Bell'articolo del Dott. Casciano..
[SIZE=4][COLOR=darkblue]Chi irride ditte e imprenditori elbani tradisce disinteresse per l'Elba [/COLOR] [/SIZE]
[COLOR=darkblue][FONT=comic sans ms]di Gian Franco Casciano (Comitato del No al Comune unico) [/FONT] [/COLOR]
Stupore e profonda tristezza. Questo, soltanto questo suscitano le parole che vengono dai fautori del Sì. Lascia veramente inquieti la consonanza verbale di personaggi che apparentemente da pulpiti diversi usano toni ed espressioni che sono accomunati dalla assoluta mancanza di rispetto democratico delle persone e dei lavoratori, dalla inattualità di certe visioni che proprio la quotidianità evidenzia essere ormai clamorosamente superate. Gabriele Orsini irride le piccole imprese elbane, definendole “dittarelle locali a cui i comunelli garantiscono pane e salame” come se le dittarelle locali non dessero lavoro e (soltanto un po’ di ) pane e salame alle proprie famiglie, ai propri figli, alle famiglie dei loro (pochi) operai.
Gabriele Orsini afferma che sarebbero da benedire “appaltoni e appaltini all’Elba” che ben sa sarebbero certamente attribuiti a ditte “forestiere” che sicuramente annienterebbero le opportunità di lavoro delle “dittarelle locali” che rischierebbero di non conquistare più nemmeno un po’ di “pane e salame” e definisce le preoccupazioni in ordine a tale inquietante futuro per tante famiglie, espressioni di economia protezionista da superare… in nome ..del libero mercato. Irride Orsini quelli che chiama “i bombolari”, che non hanno dovuto “chiudere” e non si sono così dovuti angosciare al pensiero di come avrebbero mantenuto le loro famiglie, perché sono stati beneficiati dal mancato approdo all’Elba del metano algerino.
Gabriele Orsini, che pur sinora ha proclamato di essere preoccupato per il futuro dell’Elba è così antidemocraticamente lontano dagli interessi veri della gente dell’Elba da essere indifendibile! Qualcuno tenta di mascherare quella che è stata una vera confessione di disinteresse per la sorte degli elbani che lavorano stando al di fuori della grande speculazione, ma inutilmente. Non si possono infatti definire quelle da lui scritte, espressioni di un linguaggio semplicemente colorito, quelle usate da Orsini sono frasi chiaramente dileggianti, e la cosa è tanto più grave per il fatto che certamente sono state lette e rilette prima del loro invio per la pubblicazione, (Orsini le ha scritte di domenica e lui stesso ha scritto “che la domenica è il giorno più favorevole ai pensieri arditi” di cui si fa vanto). Non sono frutto di una deprecabile imponderata estemporaneità verbale nel corso di una amena serata conviviale.
E chi, per difenderlo, afferma che comunque queste espressioni sono la fotografia di una realtà dell'isola, non si accorge che così dicendo le rende proprie. Ma non è il caso che se ne dolga, perché da altro pulpito – che pur dovrebbe essere lontanissimo da quello sinora “frequentato” da Gabriele Orsini - suonano altre parole, che però hanno stranamente medesime assonanze.
Sono quelle di chi dedicandosi alle parolibere di non antica memoria afferma che ci vuole un unico comune, retto da un unico manager che sappia essere al passo, sappia pensare in grande e guardare al mondo, sollevando lo sguardo dalle piccolezze degli uomini (quelli che si arrabattano quotidianamente nello sforzo di superare le difficoltà del vivere). Parla di testardaggine incomprensibile di coloro che si oppongono al comune unico e stanno a lamentarsi perché non è garantita la democraticità, non è garantita la rappresentanza…queste sono cose… superate…c’è il mondo attorno…un clic…-si dice- e si può decidere in una sola ora di fare un referendum, non per una piccola cosa come questa, che coinvolge poche migliaia di persone, ma (così si legge) sulla pena di morte, unendo i risultati di miliardi di voti.
E’ invero impressionante lo strano entusiasmo con cui si scrive che si sta “rischiando la terza guerra mondiale per fare l'Europa, assistendo alla disponibilità di paesi come Finlandia e Svezia disposti a diventare concittadini di romani e fiorentini pur di unirsi in un continente dalle mille contrattualità”…. (confessiamo la sorpresa, ci deve essere sfuggito qualche articolo di giornale). La sollecitazione è “unitevi al più presto e prendetevi un solo manager capace di portarvi pensionati e milionari da tutto il mondo”.
Si vuole pertanto un unico comune, per poter avere poi di fatto un unico manager, qualcun altro ha preferito parlare di un unico direttore di azienda, che saprà guidare l’Elba verso grandi mete o meglio verso mete… per grandi…. e che sappia guardare oltre, al mondo, senza farsi distrarre da aspetti marginali come le garanzie democratiche, la tutela del ruolo e della rappresentanza dei cittadini, la difesa della dignità del lavoro di tutti, e soprattutto, miri all’invasione delle terre da parte delle truppe di “pensionati milionari”.
Ma sarà bravo rappresentante dell’Elba il nostro manager…farà magari anche lo sforzo di partecipare a meravigliosi meeting, (anche perché di solito si svolgono in località strepitosamente belle) in cui darà esaltante adesione a documenti come la Carta di Lanzarote (27/28 aprile 1995), l'Agenda 21 dell'ONU, (14/6/1992), il Tourism Bill of Rights and Tourist Code (OMT, 1985), la Manila Declaration on the Social Impact of Tourism (OMT, maggio 1997) che raccomandano a livello mondiale “la realizzazione di politiche di sviluppo capaci di prevedere e prevenire gli impatti negativi del turismo sulla cultura e sul territorio delle popolazioni ospitanti”. Ci si sollecita, ci si dice “non avete più tanto tempo per svegliarvi e capire il mondo”…
Già forse è vero, non comprendiamo tutto del mondo, ma ci sembra di capire, anche da certe attuali avvisaglie, che se basta un clic per fare –così si dice- un referendum sulla pena di morte, basta anche un clic per accomunare, per avere adesione e sostegno da parte di chi (in questo mondo) non pensa di mandare a morte alcuno, ma soltanto che v’è la necessità di difendere i principi della democrazia, della rappresentanza nelle istituzioni di tutti i cittadini, di difendere il rispetto che in ogni circostanza, in ogni espressione si deve ad ogni uomo.
capoliverese, comitato del No