I TRE DEL “PROGETTO ELBA”
Pensare che i tre imprenditori in tre anni possano cambiare l’Elba e la sua economia, potrebbe far sorridere, però dai primi approcci con la politica locale hanno reso evidente i temi che angosciano l’Elba e la sua economia, questo denota che sono determinati nel provarci anche investendo in quel progetto “cambiare si può”. Hanno già affrontato molte concretezze che altri si guarderebbero bene dal farlo, esponendosi in iniziative e convegni conoscitivi senza mai fare facili promesse.
Un paio di settimane fa, in occasione del convegno sul tribunale e sicurezza, si sono fatti promotori d’iniziative presso gli organi preposti locali, provinciali, regionale e statali per un ravvedimanto sulla ventilata abolizione del tribunale giudicante Elbano e su un’iniziativa per ridare all’Elba più  sicurezza per quei reati una volta sconosciuti agli isolani che sono quelli contro il patrimonio e la persona.
Venerdì 21.12 in un incontro, alla presenza di molte persone, gli ideatori del “progetto Elba” hanno affrontato un tema molto discusso ma che nessuno ha mai osato farne critica pubblica: il Parco e il Parco Marino (AMP). Sul parco si sono discussi molti argomenti ad iniziare  dalle sue origini politiche e non di utilità per poi passare al danno che procura all’ambiente dove non è possibile intervenire senza incorrere in reati e dove non è più possibile continuare l’antico mestiere dell’agricoltore o  fare progetti di nuovi insediamenti atti a proseguire quest’attiità manuale. Illustri conoscitori del problema hanno spiegato le ragioni per le quali non è possibile intervenire sui stradelli, nei camminamenti, nelle vigne pensili, nei muri di contenimento, nell’estirpare piante dannose, nel salvaguardare la fauna locale, nel contenimento dei  cinghiali e mufloni è per mancanza di personale operativo diretto sul territorio e non d’ufficio e la ragione della deficienza è da attribuirsi alla mancanza di denaro che c’è quando si devono acquistare il Volterraio e le Dune di Lacona perché i fondi stanziati consentono solo acquisti del genere anche se non servono alla comunità che paga a caro prezzo un parco inutile così com’è voluto e gestito da politici di oltre mare.
Oltre al parco terrestre, preoccupa moltissimo quello delle aree marine protette che se fossero introdotte con il sistema politico vigente, per cui a gestirlo saranno personaggi legati a Roma e a Firenze che del mare conoscono solo l’ombrellone e il patino d’estate, non avremmo più a disposizione il nostro mare come ora non abbiamo più il nostro territorio e le cose che giacciono su di esso e che ci appartengono da generazioni. Vorrei ricordare che le AMP in Italia sono suddivise in tre zone denominate A, B, C. 
Nella zona A non si può fare nulla di nulla neanche il bagno.
Le zone B e C sono più lasche ma con vincoli di attrezzatura e di velocità di transito (sotto l 6 nodi vicino alla costa), la pesca con la cannella e lenza è consentita se autorizzata ma sempre contigentata, la pesca subacquea è proibita, le immersioni per foto e studio devono essere autorizzate e seguite da personale specializzato dell’attività e del settore, barche e gommoni quasi proibiti.     
Negli ambienti politici di oltre mare c’è poca conoscenza della nostra economia la quale è legata  principalmente alle attività marine, costiere e turistiche ed è per questo che nel convegno si è convenuto di istituire una commissione di esperti del mare col compito di studiare vantaggi e criticità e per puntualizzare che alla nostra isola non servono restrizioni politiche generalizzate ma divieti mirati per quelle attività dannose come le reti a strascico, le navi a meno di 3 miglia, il passaggio di petroliere che rilasciano catrame e quant’altro. 
A mio giudizio questi imprenditori almeno ci stanno provano a cambiare qualcosa non dimentichiamo che in poco più di un mese hanno posto molti quesiti, con relative proposte,  a chi fin’ora non è mai stato tirato in ballo e ci stanno mettendo la faccia e i mezzi per una contesto che potrebbe essere modificato o perfino cambiato.  
Francesco Semeraro
					
					
					
				