Mar. Lug 1st, 2025

Homepage

Lascia un messaggio

 
 
 
 
 
 
I campi con * sono obbligatori.
Il tuo messaggio sarà online dopo l'approvazione della Redazione di Camminando.
Ci riserviamo il diritto di cancellare o non pubblicare il tuo messaggio.
Comitato per NO al Comune Unico da Comitato per NO al Comune Unico pubblicato il 18 Aprile 2013 alle 9:44
INFORMAZIONE (O MEGLIO DISINFORMAZIONE) Una corretta informazione, pulita ed onesta, avrebbe dovuto essere uno dei perni principali della campagna referendaria sostenuta dal Comitato per il Comune Unico. Si è iniziato con la raccolta delle famose 5.000 firme, chiedendo ai cittadini, magari davanti ai supermercati o durante lo svolgimento dei vari mercati rionali settimanali, una firma di adesione: a quanti firmatari è stato detto che stavano firmando per sostenere un disegno di legge che il Comitato stesso aveva già approntato? Quanti elbani conoscono il testo della legge di iniziativa popolare che dovrebbe essere la base dell’istituzione del Comune Unico e per cui hanno inconsapevolmente firmato? A quanti è stato spiegato? Su quali mezzi di informazione è stato diffuso? A quanti invece è stata chiesto più furbescamente una firma per istituire il referendum? Quanti firmerebbero oggi sapendo che hanno sottoscritto una proposta di legge a loro assolutamente sconosciuta? Crediamo che questo debba far molto riflettere sui comportamenti di chi, ad arte, ha voluto far apparire le cose in una realtà diversa. Chi andrà a votare il 21 ed il 22 aprile (ma anche e soprattutto coloro che non ne avrebbero intenzione) deve sapere che questo è un referendum senza “quorum”, sarà valido cioè anche con il voto di soli 10 elbani, ben lontano dal 50,1% degli aventi diritto al voto che normalmente convalida ed ufficializza il risultato di un referendum. Ed è per questo che, oggi più che mai, tutti i cittadini devono sentire la grande responsabilità cui sono chiamati e quindi devono andare a votare. Questo è un referendum speciale, sarà una scelta definitiva; non è come nelle elezioni amministrative che dopo 5 anni si può modificare l’assetto amministrativo di un Comune ed optare per scelte diverse: qui la scelta è definitiva, senza ritorno, i nostri Comuni scompariranno per sempre, come dice il testo della famosa legge di cui sopra all’art. 2 “a decorrere dal 40° giorno successivo all’entrata in vigore della presente legge i Comuni sono estinti”. Se prevale il SI al Comune Unico i nostri Comuni sono estinti, morti, non esistono più e con loro se ne vanno secoli di storia, di tradizioni, di vita, di cultura; se ne vanno le nostre radici. Per quanto riguarda la condivisione del progetto del Comune Unico da parte delle Associazioni di categoria, di cui il Comitato per il SI si è ampiamente gonfiato petto e pancia, ci risultano ampie discordanze. Abbiamo interpellato operatori locali iscritti all’Associazione Albergatori, CNA, Confcommercio, Confesercenti; nessuno di questi ci ha riferito di essere mai stato interpellato o invitato a riunioni e assemblee di categoria per esprimere un parere collegiale. C’è quindi da supporre ad esempio che non sia l’Associazione Albergatori nella sua maggioranza di iscritti ad essere favorevole al Comune Unico quanto piuttosto, motu proprio, la direzione ed il direttivo senza coinvolgimento della base. Nemmeno i singoli Consigli comunali sono stati ufficialmente informati della proposta di istituzione del Comune Unico e del testo della legge né tantomeno sono stati sollecitati ad esprimere a tal proposito un parere (come è stato fatto in altre località) dimostrando, i promotori, di ignorare grossolanamente che il Consiglio comunale è l'organo supremo in un Comune in quanto rappresenta ed è espressione della volontà della popolazione e di fregarsene altamente di coinvolgerlo in un progetto di cambiamento così epocale;l a loro presupponenza ed arroganza ha calpestato anche questo fondamentale principio di democrazia. Ma fra tutte le ombre la più inquietante riguarda la figura del “COMMISSARIO STRAORDINARIO” su cui ci si è guardati bene dal fare una corretta informazione. La legge regionale avvallata dalle famose 5000 firme, prevede e delinea agli art. 4 e 5 (come dal testo di seguito riportato) l'istituzione e le funzioni del Commissario Straordinario: Art. 4: “1. Fino all’insediamento degli organi del Comune dell’Isola d’Elba a seguito delle elezioni amministrative, le funzioni degli organi di governo del Comune sono esercitate da un commissario straordinario nominato con decreto del Presidente della Regione entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge. 2. Il Commissario straordinario non può procedere a nuove assunzioni. 