[SIZE=4][COLOR=darkblue]Il vino dei detenuti in Gorgona piace a Frescobaldi [/COLOR] [/SIZE]
[FONT=comic sans ms][COLOR=darkblue]In corso la trattativa fra la prestigiosa casa di produzione e la direzione del penitenziario [/COLOR] [/FONT]
"Una famiglia fiorentina dedita da trenta generazioni alla produzione di grandi vini toscani. Con l’obiettivo di essere il più prestigioso produttore toscano di vino, Frescobaldi crede nel rispetto del territorio, punta sull’eccellenza delle proprie uve". Si presenta così sul sito [URL]www.frescobaldi.it[/URL] uno dei più blasonati marchi italiani di vini.I Marchesi de’ Frescobaldi hanno tenute in tutta la Toscana: da Castel Giocondo all’Ammiraglia, da Castiglioni a Nipozzano. Ed ora hanno messo gli occhi sul mare, ed in particolare su quello scoglio, "eremita" dell’Arcipelago toscano.L’isola di Gorgona ospita un carcere dove sono recluse 70-80 persone ed è off-limit a chi non è parente dei detenuti. Nessun turista può approdare su questo fazzoletto di terra dove vivono ancora pochi isolani. Negli ultimi tempi il carcere di Gorgona ha vissuto nello stallo, segnato dalle spese proibitive per il suo mantenimento. Ecco che l’interesse dei Frescobaldi per la produzione del vino frutto delle uve di Gorgona ha riacceso le speranze di rilanciare un’esperienza che, negli anni, aveva forgiato un carcere-modello. I detenuti lavorando i campi, i vigneti e accudendo gli animali confezionavano prodotti enogastronomici la cui vendita portava qualche soldo anche nelle loro tasche. "L’esperienza di Gorgona - dice Marco Solimano garante dei diritti dei detenuti - deve ritrovare la sua identità. E’ molto importante il “Progetto Granducato” approvato dal Ministero di Giustizia che permette di esternalizzare certi prodotti a società terze". Tradotto: il vino prodotto dai detenuti che lavorano i vitigni dell’isola, l’attività casearia e l’acquacoltura che era stata abbandonata si rigenerano richiamando investitori. E’ il caso, appunto, dell’interessamento dei Frascobaldi per la produzione del vino. "Questa nuova economia - spiega Solimano - allevierà le spese proibitive di mantenimento della struttura carceraria dove i detenuti lavorano tutto il giorno e poi, la sera, rientrano nelle loro celle".
Mentre per Gorgona ci sono speranze, all’Elba la situazione è drammatica. "Le notizie che ho da Porto Azzurro sono molto poco rassicuranti - dice Solimano - c’è un sovraffollamento storico con 500 unità a fronte delle 180-200 a regime. Sono stati aperti luoghi chiusi da anni di questa antica fortezza. Anche per il personale di polizia la situazione è molto pesante ed è chiaro che questa casa panale deve essere decongestionata, al più presto".
Nelle prossime settimane il garante dei diritti dei detenuti accompagnerà alcuni consiglieri regionali a fare un sopralluogo nel carcere di Portoazzurro dove, negli ultimi tempi, si è registrata la promiscuità anche con i tossicodipendenti. "La situazione dei detenuti elbani deve essere tenuta sotto stretta sorveglianza - chiude Solimano - perché le condizioni in cui vivono questi detenuti è davvero al limite della sopportazione[COLOR=darkblue]".Un pugno di detenuti da Porto Azzurro è partito alla volta di Pianosa dove fanno i lavoretti per garantire alcuni presidi sull’isola che, in inverno ad esempio, ospita per brevi periodi, esperti naturalisti che studiano e censiscono le specie animali presenti sull’isola. [/COLOR]
[COLOR=blue]di Michela Berti [/COLOR]
[COLOR=darkblue]Ecco un bell'esempio di come potrebbe tornare a vivere l’isola di Pianosa [/COLOR]