalmente stare comodi, possibilmente all'ombra se c'è il sole e siamo d'estate ma desiderare ciò a Pianosa non è corretto perché queste comodità confliggerebbero con l'utile malinconia e perfino con l'oblio qui mirabilmente tutelati, anche a prezzo di una palpabile impopolarità.
Ma l'astrazione di pensieri così assoluti lascia improvvisamente il posto a considerazioni più pratiche e la Direttrice ci suggerisce come alleviare l'impatto estetico ed ambientale del muro che separa la zona del paese dal resto dell'isola, il cosiddetto "muro Dalla Chiesa".
Le soluzioni proposte sono due e la loro genialità fa capire immediatamente il livello della mente con cui abbiamo a che fare.
La prima idea è quella di abbellire la struttura con dei "murales"; tale iniziativa, lungi dal ricordare le temute scritte sui muri dianzi evocate (i murales possono essere vere opere d'arte), appare leggermente difficoltosa perché abbellire con pitture murali una superficie di 22500 metri quadri necessiterebbe di una quantità di mano d'opera sicuramente superiore a quella necessaria per demolirlo oltre a qualche tonnellata di pittura.
La seconda idea inserisce di diritto la sua autrice nell'olimpo delle menti dell'umanità: coprire l'antiestetico muro con della sabbia per ricostruire le dune scomparse!!!
Chissà quali dune scomparse si è sognata in un'isola dalle coste prevalentemente rocciose, forse erano dune di scogli ma, tant'è, parlare di dune nell'ambiente sinistrorso-ambientalistico-cashmeriano fa sempre "cool"!
Ad ogni modo, fingendo che le dune ci siano state davvero e volendo coprire il muro di sabbia, assumendo un angolo di natural declivio (se lo faccia spiegare dall'assessore cos'è) di 30°, servirebbero circa 155000 metri cubi di sabbia, pari a circa 232500 tonnellate, per il cui trasporto sarebbero necessari 9300 autotreni.
Si tratta di un quantitativo spropositato come del resto lo sono i circa 100.000,00 € che annualmente percepisce la Dott.ssa Zanichelli per dirigere il Parco continuando a pensare che le persone vedano di cattivo occhio questo ente perché non promuove la creazione di un Resort nella villa dell'Agronomo di Pianosa o perché non mette sdraio e ombrelloni sulla spiaggia di cala Giovanna.
Cara Direttrice, la gente non vede di buon occhio un ente che dà 100.000,00 € a chi propone di sotterrare con una megaduna il muro Dalla Chiesa perché pensa che siano soldi buttati, con buona pace della malinconia e dell'oblio! 🙁