3. Nell’atto di nomina e con successivi provvedimenti, il Presidente della Regione può impartire direttive a cui il Commissario straordinario si attiene nello svolgimento dell’incarico. 4. L’indennità ed i rimborsi delle spese sostenute dal Commissario straordinario sono ad esclusivo carico del Comune dell’Isola d’Elba. 5. All’incarico del Commissario straordinario, per tutto quanto non diversamente disposto, si applicano le disposizioni di cui alla Legge Regionale 31 ottobre 2001, n. 53 (Disciplina de Commissari nominati dalla Regione).” Art. 5: “1. Tutti gli atti normativi, i piano, gli strumenti urbanistici ed i bilanci dei Comuni oggetto della fusione vigenti alla data di cui all’articolo 1 comma 1, restano in vigore, con riferimento agli ambiti territoriali ed alla popolazione dei Comuni che li hanno approvati, fino all’entrata in vigore dei corrispondenti atti del Commissario straordinario o degli organi del Comune dell’Isola d’Elba.” A parte il diritto di vita o di morte, ha tutti i poteri, è un vero e proprio plenipotenziario: non è definito il tempo che rimarrà in carica, probabilmente sarà per diversi anni; potrà prendere disposizioni solamente dal Presidente della Regione che lo ha nominato e solamente a lui dovrà rendere conto del suo operato. A nessun altro. Potrà (e questo è gravissimo) intervenire concretamente con divieti e modifiche su tutti gli atti normativi, regolamenti, strumenti urbanistici e bilanci (anche se già operativi) dei Comuni soppressi, senza dover rendere conto a nessuno, solamente al Presidente della Regione. Potrà il Commissario, espressione del potere politico, utilizzando i suoi enormi poteri gestionali, condizionare gli orientamenti e gli assetti politici futuri dell’intera isola? Nasce allora forte il dubbio che si voglia arrivare, attraverso il Commissario straordinario prima e l’istituzione del Comune Unico poi, là dove non si è mai potuto arrivare con le schede elettorali. Non sarebbe stata più rappresentativa e democratica la proposta di istituzione di un'Assemblea Temporanea costituita dagli 8 Sindaci dei Comuni soppressi (conoscitori dei territori e delle rispettive esigenze) e presieduta dal Commissario straordinario con funzioni gestionali fino all'elezione dei nuovi amministratori del Comune Unico? Ci sono infine due aspetti che lasciano fortemente perplessi in tutta questa vicenda. Il primo: il Presidente del Comitato promotore del SI al Comune unico, diventato vero apostolo della causa, notoriamente espressione della sinistra (SEL), non ci risulta essere nato e/o residente all'Isola d'Elba, anche se come turista la frequenta; è di origine pisana, dove tuttora risiede. Questa piccola premessa non vuol essere lesiva della persona né delle idee che rispettiamo assolutamente, anche se ovviamente non le condividiamo e sono antitetiche con le nostre. Comunque nella provincia di Pisa, esistono circa 12 Comuni con popolazione inferiore a 2000 abitanti, alcuni microscopici, come Orciano Pisano (623 abit.), Monteverdi Marittimo (784), Casale Marittimo(1067), ecc... E allora, se la fusione dei comuni, la loro unione è veramente quel grande beneficio per le popolazioni che ci vogliono far credere, se ne derivano effettivamente tutti quei vantaggi economici, normativi, di peso e rappresentatività politico-istituzionale, perché Sig. Presidente del Comitato per il SI non comincia da loro, dalla Sua terra, da casa Sua? Oppure quel territorio non La interessa, perché gli ordini e le indicazioni ricevute dall’alto sono categoriche per l'Isola d'Elba dove le prospettive di sviluppo sono senz'altro superiori e dove il PIL è proporzionalmente fra i più (se non il più) alti della Toscana e dove ci sono sempre dei Comuni riottosi e non allineati? Il secondo: riportiamo qui di seguito una parte dell'intervista rilasciata dal Dr. Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana (che ha approvato il testo di legge per la fusione dei Comuni elbani e la loro cancellazione) il 4giugno 2012, all'indomani della partecipazione a Fivizzano (Prov. di Massa e Carrara) alla FESTA DEI PICCOLI COMUNI. “… Ieri, 3 giugno sono stato a Fivizzano alla Festa dei Piccoli Comuni. L’Italia e la Toscana ne hanno tanti, sono un presidio per lo sviluppo del territorio e per la democrazia. Sbaglia chi pensa che i problemi nascano dalle Amministrazioni delle piccole comunità locali, perché un conto è razionalizzare e gestire insieme, in forma associata, i servizi per diminuirne i costi e migliorarne la qualità, e altra cosa è annullare millenni di storia, chiudere antichi Comuni eliminandone Sindaci e Consigli … … E poi perché non vedere nei piccoli Comuni, molti dei quali collocati in collina o sulle montagne, una straordinaria opportunità per il nostro futuro? …” E' molto difficile poter commentare due posizioni così incoerenti, antitetiche e stridenti fra di loro. Ed allora non è proprio insensato poter pensare che il Comune Unico sia un'opzione che ci piove dall'alto per altrui volontà, un'invenzione politico-amministrativa mascherata da proposta di miglioramento socio-economico, anche se ha raccolto il sostegno da parte di soggetti in buona fede. Sta succedendo quello che è successo nel 1996 con l'istituzione del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano; ricordate? Alla stessa stregua (come ora per il Comune Unico), ci dicevano che il Parco sarebbe stato il futuro nostro e dei nostri figli, la sicurezza economica ed occupazionale per le generazioni a venire, che non aveva importanza alcuna se non lo avevamo deciso noi elbani, che era stato istituito per il nostro bene e che solamente la nostra limitatezza mentale e culturale ci impediva di vedere le cose nelle loro giusta dimensione. Ed ora, a distanza di 17 anni, quel salto nel buio imposto dall'alto, cosa ci ha portato? Solamente la sottrazione alla gestione ed allo sviluppo di circa metà del territorio oramai abbandonato a se stesso e tutta una serie di vincoli, spesso assurdi ed incomprensibili, che hanno il solo effetto di renderci odiosa questa istituzione. DOBBIAMO RIPETERCI E RICADERCI ANCORA? GESTIONE DEL TERRITORIO (E NASCITA DELLE PERIFERIE) La funzione istituzionale principale che è demandata ad un Sindaco e quindi alla Giunta Municipale ed al Consiglio Comunale è l’amministrazione e la gestione del territorio, inteso in tutte le sue componenti quali l’ambiente (oggi compreso anche il mare), l’urbanistica, l’edilizia pubblica e privata, le politiche di promozione turistica, la viabilità, il commercio, il verde, i lavori pubblici, l’arredo urbano, … Se il territorio è gestito in modo conveniente, ricercato, turisticamente appetibile e collimante con le attese della cittadinanza, le ricadute economiche ed occupazionali (soprattutto), ne risentiranno favorevolmente: è la gestione del territorio il vero carro trainante dell’economia e del benessere della popolazione amministrata. Fatta questa premessa parliamo di numeri: l’ipotetico Comune Unico dell’Elba avrebbe una estensione territoriale enorme di circa 224 km2, assai più ampia di tantissimi altri comuni italiani (Firenze: 102 Km2, Napoli: 117 Km2, Torino 130 Km2, Livorno: 104 Km2, …) Si pensa veramente che un’unica Amministrazione Comunale centralizzata, numericamente esigua perché rapportata ai 31.000 residenti, potrebbe gestire adeguatamente, anche nei piccoli problemi quotidiani, un tale territorio? Si pensa veramente che le problematiche di Portoferraio avrebbero lo stesso peso, in sede decisionale, di quelle di Poggio o di Cavo? Si pensa veramente che gli investimenti del Comune Unico sul territorio sarebbero ripartiti equamente e con pari dignità? La realtà sarà diversa: nascerà un centro, sede del Comune Unico, che sarà anche centro di potere politico e gestionale, e gli altri 7 comuni diventeranno periferie trascurate, abbandonate ed in degrado, come accade sempre in tutte le maggiori città. Porto Azzurro, Rio, Marciana, Capoliveri, tutti i 7 comuni elbani diventeranno la grigia periferia di Portoferraio, destinati ad un irrimediabile tramonto, senza più quella pari dignità per cui abbiamo lavorato, sofferto e lottato per tanti anni, senza più nessuna possibilità di autodeterminazione e autonomia, anche se vogliono farci credere