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STEFANO MARTINENGHI da STEFANO MARTINENGHI pubblicato il 18 Settembre 2013 alle 21:40
Oggi ho protestato con Tenews per come è stato descritto il mio intervento al TG COM 24 nell’interesse dell’Elba e per i commenti di anonimi pubblicati dalla redazione sotto la propria responsabilità con insulti gratuiti e contenuti falsi e diffamatori. Ho ricevuto una garbata telefonata di scuse, con promessa di pubblicazione della mia replica e l’invito ad intervenire in TV per fornire la mia versione dei fatti esposti al TG COM 24, anche in contraddittorio; offerta che ho accettato senza esitazioni perché a me, come agli elbani, interessa solo che emerga la verità. Staremo a vedere. Nel frattempo rispondo a quegli ascari (copyright: Gaetano Salvemini) al servizio dei soliti noti, che nascondendosi dietro l’anonimato, infestano i blog ed i commenti dei giornali online per diffamare senza pagare dazio e confondere le idee ai lettori. Sono state fatte allusioni: 1) ai parcheggi a pagamento del complesso balneare di famiglia a Fetovaia; 2) al rudere di quello che è stato uno dei più belli e rinomati ristoranti con musica live elbani, il Minibarbatoja-Bambù in spiaggia a Fetovaia. 1) A Fetovaia ci sono due stabilimenti balneari, i nostri Bagni Barbatoja autorizzati per primi all’Elba dalle Belle Arti nel 1961 ed i contigui Bagni Pino Solitario delle famiglie Galli-Palmieri autorizzati nel 1972. Entrambi hanno alle spalle degli ombrelloni in concessione demaniale parcheggi a pagamento su propri terreni, che si aggiungono a quelli comunali gratuiti ubicati nel vicino piazzale a mare. I prezzi giornalieri praticati in alta stagione sono inferiori a quelli dei parcheggi cittadini, in bassa non c’è addirittura confronto. Io ho denunciato lo scempio ambientale causato dalla realizzazione di parcheggi su terreni affacciati sul mare che distano ben un chilometro dalla spiaggia, che sono destinati alla sola flora e fauna selvatica perché sottoposti a doppio vincolo, ambientale e del Parco. Nuovi parcheggi pubblici sarebbero i benvenuti perché a Fetovaia tutti i parcheggi a mare, pubblici e privati, in alta stagione alle 11 del mattino sono già saturi e non è multando indiscriminatamente chi parcheggia sulla provinciale a lato strada perché costrettovi che si fa turismo. Ma i parcheggi vanno fatti dov’è consentito, non su terreni altrui dov’è vietato perché sottoposti a vincoli ambientali ferrei. Mi sembra un principio di civiltà e giuridico semplice da comprendere per chiunque, anche dagli ascari che com’è noto non brillano per acume. 2) Quest’altra vicenda è più complessa, cercherò di semplificarla al massimo. Il Minibarbatoja-Bambù è stato edificato da mio padre con licenza edilizia n°64 del 1971, dunque in conformità con gli strumenti urbanistici dell’epoca ed è stato l’unico immobile nei pressi della spiaggia realizzato in virtù di licenza edilizia, anche se in difformità di essa. La planimetria autorizzata dal Comune ubicava i manufatti a metri 7,50 dall’argine del fosso a mare, che grazie alle fondamenta dell’edificio ed ai preesistenti argini in granito alti più di due metri lungo il suo corso, ha potuto contenere senza danni a persone e cose la piena duecentennale del 2002 che invece devastò già allora Marina di Campo. E’ tutto asseverato in uno studio di Ingegnere Idraulico che ha misurato il fosso e rilevato i dati pluviometrici areali, studio con foto e calcoli che ho offerto in dono al Comune che ne era sprovvisto. Tutti gli altri edifici di terzi ai lati del Bambù, al di qua ed al di là degli argini del fosso a mare, furono invece realizzati senza alcuna licenza, ma con il condono del 1984 furono sanati dal Comune, a differenza del solo Bambù che fu ingiunto di demolizione e poi acquisito al Comune nel 1994 per essere demolito. Ma nei vent’anni trascorsi fino ad oggi il Comune non lo ha mai demolito ed anzi con una prima variante al piano di fabbricazione del 2002 e con la successiva del 2009 ne ha previsto il ripristino ed addirittura l’ampliamento, con ciò dimostrando che era venuto meno quell’ “interesse pubblico” alla demolizione causa della sua acquisizione. Oggi la situazione a mare a Fetovaia è quella mostrata nella foto allegata con didascalie apposte da me alla buona ed il Minibarbatoja-Bambù è l’edificio indicato con il n° 8. E’ fatiscente, ma certo non per colpa mia. Che nel 1971 avevo undici anni. Tornando all’interesse pubblico è questo un principio giuridico che ha assunto negli anni grande rilevanza, con giurisprudenza consolidata anche in sede europea; motivo per cui questo mese di luglio ho protocollato in Comune richiesta di restituzione dell’immobile ai sensi delle norme citate o comunque di riesame della istanza di condono per una soluzione transattiva alla luce della situazione normativa e di fatto in essere, offrendomi di realizzare a mie spese ogni opera, anche idraulica, eventualmente richiesta dal Comune. In tal senso mi ero già offerto nel 2002 depositando un progetto di Ingegnere Idraulico per l’irrobustimento ed abbellimento a mie spese degli argini a mare del fosso di Fetovaia. Confido che adesso qualcosa di positivo accadrà perché, alla luce di quanto precede, non riesco ad immaginare che un Comune possa sottrarre ad un privato un immobile di pregio per demolirlo e poi invece lo ristrutturi per poi magari cederlo a qualche terzo in buona fede; come pure non riesco ad immaginare che un Comune possa demolire l’immobile adesso che la variante approvata da esso stesso ne consente il ripristino, solo perché lo chiede con diritto l’originario proprietario alla luce della normativa e degli strumenti urbanistici vigenti. Un saluto a tutti, Stefano Martinenghi
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