Caro Don Perignon,  è cosa  certa che, dal momento in cui una persona semplicemente si renda consapevole di aver molto da imparare dagli altri, si alza di almeno due spanne sopra la nebbia che limita l’orizzonte a poche decine di metri, anche se l’altro può averle destato una  semplice curiosità .  Vedere più lontano  stimola i progetti,  la voglia di conoscere e spinge a riempire il bagaglio degli strumenti culturali indispensabili  per orientarsi e risolvere i problemi durante il cammino.  Questa particolarità, vale a dire il processo di crescita culturale,  è l’elemento determinante l’organizzazione sociale di un paese.  Più ci si solleva dalla nebbia,  più si vede lontano e più si apprezzano  i vantaggi  della condivisione della  conoscenze e del  lavoro.  E’ così e solo così che le persone investono su loro stesse per crescere ed assieme fanno crescere  il paese quale bene  supremo,  il bene comune che domani lasciano in eredità a quelli che verranno dopo . Questo è l’uomo cittadino e chi non ci prova a esserlo  con convinzione è una grande mer@a.  Sono convinto.  L’italia è distante anni luce da queste dinamiche evolutive  e  solo in parte  per colpa del ventennio fascista, della  guerra,  delle pulsioni comuniste  o di altri governi più o meno infelici, che sicuramente hanno pesato e non poco anche. Dico solo in parte perché queste  sciagure  possono attecchire e prosperare  solo su terreni già predisposti.   Da noi hanno attecchito e prosperato  perché  l’Italiano medio vive da secoli,  alternativamente, un periodo al buio  sotto le gonnelle di santa madre chiesa che impone reverenza, sottomissione, fede e lotta al comunismo come corroborante, un altro, sotto lo stretto controllo di caste padronali contadine prima, paraindustriali poi, politiche-mafiose-finanziarie oggi,  anticomuniste ovviamente che ci sta sempre bene,  che hanno fatto dello sfruttamento e della ghettizzazione,  l’ossatura portante del paese che conosciamo oggi e che ne ha fortemente caratterizzato gli aspetti culturali, che poi sono i nostri attuali.  Razzismo, pressappochismo,  analfabetismo (circa 70% nel 2010), corruzione dilagante fino ai massimi livelli, drammatico immiserimento delle classi dirigenti etc.etc. sono oggi caratteri distintivi di questo paese Italia.   Si, certo, c’è stato e c’è anche altro, magari tanto altro e pure di ecellenza,  ma non ha prodotto effetti  apprezzabili se non un bel  po’ di bombe, di morti, qualche stazione, banca , treno  o ponte saltati per aria, un bel po’ di emigrazione e tanti sogni traditi. Oggi siamo ancora così e probabilmente ci aspetta di  peggio,  col dramma ulteriore che gli altri paesi hanno preso il largo e noi arranchiamo dietro pestando la loro mer@a, come sempre avviene quando si resta dietro a rincorrere.  Il concetto di bravura, di capacità, che è passato nell’immaginario collettivo,  si basa sull’attitudine che una persona ha a sparare caz@ate o falsità lasciando all’interlocutore l’onere di dimostrare il contrario, un po’ come affermare di aver visto un asino volare ed autoesonerandosi  dal dimostralo,  pretendere che sia  l’interlocutore a dimostrare che gli asini non volano.  Anche su questo blog, ultimamente,  possiamo goderci degli esempi di tutto rispetto.  Sempre associata al concetto di bravura e capacità stà la pratica della denigrazione, dell’insinuazione, della supposizione ammiccante associata alla pratica della distruzione dell’impianto dell’altro,  piuttosto che della costruzione di qualcosa da confrontare.   Sta in questa sottocultura la perseverante  volontà di abbassare l’asticella della legalità, del merito e della correttezza di modo che possa passare di tutto e di più per poi starnazzare ai quattro venti che sono tutti uguali, per cui ogni nefandezza possa acquistare verginità ed essere spacciata per pratica normale. Vedi il reato di evasione fiscale,  giustificato e quasi elogiato dall’allora presidente del consiglio Cav. Silvio Berlusconi, quale atto legittimo per difendersi dall’oppressione dello stato.  A dimostrazione di quanto detto finora, gli italioti zitti e mosca, si, anche qualche vocina della mia sinistra che però si è guardata bene da insistere, ben consapevole che quando un paese precipita in una tale ingiustizia fiscale, il paese è finito, non esiste più,  perché non esiste più lo stato di diritto.
E’ mia profonda convinzione che questi sono i pesi che  impediscono di sollevarci di quel tanto  per vedere più lontano e che in tutti i modi dobbiamo scrollarci di dosso. Vedi caro Don Perignon, ti ho offerto una rivoluzione Riese-casereccia che il Capitano Ernesto  Che Guevara,  approverebbe di sicuro.
Caruggine
					
					
					
				