il contrario. La politica intesa nella sua più stretta e squallida accezione clientelare, subentrerà alla passione amministrativa ed allo spirito di servizio, entrerà in modo dirompente alla conduzione del Comune Unico e sconvolgerà tutto. Deve essere chiara una cosa: non saremo tutti figli della stessa madre, ci saranno figli di serie A e figli di serie B; la dignità sarà sostituita dalla assonanza politica. SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA E’ uno dei cavalli di battaglia maggiormente sbandierati dal Comitato per il Comune Unico, o meglio annunciata mille volte e mai spiegata; ed effettivamente non è spiegabile perché è anche questo un tentativo di ingannare la gente. Le Amministrazioni Comunali sono l’interfaccia tra la popolazione da una parte e Province, Regioni e Stato dall’altra, sono cioè quelle istituzioni che devono far rispettare le norme e le leggi che altri Enti sovraordinati decidono ed emanano. Non esiste nessuna disposizione che possa eliminare o ridurre i passaggi burocratici a cui ogni pratica amministrativa è attualmente assoggettata anche dopo l’eventuale istituzione del Comune Unico: nel concreto una pratica edilizia dovrebbe fare assolutamente lo stesso iter che fa attualmente, senza alcuno sconto, anzi con il disagio aggiuntivo per gli interessati di doversi recare più volte nella sede del Comune Unico, a Portoferraio, piuttosto che nel loro Comune di appartenenza attuale. In più: come sarà gestita la vita amministrativa quotidiana, cioè i rapporti e i contatti tra cittadino e istituzioni comunali? Quali saranno i servizi che potranno essere espletati direttamente sul territorio? Per quali altri la gente dovrà incamminarsi verso Portoferraio? Con quali attese? Con quali e quanti disagi? E gli anziani? Sarebbe questa la semplificazione? Si sta cercando di costruire una casa senza un progetto; non esiste un progetto di strutturazione politico-amministrativa del Comune Unico. Inoltre: come verrà valutato il risultato del referendum? In base al numero totale dei voti od in base al numero dei Comuni in cui si affermerà un risultato piuttosto che un altro? In altre parole: se, ad esempio, a Portoferraio vince il SI con il 90% dei voti ed in tutti gli altri 7 comuni vince il NO con uno scarto sul SI risicato per cui i SI di Portoferraio e degli altri Comuni messi insieme nella loro totalità superano i NO, sebbene di poco, chi ha vinto il referendum? Gli altri Comuni saranno forzosamente ANNESSI? Oppure si terrà conto di 7 volontà contro 1 solamente? E' un grande problema a cui, ad ora, non c'è stata risposta e che senza dubbio creerebbe dei dissidi e rivalse a non finire. Anche questo fa parte della “SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA”? COSTI DELLA POLITICA E RISVOLTI ECONOMICI Per dovere di corretta informazione, è opportuno premettere che già dal 2011 esiste una legge dello stato che riduce drasticamente i consiglieri e gli assessori comunali a far data dal primo rinnovo elettorale dopo l’entrata in vigore della legge stessa, per cui ad esempio il Comune di Porto Azzurro e di Marciana Marina, dove si è votato nel 2012, hanno già subito questa riduzione che ha portato il numero di consiglieri da 16 a 7, ma al di là di questa considerazione non era certamente il numero dei consiglieri comunali, che percepiscono circa € 14 a seduta consiliare, a gonfiare i costi della politica. Un Sindaco percepisce mediamente € 1.400 ed un assessore € 220, omnicomprensivi. Sarebbe forse necessario fare un calcolo certosino però possiamo tranquillamente sostenere che, in considerazione del più elevato emolumento degli amministratori dell’ipotetico Comune Unico relativo al proprio dimensionamento, il risparmio per gli incarichi amministrativi potrebbe essere complessivamente di circa € 50.000, con ovviamente un considerevole numero di addetti in meno. Ma il Comitato per il Comune Unico ha considerato, in questa sua ottica di economia domestica, le maggiori spese per il personale amministrativo che il livello del nuovo Comune (cioè al di sopra dei 30.000 abitanti) comporterebbe? Ha pensato all’istituzione ad esempio della Direzione generale? Ha pensato ad un organigramma di funzionari che sarebbe costretto ad istituire? Ed i loro costi? Senza pensare all’istituzione dei così detti