Caro Dante, ti ringrazio della considerazione (non tutti per fortuna ragionano come Forasacchi) ma lascia che mi scusi per non essere stato sufficientemente chiaro. Non cโรจ dubbio che esista un problema di debito pubblico e che questo ci abbia impedito di rispondere alla crisi con la stessa efficacia e con minor rigore di altri stati europei. Non nego neanche che questo debito, nato in epoca lontana, sia stato incrementato dai governi passati e, come sembra, anche dallโattuale.
A volte ciรฒ รจ avvenuto per sperperi sconsiderati e ruberie varie o per alimentare le clientele. Altre volte per rispondere -in termini statalisti (ma questa era la logica corrente, alimentata anche dalle parti sociali, sindacati in primis)- allโesigenza di salvare aziende decotte o di incrementare i fondi di dotazione delle partecipazioni statali in crisi o di finanziare a piรจ di lista i deficit di regioni e enti locali (decreti Stammati vari).
Ma non รจ questo il problema che ho sollevato. Non metto in discussione il rigore di Monti (per il quale ho votato), nรฉ lโassenza di misure per la crescita, che pure erano state promesse e non sono arrivate. Comโรจ evidente, io non sono un economista, ma stento a credere che tu non consideri importante lโelemento psicologico nel decorso delle crisi. Eโ vero che questโultima, da noi, รจ in gran parte รจ strutturale, ma รจ altrettanto vero che รจ determinata anche dal calo dei consumi del ceto medio che รจ stato spaventato e al quale (eccezion fatta per il Berlusca) nessuno ha fatto intravedere una via dโuscita, se non in campagna elettorale.
Pasqualino