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Trasparenza col culo degli altri da Trasparenza col culo degli altri pubblicato il 19 Agosto 2013 alle 14:26
[SIZE=3][COLOR=darkred]TRASPARENZA COL CULO DEGLI ALTRI - PERCHร‰ LETTA, ALFANO E MOLTI MINISTRI NON HANNO RESO PUBBLICO LO STATO PATRIMONIALE DEI CONIUGI? CHE ABBIANO INTESTATO QUALCOSINA A LORO? [/COLOR] [/SIZE] Ben 11 ministri su 21 non hanno voluto comunicare i redditi del rispettivo coniuge e dei parenti entro il secondo grado - Stando ai dati, Enrico Letta รจ un nullatenente che guadagna 125mila euro: per il resto non ha intestate case, auto, barche, azioni o impreseโ€ฆ - Susanna Turco per "l'Espresso" L'effetto รจ analogo a quello sortito dall'arrivare finalmente alla grande grigliata di ferragosto, e trovare sulla brace solo salsicce rinsecchite: per caritร , da mangiare c'รจ, ma insomma. Cosรฌ, la grande "operazione trasparenza", varata da Monti ma realizzata sotto il governo Letta, per quel che riguarda la pubblicazione on line dei redditi, almeno a livello di governo, lascia un po' a desiderare. Dopo tante raccomandazioni, comprese lettere e slogan come "dobbiamo essere una casa di vetro", infatti, la metร  dei ministri ha preferito fermarsi a metร : pubblicare i propri dati personali e, invece, occultare quelli di mogli (o mariti), fratelli, genitori e figli, trincerandosi dietro a uno scudo che in burocratese si chiama "Dichiarazione di negato consenso alla pubblicazione dei dati". In pratica, obbligati a pubblicare i propri redditi dal decreto varato a marzo da Monti in limine mortis del suo governo, 11 ministri su 21 hanno optato per la versione light della norma. Si sono limitati infatti, a dar conto dei propri stipendi, proprietร , titoli, partecipazioni in societร , quote azionarie. Ma hanno evitato accuratamente di mettere in rete, invece, gli introiti e i possedimenti che riguardano il coniuge, e tutti i parenti fino al secondo grado: la norma, in effetti, stabilisce che dovrebbero essere pubblici anche proventi e proprietร  di questi ultimi, ma solo "ove gli stessi vi consentano". E il consenso, per i parenti di undici ministri su ventuno, รจ stato negato. Come risulta dai dati raccolti da Openpolis per l'Espresso, peraltro, a farlo sono state figure centrali: il premier Enrico Letta, il vice Angelino Alfano, il ministro del Lavoro Giovannini, il titolare della Giustizia Annamaria Cancellieri, fra gli altri. L'effetto, a farsi un giro tra i siti istituzionali che ospitano i redditi, รจ un po' paradossale. Enrico Letta, precisissimo, mette in rete tutte le dichiarazioni del caso, da cui si desume che guadagna 125 mila euro e non possiede case, auto, barche, quote azionarie, imprese, insomma alcunchรฉ; ma poi, l'ultimo rigo della dichiarazione rimanda al link del famoso scudo. "Il sottoscritto on.le Enrico Letta, nella qualitร  di presidente del consiglio dei ministri, dichiara che la moglie Gianna Fregonara, i genitori Giorgio Letta e Anna Banchi, il fratello Vincenzo Letta, non hanno dato il consenso alla pubblicazione della dichiarazione patrimoniale e della dichiarazione dei redditi". Toccherร  dunque solo supporre che, per esempio, la casa a Testaccio in cui vive, cosรฌ come l'auto con la quale si รจ recato da Napolitano per accettare il mandato di premier, siano proprietร  della moglie, giornalista del Corriere della Sera. Stessa scena per Angelino Alfano. "Il sottoscritto on.le Avv. Angelino Alfano dichiara che la moglie Tiziana Miceli, i genitori Angelo Alfano e Calogera Sciumรฉ, il fratello Alessandro Alfano, non hanno dato consenso alla pubblicazione"; circostanza peraltro curiosa, perchรฉ poi della signora Alfano, avvocato civile ad Agrigento, si sa da anni che guadagna piรน del marito (229 mila euro contro i 168 di lui, nel 2010), e che possiede fra l'altro un appartamento di 11 vani nel centro di Palermo e vari terreni a Sant'Angelo Muxaro: e tutto questo si sa perchรฉ in passato รจ stato proprio Alfano ad allegare volontariamente da parlamentare la dichiarazione dei redditi della moglie alla propria. Scudo anche per il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge, la quale dichiara che "il marito Domenico Grispino, le sorelle Kapya Kyenge e Kabulo Nathalie Kyenge non danno il proprio consenso alla pubblicazione della rispettiva situazione patrimoniale". Cosรฌ per il Ministro degli Affari Regionali Domenico Delrio, riguardo a sua moglie Anna Maria Grassi, ai cinque figli, tutti maggiorenni, e la sorella. Cosรฌ per il titolare degli Affari Europei, Enzo Moavero, su sua moglie Vittoria Alfieri, i tre i figli e la sorella. Per il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, per quel che riguarda sua moglie e i suoi figli. E per Annamaria Cancellieri che, nel pur lunghissimo e dettagliato elenco degli appartamenti di sua proprietร , ha saltato pure il passaggio burocratico della dichiarazione di negazione del consenso da parte del marito. Per il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, che alla fine, dopo qualche articolo contro di lui, ha messo online la dichiarazione dei redditi congiunta (sua e della moglie) ma non quella degli altri parenti. Per questa via, l'operazione trasparenza, diventa omissiva in modo trasparente. Rivoluzionaria, per un verso, perchรฉ poi tutti i ministri hanno messo online le loro proprietร  e redditi, e prima del governo Monti non era mai successo. Ma anche incompleta, in maniera evidente. Certamente dietro i negati consensi vi saranno ragioni di riservatezza (non a caso la norma รจ stata criticata dal Garante della privacy), presumibilmente non vi รจ nulla da nascondere, di certo l'omissione รจ attuata secondo legge. Eppure, dal punto di vista politico, l'occasione รจ mancata. Racconta chi ha partecipato alla travagliata gestazione del decreto trasparenza - durata ben sei mesi - che per arrivare a varare la norma vi sono state "resistenze fortissime", e che si sono "mossi livelli di potere pari a quelli che hanno aleggiato intorno alla pronuncia della Cassazione su Berlusconi": e questo puรฒ spiegare il perchรฉ vi sia un passaggio cosรฌ contraddittorio come quello che obbliga alla pubblicazione online dei proventi dei parenti fino al secondo grado (il ministro Zanonato, che ha applicato la norma al millimetro, ha dovuto mettere online una decina di dichiarazioni dei redditi), ma nello stesso tempo concede la possibilitร  di sottrarvisi. Tanto piรน che, se il fine della norma - costruita in conseguenza della legge anticorruzione - รจ monitorare che i titolari di incarichi pubblici non traggano impropri vantaggi dalla loro attivitร , รจ evidente che poter sottrarre perfino mogli o mariti dall'obbligo di trasparenza vanifica in buona parte l'intento. Ma - considerate pure le ragioni della privacy, e il diritto del coniuge di un politico a non far conoscere i propri proventi - la cosa piรน stupefacente in tempi di ossessione della trasparenza รจ che di una siffatta maglia larga i ministri approfittino davvero. Occultando le mogli.
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