municipi. Il municipio è una istituzione territoriale rappresentativa della realtà locale per cui, nel pensiero dei fautori del Comune Unico e come riportato anche nella proposta di legge che hanno fatto sottoscrivere alla gente, dovrebbero sostituire nei vari Comuni gli amministratori comunali; però senza nessun potere decisionale. I Nostri prevedono l’istituzione di circa 8-10 municipi (la fantasia non ha limiti) sul territorio con un’organizzazione amministrativa ben precisa i cui componenti dovranno essere pagati, come la legge prevede, con la funzione di riportare e relazionare Portoferraio sulle nostre necessità periferiche: fanno un po’ da spia ed un po’ da informatore; la Giunta ed il Consiglio del Comune Unico deciderà poi se far proprie le indicazioni avute o meno. Toglieremmo quindi, secondo questo “intelligente” progetto, degli amministratori per insediarne altri che, oltre che far lievitare i costi della politica rispetto agli attuali, non avranno alcun potere decisionale. Anche questa è semplificazione amministrativa? E anche sui municipi che informazione c’è stata? Hanno tentato anche di confonderci le idee prospettandoci, nel caso del Comune Unico, agevolazioni, finanziamenti, pioggia di soldi da destra e da sinistra, ci siamo sentiti tutti improvvisamente più ricchi. Ma se la Regione Toscana ha dei soldi da spendere per l’istituzione del Comune Unico, non sarebbe più opportuno e più giusto che li spendesse nell’ottimizzazione dei servizi del nostro ospedale? Ma è possibile che lo Stato italiano, nel momento in cui, per la situazione economica contingente, non ha i soldi per gli esodati o per consentire un livello minimo di dignitosa sopravvivenza a migliaia e migliaia di pensionati o magari per aprire una linea di credito agevolato alle piccole e medie imprese che a migliaia stanno chiudendo, possa distribuire milioni di euro a pioggia sull’Isola d’Elba? Che sia una menzogna propagandistica? Si è pensato a quale fine farebbero tutte quelle piccole e medie attività artigianali locali del settore edile e collegati (elettricisti, movimentatori terra, idraulici, imbianchini, falegnami, manutentori del verde, …) che sono, assieme al turismo, l'ossatura della nostra economia locale e che magari lavorano ed hanno lavorato anche con le Pubbliche Amministrazioni? E’ ovvio che gli appalti per le opere pubbliche, essendo enorme l'estensione territoriale del Comune Unico, sarebbero di importi tali da attirare sicuramente imprese dal continente, stabilizzandole poi anche per il settore privato. Tutte le nostre attività artigianali, già in crisi per le note difficoltà economiche, finirebbero per chiudere definitivamente o, nella migliore delle ipotesi, dovrebbero ridurre drasticamente il numero degli addetti: GRAZIE COMUNE UNICO. Si è pensato, ad esempio, che tutte le strade di collegamento fra i vari Comuni, attualmente di competenza e quindi di gestione provinciale, diventerebbero comunali perché all'interno di un unico Comune e consequenzialmente anche i costi graverebbero sulle spalle del Comune Unico e quindi dei cittadini elbani? E lo stesso identico discorso sarebbe per il servizio di autobus. Quanto ci verrebbe a costare tutto questo? E' veramente sconcertante l'approssimazione e la superficialità con cui si affrontano i problemi. A tutto questo dobbiamo dire NO, un NO secco, forte, irremovibile, assoluto, definitivo, senza Se e senza Ma. Dobbiamo rimandare al mittente la sciagurata ipotesi dell'istituzione del Comune Unico dell'Isola d'Elba. Non abbiamo bisogno di pastrocchi amministrativi o di salti nel buio; abbiamo bisogno di autonomia gestionale vera, di crescita, di concreta autodeterminazione, di essere aiutati negli obbiettivi che ci prefissiamo e non ostacolati dalle mille pastoie burocratiche che ci strangolano e ci assillano come succede oggi in ogni momento della vita amministrativa quotidiana, dalle piccole cose ai grandi progetti. Solamente così potremo diventare grandi, veramente grandi. Ed allora il 21 e 22 aprile, dobbiamo: 1) VOTARE NO AL REFERENDUM ISTITUTIVO DEL COMUNE UNICO. 2) MA SOPRATTUTTO, CON GRANDE SENSO DI RESPONSABILITA' E DI COSCIENZA CIVICA, ANDARE TUTTI, MA PROPRIO TUTTI A VOTARE. NON VOTARE EQUIVALE A VOTARE PER IL SI. Il comitato per il NO AL COMUNE UNICO
... Toggle this metabox.